Tumore diagnosi precoce: nasce un nuovo rivoluzionario test del sangue che permette di rilevare i segnali del tumore, tramite alterazioni genetiche presenti nel DNA, prima che la malattia si manifesti effettivamente.
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Tumore diagnosi precoce: La scoperta tutta rivoluzionaria italiana
Un progetto di scoperta del tumore diagnosi precoce che comporta notevoli benefici per i pazienti, e la scoperta è tutta italiana.
Grazie a questo team italiano si è scoperto infatti che tramite questo test si possono riscontrare nel sangue, segni di tumori ben prima che questi si manifestino apertamente, in soggetti perfettamente sani e senza sintomatologia.
Il progetto e lo studio parte da un team di ricerca internazionale guidato da scienziati italiani di Bioscience Genomics (spin-off dell’Università degli Studi di Tor Vergata di Roma), che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi dell’Istituto di Patologia presso l’Ospedale Universitario di Basilea, dell’Università di Trieste, dell’Istituto di Bioscenze di San Marino e di altri centri di ricerca italiani e internazionali.
Per verificare l’efficacia di questo test sono state condotte delle indagini durate 10 anni su un campione di 114 pazienti tutti al momento sani. E’ stato fatto il prelievo e messo a confronto con quello di pazienti con il cancro, verificata in seguito la mutazione su una percentuale di pazienti che poi sono stati seguiti in un follow-up variabile da 1 a 10 anni. Il test si è mostrato predittivo con grande precisione, e benchè sia da perfezionare si prospetta un introduzione a livello clinico abbastanza rapida.
Tumore diagnosi precoce
“Si tratta di un primo importante passo nella strada verso una rapida applicazione clinica della genomica in oncologia. Ora sappiamo di avere a disposizione una solida tecnologia che permetterà il passaggio dal laboratorio alla pratica”, ha dichiarato il professor Novelli all’ANSA. La ricerca è stata pubblicata su Nature.
La scoperta della “droga” del cancro arriva da un team italiano
Altri studi sono stati pubblicati su Nature riguardo alle cause della proliferazione delle cellule del cancro nell’organismo dei pazienti ricercatori italiani che hanno
Il segreto sarebbe nella fusione genetica di due proteine e nel cosiddetto metabolismo mitocondriale. Una scoperta che apre la possibilità a cure personalizzate per il cancro, pensate cioè sui singoli casi.La ricerca è stata condotta da un team italiano. Ecco tutti i dettagli.
La ricerca è stata pubblicata su Nature, prestigiosa rivista scientifica. Il gruppo di lavoro è guidato da Antonio Iavarone, oggi ricercatore presso la Columbia University di New York. Un “cervello in fuga”, come al solito (purtroppo). Ma sono tanti gli italiani che hanno partecipato alla scoperta. Anna Lasorella e Angelica Castano, anche loro in pianta stabile presso la Columbia. Poi Stefano Pagnotta, Luciano Garofano e Luigi Cerulo, che lavorano tra la Columbia e l’Università del Sannio. Contributo importante anche da Michele Ceccarelli, dell’Istituto Biogem di Ariano Irpino, in provincia di Avellino.
Insomma la scoperta, che potrebbe avere importanti risvolti nella cura contro il cancro, parla italiano. Ed è stata condotta ricorrendo a tecnologie d’avanguardia, come l’analisi dei cosiddetti Big Data (quantità enormi di informazioni raccolte, immagazzinate e analizzate grazie alle tecnologie digitali).
Ma in cosa consiste la ricerca? Per scoprirlo, facciamo prima un passo indietro.
Una prima scoperta nel 2012
Nel 2012, gli stessi Iavarone e Lasorella avevano individuato i primi indizi dell’esistenza di un meccanismo che permette ai tumori di crescere e proliferare. In pratica, i due ricercatori italiano avevano identificato tale meccanismo in una proteina, chiamata FGFR-TACC. Il nome era dato dal fatto che l’elemento nasce dalla fusione dei geni di altre due proteine, chiamate FGFR e TACC.
