Obesità: Gli attivisti sollecitano un intervento globale ambizioso con il 25% delle persone che dovrebbero essere clinicamente obese in 12 anni.
In Italia “il 10,4% delle persone ne soffre, un terzo dei bambini sotto gli 8 anni è in sovrappeso o obeso – una percentuale superiore alla media europea – e l’obesità è causa di morte per 53.000 persone all’anno”. Lo sottolineano i firmatari di una lettera alle istituzioni perché considerino l’obesità una priorità sociale e sanitaria, in occasione della Giornata mondiale dell’obesità che si è celebrata il 4 marzo. “Gli italiani vivono in media 2,7 anni in meno a causa del sovrappeso, che rappresentano il 9% della spesa sanitaria, un dato superiore alla media europea – sottolinea la lettera firmata dai presidenti dell‘Intergruppo Parlamentare Obesità e Diabete, oltre come da esponenti della comunità scientifica e pazienti – La produzione del mercato del lavoro è inferiore a causa di sovrappeso e obesità in misura pari a 571.
Leggi anche—>Le tossine ambientali stanno peggiorando la pandemia di obesità
“Dati che devono far riflettere e che richiedono azioni sinergiche e rapide. Nonostante l’obesità sia stata riconosciuta come malattia dal Parlamento italiano, la chirurgia bariatrica è l’unico trattamento rimborsato e nel nostro Paese non esiste un numero sufficiente di centri di obesità per assistere efficacemente le persone che ne convivono, investendo nella prevenzione, gestione e cura. Può aiutare a raggiungere gli obiettivi fissati dall’Organizzazione mondiale della sanità per affrontare l’aumento e ottenere una riduzione del 25% della mortalità per malattie non trasmissibili associate”.
Leggi anche–>Obesità: Scoperti i 14 geni che la causano
“Per contrastare è fondamentale che tutti coloro che hanno bisogno di cure abbiano accesso ai migliori servizi disponibili – aggiungono i firmatari – Vanno potenziati i servizi di welfare in tutte le regioni.
Leggi anche—>Obesità infantile, sconcertante rapporto Unicef: è aumentata di 11 volte in 40 anni
La Giornata Mondiale dell’Obesità rappresenta “un momento importante per prendere atto di un’emergenza globale, che colpisce anche il nostro Paese, e per attivare modalità concrete per contrastarla e prevenirla – osserva Roberto Pella, presidente dell’Intergruppo Parlamentare Obesità e Diabete e Vicepresidente vicario Anci – Appare miope non riconoscere ancora pienamente l’obesità come una vera e propria malattia e non affrontarla come una priorità nazionale. Per questo nella lettera abbiamo scelto di evidenziare quanto sia fondamentale che tutti coloro che necessitano di cure abbiano accesso ai migliori servizi disponibili, attraverso una serie di azioni da porre in essere, dall’inserimento nei livelli essenziali di assistenza ai PDTA, dalla formazione alla costituzione di équipe multidisciplinari di sostegno, fino alla creazione di reti regionali di assistenza alla persona con obesità,“Dare voce al tema e ai numeri dell’obesità, in occasione di questa importante Giornata Mondiale, significa alimentare il dibattito istituzionale sulla necessità di programmare interventi mirati in termini di prevenzione e cura – prosegue la senatrice Daniela Sbrollini, presidente dell’Obesità e Diabete Intergruppo parlamentare e vicepresidente della X Commissione del Senato – Nella lettera aperta presentata oggi si sottolinea che è giunto il momento di intervenire tempestivamente e di investire in linee guida nazionali per la cura e la gestione di tutte le persone affette da sovrappeso e obesità, in particolare quelli appartenenti a popolazioni vulnerabili, coinvolgere i medici di medicina generale e l’assistenza territoriale, formare operatori sanitari in grado di coinvolgere la persona con obesità nel percorso di cura, evitare la stigmatizzazione del sovrappeso a tutti i livelli,sostenere le famiglie dal punto di vista psicologico e le persone, assicurare il sostegno personale, familiare, scolastico e lavorativo, assicurare l’accesso universale ai servizi di monitoraggio e assistenza continua alle persone con obesità, investire nella prevenzione primaria, secondaria e terziaria per ridurre l’insorgenza di complicazioni”.