Pettirosso: l’articolo 21 della legge 157/1992 vieta la commercializzazione di tutti gli esemplari di avifauna selvatica, anche relativamente alle specie cacciabili, fatta eccezione per il fagiano, il colombaccio, il germano reale, la starna e la pernice rossa e di Sardegna.
In questa categoria rientrano i pettirossi, animali così dolci, piccoli e fragili che vengono nel nostro Paese dopo un volo di centinaia di chilometri in cerca di riparo e qualche briciola di pane. Specie protetta dalla Direttiva Uccelli, il pettirosso non dovrebbe essere cacciato. Eppure migliaia e migliaia di esemplari che, spesso, invece di un riparo sicuro, finiscono per diventare l’ingrediente principale di uno dei tradizionali piatti del nord del Paese come la “polenta con osei”.
In questi giorni anche un il titolare di un noto locale di ristorazione della Valle Camonica, ignorando quanto previsto dalla normativa vigente, aveva anche pubblicizzato l’evento sui Social: una cena nel giorno di Ognissanti a base di polenta e uccelli.
Il giorno stesso della cena prima degli invitati sono comparsi i militari della Stazione Carabinieri Forestale di Breno, che contestando al titolare il reato di “illecita detenzione di fauna selvatica finalizzata alla messa in commercio”, hanno posto sotto sequestro una cinquantina di uccellini, per lo più tordi e cesene, già puliti, spiumati e prossimi alla cottura.
Una leggerezza quella commessa dal titolare del locale, che è costata cara: il ristoratore non solo è stato denunciato all’autorità giudiziaria, ma gli verranno contestate anche le violazioni amministrative per la mancata tracciabilità degli alimenti. Tradotto: una sanzione che oscilla tra i 740 e i 4.500 euro.
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