Nelle ultime ore non si fa che parlare di Venezia e Matera, due delle più belle città d’arte italiane in ginocchio sott’acqua e sotto il fango.
A Venezia lo scenario è apocalittico: gondole e barche strappate dagli ormeggi e spinte sulle rive, vaporetti affondati, altre imbarcazioni alla deriva, due morti a Pellestrina.
Acqua alta da record a Venezia
Davvero drammatico il bilancio della marea straordinaria che ha inondato, ieri sera, Venezia, splendida città lagunare che ha rischiato d’essere sommersa dalla seconda più alta marea della sua storia.
Ieri sera, alle 22: 50, l’acqua ha, infatti, raggiunto un picco di 187 cm per poi iniziare a defluire con decisione.
La più alta marea si è avuta nel 1966, quando furono toccati i 194 cm, seguiti dal 22 dicembre 1979, data in cui l’acqua arrivò a 166 cm e al 1 febbraio 1986 con i suoi 156 cm.
La situazione drammatica di Venezia
Una situazione drammatica con centinaia di migliaia di euro di danni e il futuro della città a rischio.
Grande apprensione per la Basilica di San Marco, allagata, e la Cripta, completamente sommersa, molte chiese antiche danneggiate, aree di servizio del teatro La Fenice invase, con l’acqua che ha mandato in tilt i sistemi elettrico e antincendio.
L’ermergenza continua e il ruolo dei cambiamenti climatici a Venezia
Stamani un nuovo picco, a 144 cm e se ne teme un altro stasera alle 22. Le previsioni meteo non confortano.
In tutto questo scenario emerge il ruolo dei cambiamenti climatici.
Il Ministro per l’Ambiente Sergio Costa e il coordinatore nazionale dei Verdi Angelo Bonelli mettono in luce il fondamentale ruolo dei cambiamenti climatici, “nemici da combattere per mettere in atto azioni davvero efficaci”.
L’evento di ieri sera, dicono , è stato straordinario ma l’innalzamento del livello del mare è ormai strutturale… un problema che, semmai, si andrà aggravamento, come sottolineato da decine di report scientifici.
Venezia, secondo diversi studi scientifici, è tra le città più esposte al rischio degli effetti climatici in Italia e ciò che è avvenuto nelle ultime ore è una buona occasione per riguardare “Venezia 2100” , un documentario interessante realizzato da VICE nel 2017.
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Ma non doveva esserci il MOSE?
Ma non doveva esserci MOSE, colossale barriera mobile anti-marea, a difendere la laguna dall’alta marea?
I lavori di costruzione sono cominciati nel 2003 e dovrebbero essere ultimati a fine 2021 anche c’è chi sostiene che sia già danneggiato da problemi tecnici, vecchio, inagibile.
Come funziona il MOSE di Venezia
MOSE consiste in 4 colossali barriere mobili a scomparsa, poste sul fondo delle tre bocche di porto.
Si tratta di cassoni incernierati sul fondo.
Quando ci saranno maree più alte di 1 metro, allora nei cassoni sarà pompata aria che, per galleggiamento, si alzeranno, affiancati l’uno all’altro, formando una barriera per tenere l’acqua fuori dalla laguna.
Quando poi la marea scenderà, i cassoni verranno allagati d’acqua, riaffiorando nei loro alloggiamenti nascosti sul fondo, in modo da riaprire il passaggio e lo scambio d’acqua tra mare e laguna.
Altre soluzioni all’acqua alta
C’è chi propone, in alternativa al MOSE, la costruzione di un’enorme diga da Marghera al Lido per dividere in due la laguna, chi si è fatto avanti con altre idee bizzarre e impraticabili.
Insomma, contro MOSE si sfogano fantasie, desideri di rivalsa, visioni poetiche e persino distruttive.
Matera sotto il fango
Ma il maltempo non ha investito solo Venezia: un violento nubifragio si è abbattuto, alle prime ore di ieri mattina, su Matera, capitale della cultura 2019.
Fiumi d’acqua, detriti e fango si sono riversati sui Sassi, Patrimonio Unesco, e in alcune vie degli storici Rioni.
La violenza dell’acqua è penetrata, con molta forza, in alcune abitazioni, provocando gravi danni. A ciò si sono aggiunti allagamenti stradali e notevoli disagi per la circolazione.
A Policoro, oltre al nubifragio, la zona è stata interessata da una tromba d’aria che ha distrutto colture, capannoni agricoli, lidi balneari e alcune abitazioni vicine al mare.
Anche in questo caso, le immagini circolate via sociale, testimoniano l’accaduto.
Fortunatamente a Matera non ci sono vittime
Nonostante tutto, una cosa positiva c’è: a Matera non ci sono vittime ma la forza del nubifragio dovrebbe mettere in guardia dalle conseguenze di eventi simili.
Le sorti di due paesini fantasma
A sud di Matera, nell’autunno 1963, ad esempio, un’alluvione generò un movimento franoso che costrinse gli abitanti di Craco ad abbandonare il piccolo paese per trasferirsi sulla costa.
Oggi non resta che un paesino fantasma, proprio come Africo, in Calabria, dove una sorte analoga è toccata agli abitanti, costretti a lasciare la collina.
Foto: corrieretv – Idealista