
Luffa: la spugna vegetale da coltivare nel vostro orto
Avete mai pensato di coltivare delle spugne vegetali nel vostro orto casalingo? Se la vostra risposta è sì, ecco un prodotto che potrebbe fare al caso vostro: la luffa.
La Luffa è un vegetale molto conosciuto in India e Medio Oriente, utilizzato sia come pianta officinale che come spugna. È un tipo di zucca originaria dell’Asia tropicale e molto diffusa nelle zone calde, come l’Indocina e l’Indonesia. Negli ultimi anni anche l’Italia ha iniziato a sperimentare con successo la sua coltivazione, soprattutto in regioni a clima caldo come la Sicilia e la Sardegna.
Come riconoscere la luffa
La luffa è una pianta rampicante, appartenente alla famiglia delle Cucurbitacee, che comprende circa una decina di specie. Quella che ci interessa più da vicino è la Luffa cylindrica (o Luffa aegyptica), utilizzata soprattutto a scopo alimentare o come spugna vegetale, adatta sia per le stoviglie che per il corpo.
I suoi frutti hanno un aspetto allungato e cilindrico, che ricorda la forma del cetriolo, e possono raggiungere i 50 cm di lunghezza. Sono suddivisi internamente in tre logge longitudinali all’interno delle quali sono conservati i semi.
I frutti sono commestibili solamente da giovani. Il loro sapore ricorda molto quello delle zucchine, anche se sono meno gustosi e con minori qualità organolettiche. Per alcuni, risultano però troppo amari e, di conseguenza, poco gradevoli.
La luffa: gli usi
La luffa viene utilizzata a scopo alimentare solitamente nelle minestre o nelle fritture. In ambito omeopatico, invece, viene adoperata per il trattamento delle riniti allergiche e della congestione nasale.
Se non raccolto, una volta maturato, il frutto modifica la propria struttura: la sua polpa, da morbida e commestibile, si trasforma in fibre coriacee ed elastiche, adatte a diventare delle spugne per uso domestico.
Come la luffa si trasforma in spugna
A tal fine, lo stroma interno, ormai tramutato in una rete fibrosa, viene lasciato a macerare in acqua e, con l’aiuto delle mani, liberato dagli ultimi residui di polpa e semi.
La parte più esterna, la buccia, viene tirata via una volta che il frutto è stato completamente essiccato. Funziona un po’ come avviene per le banane: dal picciolo si dipartono diverse nervature che attraversano longitudinalmente il frutto. Quando questo è maturo, lo strappo del nodo presente alla base del picciolo e delle nervature consente una rapida pelatura.
I semi, separati precedentemente dal resto del frutto, possono essere seccati e utilizzati per coltivare altre piante di luffa.
La Luffa è così pronta per essere tagliata e corredata di cordoncini o manici che facilitino il suo utilizzo.
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La luffa come alternativa naturale alla spugna sintetica
Grazie alle sue caratteristiche fisiche e meccaniche, la Luffa è da sempre utilizzata come ottima alternativa alle spugne sintetiche. È un prodotto naturale, ipoallergenico e biodegradabile.
Utilizzata sotto la doccia, per massaggiare il corpo, consente di ottenere un effetto levigante, ma delicato, che aiuta l’eliminazione delle cellule morte presenti sulla pelle. Inoltre, si sciacqua facilmente e si asciuga velocemente, non ammuffendo. Messa in acqua, si gonfia ed è pronta a essere usata con qualsiasi tipo di sapone. Può essere adoperata anche da asciutta, assieme a oli naturali, per effettuare degli utili massaggi finalizzati a riattivare la circolazione delle gambe, a eliminare gli inestetismi della cellulite, o per uno scrub più approfondito.
Dopo circa 4-6 settimane, la spugna perde tutta la sua consistenza, le fibre iniziano a rompersi e può così essere smaltita nel rifiuto umido.
Come colitivare la luffa
La Luffa va seminata verso la fine di marzo e la sua coltura richiede molta acqua, con irrigazioni frequenti e abbondanti. I semi non vanno messi direttamente nel terreno: vanno prima lasciati in ammollo per 24 ore, in acqua tiepida. Poi, vanno piantati in vasetti da semina, tre per ogni celletta. Dopo 5 settimane, potete portare il vaso all’esterno, lasciandolo all’ombra per un’ora il primo giorno e aumentando in proporzione giorno per giorno, in modo da abituare gradualmente le piantine.
Passata la sesta settimana, interrate le piante. Una volta che saranno spuntati i frutti, abbiate cura di non raccogliergli per i primi 90 giorni, in modo che diventino abbastanza maturi e fibrosi per poter ottenere delle buone spugne.
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(Foto in evidenza: Mcyjerry; foto interna: growingwithscience)
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