Perché lo stress lavoro correlato sta riducendo l’aspettativa di vita delle persone secondo una ricerca condotta dall’Università della California. Gli impatti negativi sulla salute di precarietà, stress e orari lavorativi interminabili
Stress lavoro correlato come causa di una crescita esponenziale di malattie cardiovascolari. No, non si tratta di una scusa per lavorare meno, ma dell’esito di una ricerca condotta dall’Università della California, in collaborazione con l’Irvine and SUNY Downstate Medical Center.
Non è la prima volta che uno studio evidenzia gli esiti negativi dell’eccesso di stress sulla salute umana e non sarà nemmeno l’ultima. A gennaio di quest’anno, ad esempio, abbiamo commentato i risultati di un’interessante ricerca, condotta dalle università di Harvard e Stanford, che evidenzia come un lavoro stressante riduca l’aspettativa di vita delle persone.
La conferma arriva adesso dalla California.
Gli studiosi hanno offerto un modello teorico che illustra come la globalizzazione economica abbia influenzato, e ancora influenzi, il mercato e l’organizzazione del lavoro nei Paesi ad alto reddito.
Attraverso meccanismi di stress psico-sociali, hanno fornito un robusto corpus di prove che documentano come le condizioni lavorative di oggi possano determinare risposte biologiche croniche, come l’ipertensione. Non solo: contribuirebbero a promuovere comportamenti poco salutari, che aumentano il rischio di malattie cardiovascolari.
L’eccesso di stress, i tempi e i ritmi serrati, le richieste irragionevoli, la precarietà e l’aumento delle ore lavorative fanno male. Per davvero.
Stress lavoro correlato: la colpa è del modello di produzione occidentale
Secondo gli studiosi, il modello produttivo occidentale è controproducente. Converrebbe infatti molto di più puntare sul miglioramento delle condizioni lavorative, che continuare a spendere soldi e risorse nelle cure mediche e nel calo di produttività dovuto alle assenze per malattia.
Secondo il dr. Peter Schnall, tra i responsabili della ricerca, le malattie cardiovascolari sono frutto della moderna società industriale e non il risultato di un naturale processo di invecchiamento.
“Le politiche economiche globali e l’ascesa del nuovo mercato del lavoro flessibile hanno causato un aumento di lavoro precario nei paesi industrializzati avanzati”, ha aggiunto Dobson, del Center for Occupational and Environmental Health.
Cosa fare?
Gli autori suggeriscono una serie di raccomandazioni. Tra tutte:
- Implementare un monitoraggio nazionale delle professioni, industrie e posti di lavoro, per identificare i livelli elevati e le caratteristiche dei lavori pericolosi;
- Regolamentare e limitare i fattori di stress psicosociali sul lavoro;
- Stabilire un limite di ore di lavoro settimanali e annuali;
- Approvare leggi che aumentino la sicurezza economica dei lavoratori precari.
Nel frattempo che cambi veramente qualcosa, quello che possiamo fare, nel nostro piccolo, è cercare di vivere meglio il nostro contesto lavorativo. Attuando innanzitutto un cambiamento dall’interno, nel nostro modo di gestire e affrontare le situazioni e prendendoci ancora più cura del nostro corpo e della nostra mente.