Green Deal solo a parole, verrebbe da dire poiché l’Ue proprio non ce la fa ad abbandonare il gas, tra i combustibili fossili che, stando a quanto previsto dal Piano di Ursula von der Leyen, dovrebbe essere bandito, insieme al carbone, entro il 2020, quando il continente diventerà il primo a emissioni zero.
Eppure l’Ue non riesce a dire no ai vecchi progetti dell’ex Commissione Juncker, tra cui ultimi atti c’era stata la presentazione, lo scorso ottobre, di una lista contenente, tra tanti, 32 progetti riguardanti il gas.
Cifra, questa, oltretutto contestata dagli ambientalisti che parlerebbero di 55 progetti…discrepanza dovuta al fatto che la Commissione non li avrebbe contati uno per uno, associando alcuni di loro in gruppo.
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Il sostegno dell’Ue ai combustibili fossili
A Strasburgo, nei giorni scorsi, con 443 voti contrari, 169 favorevoli e 36 astenuti, gli eurodeputati hanno respinto la proposta di risoluzione presentata da più di 30 esponenti verdi e della sinistra.
Il testo chiedeva alla Commissione di “presentare un nuovo atto delegato che consenta di evitare la costruzione di nuove infrastrutture alimentate da qualsiasi tipo di combustibile fossile con potenziali effetti di dipendenza e che sia pienamente compatibile con gli impegni assunti dall’Unione e dagli Stati membri nell’ambito dell’Accordo di Parigi”.
L’Ue, invece, ha conferito ufficialmente il proprio sostegno a favore di 32 progetti riguardanti infrastrutture per il gas; mossa che gli esperti credono possa legare l’Europa ai combustibili fossili per diverse generazioni.
Gli europarlamentari si sono espressi a favore della Commissione europea, decidendo di finanziare piani per circa 29 miliardi di euro, ed il 50% di ogni progetto potrebbe essere coperto dai contribuenti europei.
L’opposizione di esponenti politici e ambientalisti
L’agenzia di consulting Artleys, in un resoconto, ha svelato come la maggior parte dei 32 progetti di infrastrutture del gas nel quarto elenco PCI non siano necessarie dal punto di vista della sicurezza dell’approvigionamento, rappresentando un potenziale investimento di decine di miliardi di euro, sostenuto da fondi pubblici europei.
Colin Roche, coordinatore per la giustizia climatica di Friends of the Earth Europe ha detto: “Questa ipocrisia climatica deve finire. Seguiranno disastri come quello avvenuto in Australia, la storia sarà scortese per coloro che oggi hanno sostenuto la costruzione di più condotte e terminali di combustibili fossili”.
Cianàn Cuffe, deputato irlandese dei verdi, sottolinea: “Data la gravità dell’emergenza climatica e il poco tempo che ci rimane per evitare la catastrofe climatica, è sbagliato spendere più denaro pubblico per investire in combustibili fossili. E’ passato il tempo per incanalare il denaro pubblico in progetti costosi e inutili in combustibili fossili quando l’Europa dovrebbe investire in efficienza energetica e fonti rinnovabili”.
Il nuovo rapporto di Greenpeace sui combustibili fossili
Dal nuovo rapporto di Greenpeace intitolato “Aria tossica: il costo dei combustibili fossili”, redatto insieme al CREA (Centre for Research on Energy and Clean Air), per valutare per la prima volta il costo globale dell’inquinamento atmosferico legato ai combustibili fossili, emergono dati davvero allarmanti.
Esso stima 4,5 milioni di morti premature ogni anno e 2900 miliardi di dollari, equivalenti al 3% del PIL mondiale, cioè 8 miliardi di dollari al giorno, sostenuti dal Pianeta a causa dell’inquinamento derivante dalla combustione di carbone, petrolio e gas.
I risultati del rapporto:
- circa 40 mila bambini sotto i 5 anni muoiono ogni anno a causa dell’esposizione a PM2.5, derivato dalla combustione di combustibili fossili, soprattutto in Paesi a più basso reddito
- ogni anno circa 4 milioni di nuovi casi di asma tra bambini associati al biossido di azoto, prodotto dalla combustione di combustibili fossili in veicoli, centrali elettriche e industrie
- 1,8 miliardi di giorni di assenza da lavoro per malattie associate all’inquinamento dell’aria da PM2.5, derivante da combustibili fossili, con perdita economica pari a circa 101 miliardi di dollari l’anno
- Cina, Usa e India sostengono i costi più elevati dell’in
- inquinamento dell’aria causato da combustibili fossili, pari, rispettivamente a 900. 600 e 150 miliardi di dollari all’anno).
Dati, questi, che fanno riflettere sul fatto che il Green Deal, per ora, è solo sulla carta e che l’Ue proprio non riesce a rinunciare all’impiego di combustibili fossili, nonostante i danni all’ambiente e al clima, alla salute umana e all’economia del pianeta.