Oggi milioni di persone, in maggioranza giovani, in tutto il mondo, faranno sentire la propria voce per quella che sarà la giornata di chiusura della settimana del Global Climate Strike, cioè lo sciopero globale per il clima.
In oltre 150 paesi, miriadi di organizzazioni spontanee, comitati, organizzazioni scolastiche, si sono messe in prima linea per chiedere la fine dell’era dei combustibili fossili, per dare un deciso scacco al negazionismo che ha in uno dei suoi massimi esponenti il n.1 della casa bianca USA. Anche in Italia il fenomeno riguarda moltissime città, con i cortei guidati dai giovani e dalle organizzazioni studentesche.
Lo scenario sullo sfondo è quello della crisi climatica: ne abbiamo un ennesimo lampante esempio oggi nel nostro paese: il Ghiacciaio sul versante italiano del Monte Bianco (ghiacciaio Planpincieux) sta scivolando a valle, alla velocità di circa un metro al giorno.
Così, ieri abbiamo pubblicato nella nostra pagina Facebook un post provocatorio per capire da dove muovessero e cosa ispirassero le enormi critiche ricevute da Greta Thunberg, la attivista ambientalista che sta portando al centro del dibattito mondiale il tema del surriscaldamento globale e dei cambiamenti climatici.
Ci siamo stupiti di tanta cattiveria, in primis nei confronti dei problemi di salute della ragazza, e in seconda battuta verso di noi che stiamo stati apostrofati con svariati tipi di insulti.
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Noi non ci facciamo plagiare, non idolatriamo, ne’ sicuramente condanniamo Greta Thunberg. Quello che stupisce pero’, e di sui siamo sicuri, e’ che la grande maggioranza di chi parla di ragazzina manipolata, di occhi freddi, di pazzia, tralascia semplicemente una cosa, cioè la base scientifica.
Il conseguente carattere allarmistico e di urgenza e delle sue affermazioni, non e’ a caso, ma supportato da una previsione che parla di bilancio di CO2 in base a quanto gli stati stanno oggi stanno facendo in tema di sostenibilita’ ambientale.
E non stanno facendo sicuramente abbastanza. Basti ricordare le grandi nazioni che non vogliono ratificare gli accordi della Cop23 di Parigi, e che ogni volta che ci si siede ai tavoli internazionali, decidono di non decidere. In questo modo stanno condannando le future generazioni a un futuro che chiamarlo problematico sarebbe acqua fresca.
Se la Thunberg sia spinta da grandi marchi, dalla Rolex o da grandi gruppi per operazioni di greenwashing, secondo noi e’, nel merito e nel peso di tutta la vicenda, nettamente secondario. La cosa più importante è che certi temi siano messi TUTTI I GIORNI al centro del dibattito e dell’orientamento delle classi dirigenti mondiali.
Se questo non accadrà e sentiremo ancora parlare di priorità come “crescita economica” “sviluppo” ” potere dell’industria” ( cioè tristi mantra che da almeno 3 decenni i mass media recitano senza oramai nessuna logica ) non faremo altro che rilanciare concetti novecenteschi che hanno portato la nostra società sul baratro del DISASTRO AMBIENTALE IRREVERSIBILE.
Chi non vede questo, per noi e’ un individuo cieco, senza nessuna prospettiva globale e futura e, lo diciamo senza offesa, puo’ anche smettere di seguirci. Per questo oggi, mentre ghiacciai millenari si sciolgono sotto i nostri occhi, e le zone piu’ critiche e le popolazioni piu’ povere subiscono drammaticamente la negatività’ dei cambiamenti climatici, diciamo che ci vorrebbe non 1, ma 10, 100, 1000 Greta Thunberg.
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Cambiamenti climatici: il Permafrost, la minaccia di cui nessuno parla
Nozioni scientifiche sul cambiamento climatico in atto
Per 300.000 anni (almeno fino a quando possiamo trovare prove grazie alla paleoclimatologia) i livelli di CO2 nella troposfera si sono mantenuti sotto le 300 ppm, e negli ultimi 150 anni sono schizzati oltre le 400. Inoltre, attualmente ci troviamo in un periodo interglaciale ma non all fine di una glaciazione.
È molto diverso. Il massimo degli effetti della configurazione meteo-climatica attuale dovrebbero essere stati raggiunti nel periodo chiamato “optimum climatico”o ” massimo dell’olocene “, avvenuto circa 6000 anni fa, per poi intraprendere una nuova parabola discendente verso una futura glaciazione.
Invece il trend si è di nuovo invertito e, con le medie trentennali ormai sfasate completamente (e basta prendere un grafico a spaghi di qualsiasi modello per accorgersene) non si può più parlare di anomalia transitoria ma di vero è proprio pattern climatologico. Dove condurrà questa cosa io non lo so. Così come non so se sia reversibile o meno.
Ciò che so è che, per la prima volta (e si, sappiamo che è la prima, leggasi: paleoclimatologia) il clima sta subendo modifiche in tempi molto più brevi di quelli naturali. L’anticiclone delle Azzorre che si comporta esattamente al contrario di come dovrebbe (relegato in pieno Atlantico in estate e addosso all’Europa occidentale in autunno e in inverno).
L’’ITCZ – zona di convergenza intertropicale – quasi costantemente più a nord del normale (leggasi: eccesso di energia termica ai tropici e nelle zone intertropicali), ghiacciai sopravvissuti anche all’optimum climatico che ora spariscono come caramelle in bocca a un bambino e le SST (temperature superficiali marine) di mezzo emisfero boreale enormemente sopra media per 9 mesi su 12 all’anno.
E potrei continuare all’infinito parlando di tutte le anomalie che stanno affliggendo l’area mediterranea negli ultimi 20-30 anni e che si sono acuite molto recentemente. Riguardo gli inverni russi e canadesi di quest’anno vi ricordo che tra “tempo meteorologico” e “clima” esiste un’enorme differenza. Un singolo episodio non definisce un pattern climatico.
Nessuno qui afferma che il clima non cambi ma numerosissimi indizi di questo nuovo cambiamento ne confermano un’inconfutabile natura antropogenica.
di Lorenzo Dagnino
La terra e’ la nostra casa. Dobbiamo pensare a proteggerla e lasciarla piu’ sana di come la abbiamo trovata.