La moria delle api è un fenomeno allarmante che, se arrivasse a determinare l’estinzione di questi insetti, avrebbe ripercussioni gravissime sull’intero ecosistema, compresa la vita di noi uomini. Ecco perché siamo chiamati, ognuno nel proprio piccolo, a intervenire. Greenpeace ci mostra come.
Qualche tempo fa abbiamo parlato di come gli Stati Uniti stiano cercando una soluzione al problema della moria delle api, costruendo degli insetti robot in grado di impollinare le piante. Un modo, forse, per rimbalzare il problema, cercando delle soluzioni artificiali a una questione strettamente ambientale.
Eppure basterebbe che le nazioni e ogni singola persona adottassero alcuni accorgimenti per bloccare tutto questo.
Un modo per salvare le api, infatti, c’è. Anzi, ancora meglio, ce ne sono 5. Sono tutti suggeriti da Greenpeace e riassunti dal quotidiano La Stampa. Non sono solo soluzioni telematiche, come la firma di una petizione online, ma anche soluzioni pratiche che ci consentono, nel nostro piccolo, di favorire la sopravvivenza di questi preziosissimi insetti che, nel giro di 15 anni, hanno subito riduzioni di popolazione fra il 30 e il 90%.
Perché farlo? Beh, il perché ce lo spiega bene Greenpeace: “Le api e gli altri insetti impollinatori hanno un valore e un ruolo essenziali nell’equilibrio degli ecosistemi. Fino al 90% delle piante selvatiche e un terzo del cibo che mangiamo dipendono dal servizio di impollinazione offerto da api e altri insetti.
Se le api scomparissero, le conseguenze per la produzione e l’approvvigionamento di cibo sarebbero devastanti. 71 delle 100 colture più importanti a livello globale sono impollinate dalle api.”
Attenzione, questo non significa che nessuno stia intervenendo per porre rimedio al problema. In Europa, ad esempio, sono stati vietati tre degli insetticidi ritenuti responsabili della moria delle api, ma il rischio continua a esserci.
Delle cinque azioni suggerite da Greenpeace, le prime tre sono di tipo virtuale e sono volte a diffondere il messaggio: dalla firma della petizione sul sito www.salviamoleapi.org, all’ingresso nella foto-community “Qui api al sicuro”, fino ad arrivare alla raccolta firme e alla diffusione di un volantino scaricabile sul sito ufficiale.
Gli altri due consigli, invece, sono un po’ più pratici. Il primo consiste in una lista di piante e fiori da seminare per dare nutrimento e riparo alle api, il secondo, invece, di poche e semplici indicazioni per costruire un vero e proprio alveare per api selvatiche.
Vediamo prima alcuni fiori coltivabili e presenti nell’elenco delle piante che possono aiutare questi piccoli insetti:
- facelia;
- coriandolo;
- cumino;
- aneto;
- borragine;
- rosmarino;
- girasole;
- malva;
- grano saraceno;
- finocchio.
Il resto dell’elenco lo trovate sul sito ufficiale a questo link.
La seconda azione concreta è caratterizzata dall’insieme delle indicazioni per costruire un alveare. Le indicazioni sono inviate tramite e-mail, ma sono riassumibili in questi passi:
- trovare un posto tranquillo e riparato;
- Scegliere aree vicine a campi con fiori come papaveri, fiordaliso o bocche di leone, il miglior nutrimento per api sane e forti;
- Costruire una cornice esterna in legno, posizionare all’interno dei ceppi di quercia o faggio con dei piccoli fori oppure un mattone cavo. Uniti a canne di bambù e piccoli ramoscelli.
Per maggiore sicurezza, fatevi comunque mandare le istruzioni online.
I passi per aiutare a salvare le api sono pochi e semplici: ognuno può scegliere come intervenire in base alle proprie possibilità. Potete conoscere l’intero progetto e firmare la petizione sul sito ufficiale: www.salviamoleapi.org
(Foto: Aussiegal)