Mentre l’Italia è attanagliata dall’emergenza Coronavirus, il CISMAI (Coordinamento italiano dei servizi contro il maltrattamento e l’abuso dell’infanzia), assieme ad altre associazioni private come Agevolando, Cnca, Sos Villaggi, giusto per citarne alcune, sta provando ad avanzare la richiesta di un decreto d’urgenza per “mettere in sicurezza tutti i bambini italiani” …proposta che arriva dopo il lancio in rete di una petizione chiamata #decretobambini. Avevamo già parlato di questo problema in un nostro precedente articolo.
Indice dei contenuti
- 1 Le richieste del Cismai al governo per il decreto bambini
- 2 I punti salienti su cui dovrebbe vertere il decreto bambini
- 3 Il rischio di vedersi tolti i figli ai tempi del Coronavirus
- 4 La pericolosità dell’articolo 403 del codice civile
- 5 40 onlus scrivono alle autorità per scongiurare uno “stato di polizia dell’infanzia”
Le richieste del Cismai al governo per il decreto bambini
Nella lettera aperta al governo, il Cismai e le altre associazioni private aderenti alla petizione scrivono: “Sono circa 450.000 in Italia i minorenni in carico ai servizi sociali, di cui 91 mila a causa di maltrattamenti e 1.260.000 i minorenni che vivono in condizioni di povertà assoluta. Impossibile quantificare quanti vivono, inoltre, in situazioni di disagio sommerse o invisibili. Ci sono bambini e bambine, ragazzi e ragazze che vivono situazioni di forte vulnerabilità, condizioni di povertà economica, sociale ed educativa”.
Ecco alcuni stralci della lettera: “Ci sono inoltre molti minorenni, non allontanati dalle famiglie, ma che vivono in situazioni familiari a rischio(di povertà educativa, maltrattamenti e incuria), pr i quali sono stati attivati interventi di supporto educativo (inserimenti in centri semiresidenziali, diurni, educativa territoriale e domiciliare) ma quasi tutti questi servizi non residenziali sono stati sospesi con gravi ripercussioni sulla loro tutela”.
“Segnaliamo infine situazioni di molti giovani care leaver, ragazzi neo-maggiorenni cresciuti in comunità o affido. Molti di loro oggi vivono soli o sono rientrati nelle famiglie di origine. Alcuni tra loro vivono altrettante situazioni di rischio perché privati dell’aiuto necessario “.
“Chiediamo pertanto misure urgenti per andare incontro alle esigenze di protezione e per assicurare i diritti di tutti i bambini e i ragazzi”.
I punti salienti su cui dovrebbe vertere il decreto bambini
Le organizzazioni proponenti chiedono che nel decreto bambini il governo:
- costituisca task force locali tra scuola, autorità giudiziarie minorili, servizi sociali, sanitari e terzo settore (comprese le associazioni familiari), accreditati e collegati ai soggetti decisori locali/regionali
- realizzi necessari interventi di tutela per “mettere in protezione la vittima”, se necessario anche tramite l’articolo 403 del codice civile
- crei gruppi di informazione e sostegno psicologico per gli insegnanti
- sensibilizzi le forze dell’ordine a dare tempestivo riscontro alle chiamate di aiuto che possono ricevere rispetto a situazioni di violenza familiare
- individui figure istituzionali che coordino tale task force, definendone funzioni, qualifiche e ambito di competenza.
A causa della pandemia in corso, vi è il rischio, sempre più concreto, per una famiglia, di entrare in uno stato di indigenza a causa del blocco delle attività.
Le lobby potrebbero far leva, come summenzionato, sull’articolo 403 del codice civile (Intervento della pubblica autorità in favore dei minori) che così recita: “Quando il minore è moralmente o materialmente abbandonato o è allevato in locali insalubri o pericolosi, oppure da persone per negligenza, immoralità, ignoranza o per altri motivi incapaci di provvedere all’educazione di lui, la pubblica autorità, a mezzo degli organi di protezione dell’infanzia, lo colloca in un luogo sicuro, sino a quando si possa provvedere in modo definitivo alla sua protezione”.
La pericolosità dell’articolo 403 del codice civile
L’articolo 403 del codice civile è, da molti anni, ritenuta una norma pericolosa da parte di chi batte per i diritti civili delle famiglie.
Pensiamo ad alcuni casi dolorosi in cui è stata utilizzata:
- Bibbiano
- i Diavoli della Bassa
- Forteto
- Rignano Flaminio
- Angela Lucanto
- Tiziana Ciccone
- Federico Scotta
- Roberto Mammi
e molte altre vittime del “sistema che ricerca l’abuso in modo sistematico e metodico”.
L’articolo 403 ha consentito ad assistenti sociali, psicologi e personale vario di stendere relazioni di “falsi positivi”, con conseguenze devastanti su genitori e figli.
Pensiamo al costo altissimo pagato non solo da chi è stato rapito o falsamente accusato, ma anche alla spesa pagata dall’intera collettività, finita nelle casse di gruppi privati che non hanno l’obbligo di mostrare i bilanci.
Riflettiamo anche su un’altra cosa: assegnare un bimbo in una struttura costa almeno 100 euro al giorno per ogni minore, ovvero 3000 euro al mese, con i quali si potrebbero sostenere direttamente nuclei familiari in difficoltà economica.
40 onlus scrivono alle autorità per scongiurare uno “stato di polizia dell’infanzia”
Alla luce di tutto ciò, oltre 40 onlus hanno inviato un documento al premier Conte, alla ministra della Famiglia Elena Bonetti e al Garante Nazionale per l’infanzia e l’adolescenza Filomena Albano, chiedendo di non accogliere l’emendamento, visto l’altissimo rischio di legittimare uno “stato di polizia dell’infanzia”.
Nel loro documento si legge: “Le associazioni firmatarie mettono in evidenza il serio pericolo di vedere aumentare il tasso di arbitrarietà , già piuttosto invasivo, nella gestione della tutela di minori appartenenti a famiglie disagiate, di alimentare il giro d’affari di costose strutture private valutato in diversi miliardi l’anno e ritengono che tutti i mezzi economici possibili per aiutare i nuclei familiari a basso reddito debbano essere indirizzati, in via diretta, a genitori e figli”.