Tutti siamo abituati alle immagini paradisiache dell’isola di Mauritius, nell’Oceano Indiano ma, nelle ultime ore, nelle sue acque cristalline è in corso un disastro ambientale definito dagli ambientalisti tra i peggiori della storia del Paese africano.
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La petroliera giapponese
Una nave portarinfuse, senza carico ma con un pieno di 200 tonnellate di diesel e 3800 di carburante, il 25 luglio si è incagliata in una barriera corallina.
Parliamo della petroliera di una società giapponese, la MV WAKASHIO, arenatasi a Sud-Est dell’isola, al largo della zona denominata Pointe d’Esny, inserita tra le zone umide di importanza internazionale tutelate dalla Convenzione di Ramser e nei pressi del Parco Marino di Blue Bay.
Il Paese conta 1,3 milioni di abitanti e la sua economia dipende dal turismo; settore già messo duramente alla prova dalla pandemia legata al Covid-19.
Dichiarato lo stato d’emergenza
Il primo ministro Pravind Jugnauth ha dichiarato lo stato di emergenza ambientale, spiegando che l’isola non ha risorse né capacità per fronteggiare il disastro, verificatosi nella laguna più grande e tra le più belle del paese, secondo quanto riportato da Mokshanand Sunil Dowarkasing, consulente ambientale a Mauritius ed ex capo strategie di Greenpeace Africa.
Egli ha affermato: “La marea nera ha già raggiunto le nostre coste. Qui dove mi trovo è già contaminato dal carburante. Posso dire, per esperienza, che questa zona non sarà più quella di una volta. L’abbiamo già uccisa, ci vorranno almeno 100 anni per riportarla a quello che era”.
L’uomo distrugge…. Non si risenta quando la Natura si ribella!