La ministra delle politiche agricole, alimentari e forestali Teresa Bellanova, col suo assenso alla PAC (Politica Agricola Comune), da lei così tanto voluta, non ha fatto altro che sostenere le grandi multinazionali dell’agribusiness, a scapito dei piccoli agricoltori e della difesa della biodiversità.
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La Bellanova contro ecoschemi e rotazioni delle colture
Al Consiglio dell’Agricoltura e della Pesca, tenutosi a Lussemburgo, nell’ambito della discussione relativa alla riforma della PAC post 2020, in cui si sono confrontati i ministri dell’agricoltura dei 28 Paesi dell’Ue, la ministra si è schierata contro gli ecoschemi, i nuovi regimi vincolanti in favore dell’ambiente e della neutralità climatica.
La Bellanova ha contestato la fissazione di una quota del 20% dei pagamenti diretti per gli ecoschemi, chiedendo, inoltre, di esentare il riso dall’impegno della condizionalità alla rotazione delle colture.
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La coalizione “Cambiamo Agricoltura” contesta la visione della Ministra
La coalizione “Cambiamento Agricoltura“, che raggruppa 70 associazioni del mondo dell’ambientalismo e dell’agricoltura biologica, tra cui Federbio, WWF, Legambiente e Associazione italiana agricoltura biodinamica, ha espressamente contestato e mostrato sconcerto verso le posizioni prese dalla Bellanova, che collocherebbero l’Italia tra i paesi europei più distanti dai traguardi del Green Deal.
Agli occhi dei cittadini sarebbe difficilmente giustificabile una PAC non in grado di affrontare concretamente problemi ambientali come la perdita della biodiversità, il contrasto ai cambiamenti climatici, il mantenimento dell’agricoltura biologica e il benessere animale.
Greenpeace chiede il ritiro della proposta per la nuova PAC
Greenpeace Italia, rappresentata in ambito agricolo da Federica Ferrario, dichiara che la nuova PAC tutela solo gli interessi dei maggiori produttori industriali e dei proprietari terrieri più ricchi.
Insomma, i deputati del Parlamento Europeo hanno messo da parte agricoltori, natura e ambiente, non mostrandosi in linea né con gli obiettivi del Green Deal europeo, né con la strategia Farm to Fork, né con la strategia per la biodiversità.
Per questi motivi, Greenpeace ha chiesto alla Commissione europea di ritirare la proposta per la nuova PAC, ripartendo da zero con il processo legislativo.
Anche Legambiente auspica un balzo deciso dell’agricoltura verso la sostenibilità
Anche Legambiente, col suo responsabile dell’agricoltura Angelo Gentili, sottolinea, se si crede davvero nel Green Deal, la necessità , proprio a partire dalla PAC, di un balzo doveroso del sistema agricolo verso la sostenibilità.
A chiederlo con forza sono i consumatori che acquistano sempre più prodotti biologici e di filiera corta, nonostante la crisi sanitaria, economica e climatica che stiamo affrontando.
L’Italia e l’Europa, secondo Legambiente, devono evitare di destinare il denaro pubblico verso un’agricoltura che continua a peggiorare l’emergenza climatica, consuma troppa acqua, contribuisce ad aumentare l’effetto serra, impiega troppi fertilizzanti; per non parlare della zootecnia intensiva, caratterizzata da carichi inquinanti ed emissioni elevate che non rispettano il benessere animale, utilizza foraggi d’importazione e causa processi di deforestazione in molte aree del Pianeta.
Sono in molti a sostenere che la ministra non abbia compreso il legame esistente tra crisi generata dalla pandemia di Covid-19 e le attuali politiche agricole attuate a livello globale, a partire dagli allevamenti intensivi e al fenomeno dello spillover.
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