Se la diffidenza nei confronti del sushi, il cibo giapponese più amato d’Italia, finora si è limitata alla questione relativa alla conservazione e qualità del pesce, tradizionalmente mangiato crudo, ora c’è un’altra questione che desta ancora più preoccupazione: quella relativa all‘alga nori.
L’alga nera, la nori, che avvolge il riso e il pesce nel classico maki, sono finite al centro di una ricerca condotta dall’Ufficio federale tedesco per la protezione del consumatori e la sicurezza alimentare di Berlino (BVL).
Cosa è emerso dalla ricerca
Dalla ricerca è emerso che le foglie di queste alghe marine tendono, per loro natura, ad assorbire e immagazzinare sostanze inquinanti.
I laboratori hanno testato 165 campioni di alghe secche e hanno rilevato in alte concentrazioni cadmio, piombo, arsenico e alluminio, considerati potenzialmente dannosi per la salute.
Ecco tutte le percentuali di sostanze inquinanti:
- cadmio (un decimo delle alghe esaminato ha superato il massimo legale di 3,0 milligrammi per chilo di alghe secche)
- piombo (in 1 caso su 10 si è misurato un contenuto fino a 10 milligrammi per chilo di alghe)
- arsenico (nei campioni di alghe esaminati erano in media di 25 milligrammi per chilo)
- alluminio ( la media di alluminio rilevato è stata di circa 100 milligrammi per chilo)
- uranio, che copre solo lo 0,19% dell’assunzione giornaliera tollerabile ed è quindi generalmente innocuo per la salute.
- iodio (oltre il 75% dei campioni ha fatto segnare un contenuto di oltre 20 milligrammi per chilo)
Una quantità eccessiva per l’autorità tedesca per il rischio alimentare (BfR) che raccomanda una quantità massima di 0,5 milligrammi di iodio al giorno per evitare danni alla tiroide.
Utilizzi dell’alga nori
Con la crescente popolarità della cucina asiatica, e in particolare giapponese, un po’ in tutto il mondo sono diffusi ristoranti in cui si serve sushi, preparato anche con l’aiuto di alghe marine. La nori è molto utilizzata anche all’interno di zuppe, minestre, vellutate, insalate, piatti di verdure o come componente negli integratori alimentari.
E’ per questo che la questa ricerca, che ha rilevato la presenza di sostanze inquinanti, è davvero rilevante.