La storia di Mosha è una delle più belle favole a lieto fine che sia mai capitata a un pachiderma.
Salvata da un ortopedico asiatico, lo riconosce ben 15 anni dopo accarezzandolo e giocando con lui. Per Mosha il Dott. Therdchai Jivacate è una persona speciale.
La storia di Mosha: perdere una zampa per una mina
Mosha, un elefante asiatico allora di appena sette mesi, arriva in ospedale in condizioni già precarie. Aveva schiacciato una mina antiuomo situata presso il confine birmano-thailandese e questa le aveva sfrangiato tutta la zampa anteriore.
Le condizioni erano delle più critiche, il pachiderma non riusciva più a camminare e stava morendo dissanguato.
Fu subito portata via per un intervento chirurgico: i dottori le salvarono la vita ma dovettero amputarle l’arto, lasciandola con sole 3 zampe.
Il Dott. Therdchai Jivacate la prese in carico: fu un evento di riabilitazione veterinaria mai sperimentato prima.
Grazie all’intervento di protesi artificiali create appositamente per lei e inserite, lì dove la zampa non c’era più, pian piano l’elefantina riprese a camminare. Ci sono voluti vari tentativi e 9 protesi in totale.
I tentativi sono diventati sempre più efficaci e le protesi sempre più resistenti. Infatti le protesi di Mosha devono garantire il corretto bilanciamento, così da sostenere tutte le parti del corpo.
Un lungo percorso quello affrontato da Mosha insieme all’uomo che le ha salvato la vita e che ancora riconosce nonostante siano passati ben 15 anni.
Therdchai Jivacate commenta felicemente: “Gli animali non chiedono che facciamo gambe per loro, ma abbiamo voluto dare una a Mosha. Penso che lei sappia che faccio le sue protesi tutte le volte che vengo all’ospedale dell’elefante, lei fa un piccolo saluto alzando la sua proboscide in aria! “
Non tutti gli animali hanno questo dono della memoria a lungo termine. Un simile evento è riscontrabile ad esempio nei cani.
I pachidermi invece sono per natura dotati di questa fantastica capacità; sono schivi, molto sensibili, affettuosi….e soprattutto riconoscenti!
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Ogni 25 minuti muore un elefante. Entro 20 anni si estingueranno.
La battaglia da affrontare adesso, inutile dirlo, è quella contro le mine antiuomo.
Utilizzate durante le guerre mondiali e i conflitti civili asiatici, producono migliaia di decessi ogni anno.
Sono state bandite a livello mondiale con il Trattato di Ottawa del 1997, ratificato da 138 paesi fra cui l’Italia, ma c’è chi ancora continua a produrle.
Organizzazioni come la Campagna Italiana Contro le Mine si battono ogni giorno per questo.
Contro un’arma letale creata dalla specie umana che ha risultati negativi a posteriori anche su chi non c’entra nulla: gli animali.
Concludiamo con ciò che dice Gino Strada: “Una promessa è un impegno, è il mettersi ancora in corsa, è il non sedersi su quel che si è fatto. Dà nuove responsabilità, obbliga a cercare, a trovare nuove energie.”