Sembra proprio non esserci pace per i motori diesel. Secondo quanto emerso da una ricerca pubblicata dall’ente indipendente Transport & Environment.
Milano, Torino, Roma, Napoli… i bollini rossi si sono moltiplicati in tutta Italia, complici le feste, i riscaldamenti che lavorano a tutta potenza, con livelli di smog che sono tornati a superare i limiti di sicurezza.
Sotto accusa i filtri antiparticolato
L’ultima ricerca condotta da Transport & Environment mette sotto accusa i filtri anti-particolato ( FAP ).
I motori diesel Euro 6 sono dotati di un dispositivo FAP o Dpf anti-particolato, un componente che serve a catturare particelle nocive allo scarico che periodicamente si autorigenera.
L’ente ha scoperto che, proprio durante il procedimento di rigenerazione, che avviene in strada, il FAP emette oltre 1000 volte più polveri sottili del consentito. Non solo, gli ultimi studi parlano della creazione di micro-particelle ancora più piccole e quindi pericolose del famigerato PM10.
La rigenerazione, inoltre, si verifica quasi il doppio delle volte rispetto al valore di omologazione, vale a dire ogni 420 km circa.
In più può verificarsi in tutte le condizioni di guida, anche nei tratti urbani, e può perdurare fino a 15 km.
Le emissioni restano più alte del previsto anche per 30 minuti dopo la fine del processo. Come abbiamo già spiegato, questa rigenerazione alla lunga compromette la salute della vettura. In definitiva , questo FAP pare essere un dispositivo tutt’altro che perfetto.
L’analisi condotta in laboratorio
L’organizzazione ha chiesto a un laboratorio di analisi indipendente di effettuare test su 2 modelli a diesel europei: Nissan Qashqai e Opel Astra tenendo conto, a differenza delle verifiche ufficiali, anche delle emissioni prodotte durante i cicli di rigenerazione dei filtri Dpf.
Le analisi effettuate dal gruppo hanno dimostrato che le emissioni di inquinanti aumentano anche di 1000 volte durante i cicli di rigenerazione dei filtri.
Arrivano così a superare del 115% i livelli previsti dalla normativa europea sul particolato, tenendo conto degli inquinanti ufficialmente regolamentati in Europa.
Secondo organizzazioni come l’OMS e l’AEA (Agenzia Europea per l’Ambiente) l’ inquinamento legato alla rigenerazione dei filtri Dpf è strettamente associato all’aumento dell’incidenza del cancro, in particolare del tumore ai polmoni.
Le polveri ultrafini invece, di dimensioni inferiori a un virus, potrebbero rappresentare la forma più pericolosa, e sono state da poco messe in correlazione con il cancro al cervello.