Carmelo Isgrò, direttore del MuMa, il museo del mare di Milazzo ha dichiarato che è stato catturato sabato mattina nelle acque di Milazzo un esemplare di Siganus Rivulatus, meglio noto come pesce coniglio. Il pesce velenoso è una specie aliena originaria del mar Rosso entrata nel Mediterraneo attraverso il Canale di Suez, che presenta degli aculei veleniferi capaci di procurare dolorose ferite.
Sebbene sia meno comune ad oggi del Siganus luridus, ha dichiarato Isgrò in un post di Facebook, la “stabilizzazione in Mediterraneo di specie come questa è anche frutto del riscaldamento globale che porta all’innalzamento delle temperature anche nel nostro mare”.
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Come il processo di contaminazione delle acque influenza le specie marine
I pesci assorbono metalli pesanti dall’ambiente circostante a seconda di una varietà di fattori come:
- caratteristiche della specie in esame
- periodo di esposizione
- concentrazione dell’elemento
- temperatura
- salinità
- pH
- variazioni stagionali
Quindi, le sostanze nocive come i metalli pesanti, rilasciate dalle attività antropiche, si accumulano negli organismi marini attraverso la catena alimentare; di conseguenza, la salute umana può essere a rischio a causa del consumo di pesce contaminato da sostanze chimiche tossiche. Proprio per questo motivo, la carne di pesce viene comunemente analizzata per determinare le concentrazioni di contaminanti.
La posizione delle istituzioni europee
Sebbene alcune concentrazioni di metalli superino i limiti fissati dal regolamento europeo, l’assunzione settimanale stimata è inferiore alla dose settimanale tollerabile provvisoria stabilita dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare e i valori del quoziente di rischio target indicano che “tecnicamente” non vi è alcun rischio cancerogeno per l’uomo. Questo il motivo principale per cui molte delle attività altamente inquinanti in opera nel Mediterraneo non sono state ancora diminuite, d’altra parte si sa “pecunia non olet”. Speriamo che i cambiamenti agli articoli 9 e 41 della costituzione varate in questi giorni, possano portare aria fresca in un sistema burocratico sempre più inquinato e che contribuisce anche all’inquinamento ambientale oltre che a quello sociale.
La situazione in Sicilia
La Sicilia è l’isola più grande del Mar Mediterraneo. Grazie alla sua posizione e al suo habitat eterogeneo, è caratterizzato da una ricca biodiversità marina. I pesci sono ampiamente consumati, in primo luogo perché fanno parte della dieta locale, ma anche per il loro alto contenuto di proteine, di grassi saturi e di acidi grassi omega, noti per contribuire alla buona salute.
In Sicilia le principali fonti di inquinamento sono certamente attribuibili ai tre maggiori siti industriali: Augusta, nella costa centro orientale (Mar Ionio), Gela nella costa meridionale (Canale di Sicilia) e Milazzo nella costa nord orientale (Mar Tirreno). Queste aree sono note per la produzione di inquinanti dalla raffinazione del petrolio, acque reflue e polveri tossiche da metalli pesanti.
Sebbene l’area palermitana (a nord-ovest della Sicilia) abbia una varietà di attività industriali e commerciali (come i sistemi di produzione di energia elettrica e petrolifera, e le imprese di ingegneria, cantieristica, manifatturiere), la sua principale fonte di contaminanti deriva dalle attività urbane e portuali. Inoltre, gli effluenti agricoli e domestici contribuiscono a renderla una delle aree più contaminate lungo le coste del Mediterraneo.
Concentrazioni di metalli pesanti rilevate nel siciliano
Sono state rilevate concentrazioni di cadmio, piombo, mercurio e cromo nel tessuto muscolare dei pesci prelevati da varie aree siciliane. I pesci catturati a Siracusa, nei pressi di una zona industriale petrolchimica, sono risultati più contaminati da cadmio, piombo e cromo (rispettivamente 0,366, 0,32, 0,72 μg/g) rispetto a quelli degli altri siti. Nel Canale di Sicilia si sono riscontrati i più alti bioaccumuli di mercurio (0,31 μg/g).
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