Agricoltura biologica, il light motive del decennio è ormai una realtà consolidata che alimenta un mercato milionario. Possiamo trovare prodotti bio, anche se spesso non di alta qualità, in tutti i maggiori supermercati oltre che nei negozi specializzati come NaturaSì, B’io e altri che dispongono anche dei ricercati prodotti vegan.
Cos’è esattamente il bio?
Il motto del “bio” è il riciclo ed il recupero delle risorse, bandito invece l’uso di pesticidi, diserbanti, anticrittogamici e insetticidi di sintesi, sostituiti da concimi naturali quali: letame o compost organico. Dunque si possono dire biologici quegli alimenti che si definiscono tali perché derivati da questi metodi naturali secondo quanto stabilito dal regolamento CEE 2092/91.
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I vini bio
I vini biologici sono molto semplicemente vini prodotti con uve coltivate biologicamente. Ma, davvero questo processo è così semplice? In effetti no… Per avere uve coltivate biologicamente bisogna attuare infatti una serie di pratiche completamente diverse per mantenere i vigneti in salute senza l’utilizzo di sostanze chimiche e di altri processi non naturali in fase di crescita o di lavorazione dell’uva.
Certo, il termine “biologico” non implica comunque che il vino non contenga additivi. C’è, infatti, un elenco di additivi, compresi elementi come lievito, albume d’uovo ed enzimi animali (come il caglio nel formaggio) che sono ammessi nei vini biologici. Essere “bio” non significa nemmeno necessariamente che un vino sia “vegan”. Per entrare in questa categoria servono requisiti ancora più stringenti.
Il vino biologico in Europa e in USA
Le produzioni maggiori di vino vengono dall’Europa ma, forse a sorpresa per qualcuno di voi, gli Stati Uniti raggiungono cifre esorbitanti in termini di quantità seppur forse meno in termini di qualità.
Il dilemma con i vini biologici (e ciò che li distingue dagli altri alimenti biologici) è l’importanza dell’anidride solforosa (SO2) nel processo di vinificazione. Grande è la presenza in Europa di vini bio o da etichette biologiche, la ragione è che nel nostro continente si ha una definizione diversa di biologico rispetto ai territori d’oltreoceano:
- USA: “un vino da uve da agricoltura biologica senza solfiti aggiunti”
- EUROPA & CANADA: “un vino ottenuto da uve da agricoltura biologica che può contenere solfiti aggiunti”.
Realtà vitivinicole che abbiamo scelto per voi
Piovene Porto Godi
Cantina che si trova ai piedi dei colli Berici, le colline del silenzio, tra le città di Vicenza e Padova. La sensazione che si prova vivendo questi luoghi è davvero unica. Ci sono luoghi che sanno trasmettere più di altri. Come a Toara, che significa “terra buona”, dove crescono i vini Piovene Porto Godi. 220 ettari di terreni, 28 ettari di vigneti aziendali. La posizione è perfetta. Siamo nel cuore della DOC, riparati in un anfiteatro naturale nella parte sud dei Colli Berici.
Una famiglia indigena di viticoltori e un patrimonio di sapienza generata in decenni di lavoro in vigna. La produzione è sia “normale” che biologica. Consigliatissimo il Tai Rosso, derivante dal vitigno autoctono dei Colli Berici. Tomaso Piovene ha avuto l’intuizione di dare vita al primo vino da lungo invecchiamento prodotto con le uve di questo tipo di vigna. Una rivelazione. Con il tempo, il vitigno, dimostra tutta la sua identità.
- colore: rosso rubino chiaro, intenso nella versione riserva
- odore: vinoso, intenso, caratteristico
- sapore: gradevole, un po’ amarognolo, armonico, giustamente tannico
Elvira
Gaetano Zarantonello, altro viticoltore vicentino, ha proseguito un’attività capace di generare prodotti genuini, ottenuti secondo rispettosi metodi di agricoltura organica. Dal 1988 l’azienda coltiva i propri poderi con amore, dedizione e rispetto, convinta che la salute della terra e di chi la popola sia l’impegno più nobile e gratificante.
Il metodo di coltivazione è minimalista: un solo sfalcio erba prima delle vendemmie, interventi sulla vegetazione rigorosamente manuali, interventi fitosanitari ridotti al minimo e tendenti a stimolare la naturale capacità di autodifesa delle piante, nessuna concimazione minerale, una letamazione ogni 4-5 anni, coltivazione di essenza da sovescio, nessuna irrigazione, basso carico produttivo (media 40 ql di uva/HA), certificazione biologica su tutta l’azienda.
Elvira produce 8 tipi di vini:
- Gargabella, bianco frizzante col fondo ottenuto da 80% Garganega, 20% Chardonnay
- Ramatello, ramato frizzante col fondo ottenuto da Pinot Grigio
- Sauvignon Blanc, bianco fermo caratteristico
- Garganega in purezza, bianco fermo leggermente macerato dalla sapidità caratteristica dei Berici
- Tai Rosso, rosso giovane di pronta beva ed elegante
- Merlot, piccole bacche rosse e spezia
- Cabernet Franc, potenza e intensità
- Carmenere, profondo e balsamico come i ginepri sul monte Faeo
Noi vi consigliamo un classico veneto, la Garganega. La Garganega è un vitigno a bacca bianca, il più importante delle province di Verona e Vicenza, la varietà che domina le colline della DOC Soave. Non possiede una aromaticità spiccata, ma un piccolo patrimonio di profumi di cui la mandorla e i fiori bianchi.
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Cascina Belmonte
Cascina Belmonte si trova in Valtènesi, l’area collinare che si trova nella parte sud occidentale del Lago di Garda, tra l’attuale città di Desenzano e Salò. Fondo in alcuni punti oltre 300 metri e lungo oltre 50 chilometri, il Lago di Garda crea un microclima fatto di venti, piogge e abbondanti grandinate che però mitiga i rigidi inverni alpini. Una macchia di sapori e colori mediterranei incorniciata dalle Alpi, sulle cui sponde da secoli hanno fiorito coltivazioni di limoni, capperi, cedri e, ovviamente, la coltivazione della vite.
Oltre un secolo fa, nel 1890, il senatore del Regno d’Italia Pompeo Molmenti avvalendosi della collaborazione di agronomi francesi, lavorò per approfondire la conoscenza del territorio e della sua viticoltura. Valutò le caratteristiche del terreno, del clima e del Groppello, il vitigno autoctono. Sulla scorta delle ricerche fatte intuì che il rosato, meglio di altre tipologie di vino, potesse esprimere le caratteristiche di questa terra.
Codificò quindi, per primo in Italia, il procedimento produttivo del rosé, denominandolo Chiaretto. Nel 1967, la zona si è vista riconoscere per la prima volta la Denominazione di Origine Controllata.
Oltre al Chiaretto vi consigliamo un bianco, il Serese, o meglio il Benaco Bresciano Manzoni Bianco IGT. Vino affinato In botti di acciaio inox e bottiglia, primavera ed estate sono le sue stagioni: dissetante freschezza e dolce, profumata morbidezza. Racchiude i profumi dei fiori il caldo e la forza del primo sole con qualche sferzata d’aria fresca.
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