La proteina risultante dalla fusione genica sarebbe una sorta di ‘droga’, in grado di far scatenare il tumore e, successivamente, di alimentarlo. In particolare, i due avevano osservato l’azione della FGFR-TACC nella crescita del glioblastoma, il tumore al cervello più aggressivo conosciuto. Concludendo che la proteina era causa del 3% dei casi di glioblastoma.
Come prevedibile, la scoperta ebbe all’epoca un’eco enorme. Pubblicata su Science, venne inserita tra le 40 ‘top story’ di Discover, ovvero la lista delle scoperte scientifiche più importanti di quell’anno.
Già all’epoca, il team italiano sospettava che la proteina potesse avere un ruolo anche nelle altre forme di cancro. Ed è da questa intuizione che nasce la nuova scoperta effettuata dal team di Iavarone.
La svolta negli ultimi giorni: scoperto il “motore del cancro”
«Ora sappiamo che questa fusione genica è frequente in tutte le forme di tumore».
Con queste parole, a distanza di più di 5 anni, Iavarone commenta la nuova ricerca finita su Nature. Il suo team è riuscito infatti a ricostruire il meccanismo che alimenta il “motore del cancro”. Un meccanismo legato ai mitocondri, le “centrali energetiche” delle cellule.
Quando si attua il meccanismo di fusione tra i due geni FGFR3 e TACC3,i mitocondri presenti all’interno della cellula, aumentano in numero e per attività. “Un’attività abnorme”,la definisce Iavarone, che finisce per incrementare l’energia presente nella cellula.
A sua volta, tale “eccesso di energia alimenta il moltiplicarsi e diffondersi incontrollato delle cellule tumorali”. In pratica, è come se la fusione genica “innescasse” i mitocondri, che finiscono per diventare il “motore” del cancro.
In altri termini, spiega ancora Iavarone, possiamo dire che i geni ‘driver’ (FGFR3 e TACC3), “drogano le cellule cancerose che sono dipendenti dalla potenza della fusione genica per poter sopravvivere, moltiplicarsi e diffondersi”.
Interrompere questo meccanismo, ritengono gli studiosi, potrebbe aiutare a limitare la diffusione delle cellule tumorali nell’organismo.
Cure personalizzate contro il cancro?
Le alterazioni genetiche responsabili del cancro scoperte dai ricercatori italiani sono spesso ‘uniche’. L’alterazione genetica presente nell’organismo di un determinato paziente, rende cioè la sua malattia diversa da quelle degli altri. Ecco perché, secondo Iavarone, è necessario intervenire con cure personalizzate, diverse da caso a caso.
La scoperta degli ultimi giorni, spiega ancora il ricercatore, può aprire le porte a benefici importanti per il trattamento personalizzato del cancro:
«Si aprono le porte a un livello diverso di personalizzazione. Con lo studio pubblicato su ‘Nature’ siamo riusciti a capire come un’alterazione genetica molto potente che causa il cancro si lega direttamente all’attivazione di un particolare tipo di metabolismo, necessario alla sopravvivenza di quel particolare tumore portatore della fusione genica. Si introduce così un nuovo concetto: quello di ‘metabolismo personalizzato’, che potrà avere un’implicazione terapeutica nuova».
L’idea è di “colpire non solo la fusione genica” tra FGFR3 e TACC3, ma anche la sua funzione, “per bloccare il metabolismo energetico risultato cruciale per la sopravvivenza delle cellule tumorali. Questo è quello che speriamo di fare con i pazienti, integrando nel toolkit farmaci che bloccano il metabolismo mitocondriale”.
Parlare dell’efficacia di un’eventuale cura è chiaramente prematuro. In questi casi è sempre meglio essere cauti e aspettare che la ricerca faccia il suo corso, per evitare di dare false speranze. È fondamentale però che si continui a conoscere e studiare il cancro, la sua nascita, la sua evoluzione.
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