Spesso da queste pagine abbiamo ribadito l’importanza di un nuovo modo di consumare, e soprattutto anche di “scegliere” gli operatori che hanno una visione del futuro, e si impegnano in un commercio e un consumo sostenibile.
Nei socials abbiamo trovato infinite volte immagini davvero sbalorditive, con frutta o spicchi di frutta impacchettati sottovuoto, quasi a far intendere che le persone oramai non son neanche più capaci di sbucciarsi un’arancia, e che la GDO è così brava e bella che lo fa per noi, quasi sostituendosi alla mamma.
L’aggravante a questa situazione può avvenire dal fatto che alcuni prodotti o cibi vengono contrassegnati con il marchio “Bio”, e poi magari dietro la produzione ci sono indicibili sprechi e potenziale inquinamento massivo inutile.
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Ridurre il packaging è il futuro
Innanzitutto ci chiediamo: chi comprerebbe una singola mela? Forse costa talmente tanto che arriveremo a poter permettercene una per volta? A parte le battute, questo è sicuramente un fenomeno da contrastare: in barba a tutte le spinte degli ultimi tempi, si sta davvero segnando il passo verso un punto di non ritorno.
E i Fridays for Future di Siena si chiedono giustamente: “Il Decreto Clima dà incentivi per vendita prodotti sfusi e al dettaglio. Come possiamo accettare che si propongano confezioni così assurde e ridicole?”
Il Decreto Clima, anche se può essere considerato contraddittorio per il mancato taglio dei finanziamenti alle fonti fossili, crea l’opportunità di ricevere finanziamenti per allestire spazi dedicati alla vendita di prodotti sfusi, al dettaglio e senza packaging, favorendo quindi anche le piccole botteghe alimentari locali
Ci sono svariate novità in tutto il mondo, di innovatori che cercano in ogni modo di risolvere il problema del packaging perchè viene la plastica e i derivati sono diventati il vero veleno che sta uccidendo la nostra Madre Terra; a tal proposito puoi leggere:
Packaging biodegradabile e commestibile, fatto con le alghe
Creano una busta che al contatto con l’acqua diventa cibo per pesci
Agar: la plastica bio per il packaging del futuro
Plastic TAX: perchè viene tassata la plastica non riciclabile
Cosa è stato trovato nel supermercato di Siena
Parliamo di un nuovo supermercato aperto da poco in pieno centro a Siena. Nel reparto di frutta e verdura un grande numero di prodotti impacchettati con la plastica. Ed ecco quello che sbalordisce: mele imbustate una per una. Melinda della Val di Non, per la precisione. Forse confezionate così per la comodità dei turisti?
E proprio da questo marchio, che si fa fregio del suo prodotto come “sostenibile” e “in armonia con la natura” ma poi non sembra preoccuparsi troppo di come viene distribuito.
E qui risiamo al punto della sostenibilità più decantata che reale, come strumento di marketing: c’è una parola per definirla ed è greenwashing. Non basta l’angolo dei prodotti bio e non basta dichiarare che il packaging è riciclabile.
Secondo i rappresentanti degli ambientalisti della città senese, “Il mondo, l’Italia e anche la città di Siena hanno un forte problema con i rifiuti e il loro smaltimento. Vanno ridotti a monte, senza scaricare la responsabilità a chi viene dopo, che sia il produttore, il rivenditore o il cliente”.