In piena emergenza Coronavirus, lo scorso 23 marzo il Segretario Generale dell’Onu, Antònio Guterres, ha lanciato un forte appello, chiedendo ai Paesi in guerra di tutto il mondo un cessate il fuoco immediato per affrontare insieme la più grande battaglia globale contro la pandemia del Covid-19.
Guterres ha pronunciato parole forti, che invitano alla riflessione: ” Il nostro mondo fronteggia un comune nemico: Covid-19. Al virus non interessano nazionalità, gruppi etnici, credo religiosi e fazioni. Li attacca tutti, indistintamente e senza tregua”, proseguendo: “Intanto i conflitti armati imperversano nel mondo. E sono i più vulnerabili, donne e bambini, persone con disabilità, marginalizzati e sfollati, a pagare il prezzo più alto e a rischiare sofferenze e perdite devastanti a causa del virus”.
Indice dei contenuti
Le forti e commoventi parole di Guterres
Guterres, nel suo discorso, fa leva sul fatto che “nei paesi in guerra i sistemi sanitari sono collassati e gli operatori sanitari, già in numero esiguo, sono stati spesso presi di mira”, ma soprattutto su come “la follia del virus sottolinei la follia della guerra”.
Parole forti, le sue, che invitano le parti in conflitto a ritirasi dalle ostilità, mettere da parte diffidenza e animosità, mettere a tacere le armi, l’artiglieria e i raid aerei per creare corridoi che permettano di salvare vite, aprire spazi alla democrazia, dare speranze alle zone del mondo più vulnerabili al Coronavirus.
Un appello, quello di Guterres, che nessuno, a partire dagli altri funzionari Onu, pensava venisse accolto. E invece in Yemen, Siria, Camerun e Filippine è stato trovato un accordo tra le fazioni in campo nei conflitti.
Alcuni Paesi rispondono positivamente all’appello dell’Onu
Yemen
Martin Griffiths, inviato speciale dell’Onu per lo Yemen, si è detto rincuorato di vedere risposte positive sia dal governo che dai ribelli houthi.
La guerra civile in Yemen, come noto, si trascina da più di 5 anni e vede gli huthi allineati in Iran, opposti alle forze governative sostenute da una coalizione guidata dall’Arabia Saudita.
Parliamo di un conflitto definito da molti esperti, che ha creato la peggiore crisi umanitaria del mondo.
Camerun
In Camerun, invece, i separatisti di due regioni principalmente anglofone hanno combattuto per 3 anni il governo del paese centro-africano a maggioranza francofona in una guerra che ha causato più di 3000 morti, molti dei quali civili.
Il portavoce Stephane Dujarric ha detto: “Accogliamo con favore il cessate il fuoco temporaneo annunciato dalla Southern Cameroons Defens Force. Il Segretario generale invita gli altri gruppi armati a fare altrettanto”.
Siria
In Siria le forze democratiche guidate dai Curdi, alleate contro il leader siriano Bashar al Assad, hanno annunciato di voler evitare di intraprendere azioni militari.
Filippine
Nelle Filippine, il Partito comunista ha dichiarato di aver ordinato al suo braccio armato, il New People’s Army, di osservare il cessate il fuoco per combattere la pandemia di Covid-19.
Giorni prima, il presidente Filippo Rodrigo Duterte aveva dichiarato il proprio cessate il fuoco unilaterale.
Una fonte diplomatica che vuol restare anonima parla di un progetto di risoluzione tra i 5 membri permanenti del Consiglio di sicurezza sull’impatto del Coronavirus sulle situazioni di guerra.
La guerra continua in Libia e Israele
Purtroppo la pandemia non sta riuscendo a fermare, neppure in questi momenti, la guerra in Libia e Israele, ad esempio.
Fonti di sicurezza palestinesi hanno riferito di nuovi attacchi nella notte di Israele sulla Striscia di Gaza, bombardata con missili aria-terra per colpire delle postazioni militari di Hamas.
Anche in Libia, neppure l’arrivo del Covid-19, avvenuto il 24 marzo, ha fermato la guerra civile.
Il sistema sanitario, nella capitale Tripoli e altrove è estremamente fragile, dopo i continui bombardamenti da parte delle truppe del generale Haftar , capo del sedicente Esercito Nazionale Libico. Come noto, non tutta la Libia riconosce il governo di Serraj, in particolare la Cirenaica, dove l’ufficiale è capo indiscusso.
Non sono valsi a nulla gli appelli Onu di metà febbraio, né quest’ultimo. Serraj e Haftar continuano la loro guerra, gli arei tuonano e i bombardamenti sono in atto.
A questo punto è inevitabile chiedersi: riuscirà mai una pandemia come quella in atto, a fermare le guerre?