Diritti umani: un nuovo rapporto rivela che nel 2019 più di 300 difensori dei diritti umani che lavoravano per proteggere l’ambiente, la libertà di parola e le terre indigene sono stati uccisi in ben 31 paesi.
La nazione più sanguinosa è stata la Colombia con 103 omicidi, seguono poi le Filippine e poi Brasile, Honduras e Messico.
La Colombia, dove la violenza mirata contro i leader della comunità che si oppongono a mega-progetti ambientalmente distruttivi è cresciuta a spirale dagli accordi di pace del 2016, è stata la nazione più sanguinosa con 103 omicidi nel 2019.
Indice dei contenuti
2019: Un anno pieno di rivolte
Il 2019 è stato caratterizzato da ondate di rivolte sociali che hanno richiesto cambiamenti politici ed economici in tutto il mondo dall’Iraq e dal Libano in Medio Oriente a Hong Kong e in India in Asia e Cile nelle Americhe.
Sin dal 2016 abbiamo denunciato questa situazione con vari approfondimenti che mettono in relazione le uccisioni dei “Martiri dell’Amazzonia” da parte di bande armate che sono al soldi di non si sa quale potere precostituito.
Il rapporto di Front Line Defenders (FLD) descrive in dettaglio gli attacchi fisici, le campagne di diffamazione, le minacce alla sicurezza digitale, le molestie giudiziarie e gli attacchi di genere affrontati dai difensori dei diritti umani in tutto il mondo, che erano in prima linea nelle proteste contro disuguaglianze radicate, corruzione e autoritarismo.
Nei casi in cui i dati sono disponibili, il rapporto ha rilevato:
- L’85% delle persone uccise l’anno scorso era stato precedentemente minacciato individualmente o come parte della comunità o del gruppo in cui lavoravano
- Il 13% delle vittime dichiarate erano donne
- Il 40% degli uccisi lavorava sulla terra, sui popoli indigeni e sulle questioni ambientali
Articoli correlati
- La soia che minaccia foreste e diritti umani in Brasile sta arrivando in Europa. Ecco come
- Violenza sulle donne: la violazione dei diritti umani più diffusa, pervasiva e strisciante nel giorno del ricordo.
- Disastri ambientali, 47 multinazionali a processo: “Violano i diritti umani”
- Attivisti ambientali: “Ue responsabile della morte degli indigeni in Kenya”
Le proteste nei vari paesi in Sudamerica
Le proteste nei vari paesi sono state l’elemento scatenante, in Cile ad esempio, nelle più grandi proteste antigovernative dalla fine della dittatura di Augusto Pinochet, almeno 23 persone sono state uccise e 2.300 ferite.
L’Honduras, un alleato geopolitico chiave degli Stati Uniti, è stato uno dei paesi più pericolosi al mondo. L’anno scorso, gli omicidi mirati nella nazione centroamericana sono aumentati di quattro volte rispetto al 2018, quando decine di migliaia di persone sono fuggite da un mix tossico di violenza, povertà e corruzione e hanno viaggiato attraverso il Messico fino al confine meridionale degli Stati Uniti in cerca di sicurezza.
Eppure, nonostante circostanze difficili e spaventose, gli attivisti per i diritti umani hanno continuato a guidare cambiamenti sociali positivi.