Spesso le genti che vivono nelle zone di mare, sono talmente abituate a considerare il mare una “propria e infinita risorsa”, tanto da arrivare a predare specie protette come le stelle marine o i datteri di mare.
Ma il mare è di tutti, e chi lo danneggia, ancora una volta sottolineo in modo irreversibile, danneggia qualcosa che appartiene anche a te.
Vi sono ancora ristoratori che, con la connivenza dei pescatori di frodo, offrono ai propri clienti delle specie marine protette, oppure altre come il riccio di mare anche nei periodi del fermo biologico o in zone dove sono considerati protetti.
Se ci imbattiamo in queste situazioni, il minimo che possiamo fare è rifiutare l’offerta, e ricordare ai soggetti che stanno compiendo di fatto un reato, le proprie responsabilità.
Ricordate che potete denunciare qualsiasi abuso sulla fauna denunciando la cosa alla Guardia Costiera o alla Forestale, al numero 1515, che è lo stesso numero che va chiamato per emergenze anti-incendio.
Perchè è illegale pescare i datteri di mare
In Italia la pesca dei datteri di mare (Litophaga litophaga) è vietata dal 1988 in Italia e dal 2006 in tutta la Comunità Europea; malgrado questo sappiamo che in alcune zone, come ad esempio la Croazia, vi sono locali specializzati dove è molto facile trovare questo tipo di alimenti proibiti, quindi con la connivenza totale degli organi di controllo.
Il problema della pesca dei datteri di mare e della sua insostenibilità, non è quello dell’estinzione, in quanto questi animali vivono ancora in colonie che vivono attaccate nelle rocce immerse nel mare, anche se c’è da ricordare che il loro sviluppo è molto lento.
Il problema è proprio il loro habitat, poichè vivendo all’interno delle rocce e che nel tempo scavano dei buchi sempre più grandi per insediarsi. Il problema è che l’unico modo per pescarli è distruggere la roccia, con varie tecniche invasive e distruttive, dal martello agli esplosivi.

Lo squilibrio ambientale derivato da decenni di abusi
Nei lunghi decenni in cui la pesca dei datteri di mare era legale, è avvenuto un vero e proprio disastro ambientale: sono stati distrutti enormi tratti di costa rocciosa del Mediterraneo, con danno anche per la biodiversità dei fondali marini che normalmente si forma nei buchi, una volta che i datteri hanno esaurito il loro ciclo di vita.
Al contrario delle cozze che vedono un rapido sviluppo, la crescita dei datteri di mare è molto lenta: per raggiungere 5 cm di lunghezza impiegano da 15 a 35 anni. Questi si nutrono di plancton, alghe e hanno una funzione di filtro per l’acqua.

Raggiungono la maturità sessuale dopo circa due anni e per raggiungere le dimensioni di un esemplare commestibile, impiegano diversi decenni.
La pesca del dattero di mare è punita con sanzioni molto severe. Si va dall’arresto da due mesi a due anni o una multa che va dai 2.000 a 12.000 euro, oltre la confisca del pescato e tutta l’attrezzatura impiegata.
Inoltre, recentemente la Guardia Costiera ha preso la buona pratica di denunciare anche i consumatori finali di questo prodotto, rendendo così illegale e sanzionabile sia chi lo offre, ma anche chi lo consuma.
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