E’ disponibile online, sul sito del Ministero dell’Interno, il nuovo modello di autocertificazione che integra quello precedente.
Il modulo che, ricordiamo, va sempre portato con se quando si esce di casa o comunque, per chi è impossibilitato a stamparlo, le forze di polizia ce l’hanno, va compilato e controfirmato.
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La nuova autocertificazione
La novità che ha portato il Viminale a riscrivere il foglio da presentare alle autorità in caso di controlli, ossia quella che ha portato alla nuova autocertificazione, è la voce con la quale l’interessato deve dichiarare di non trovarsi nelle condizioni previste dall’articolo 1 comma 1-C del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri dell’8 marzo: “Divieto assoluto di mobilità dalla propria abitazione o dimora per i soggetti sottoposti alla misura di quarantena ovvero risultati positivi al Covid-19“.
La persona fermata, oltre a fornire le motivazioni del proprio spostamento che, come per il precedente modulo, è ammesso solo in caso di:
- comprovate esigenze lavorative
- situazioni di necessità
- motivi di salute
- rientro presso il proprio domicilio, abitazione o residenza
dovrà attestare di:
- non essere sottoposto a quarantena (che impone un divieto assoluto di mobilità dalla propria abitazione o dimora)
- non essere risultato positivo a un eventuale test per l’infezione da Coronavirus
Il nuovo modello, spiega il Viminale, prevede che anche l’operatore di polizia controfirmi l’autodichiarazione, attestando che essa viene resa in presenza e previa identificazione del dichiarante.
In questo modo, il cittadino viene esonerato dall’onere di allegare all’autocertificazione una fotocopia del proprio documento d’identità.
Cosa si rischia in caso di violazione delle norme
Come spiegato sul sito del Governo, “la veridicità delle autodichiarazioni sarà oggetto di controlli successivi e la non veridicità costituisce reato”.
Per chi violerà le norme, sarà prevista:
- una sanzione per inosservanza di un provvedimento dell’autorità, punita con arresto fino a 3 mesi o un’ammenda fino a 206 euro (articolo 650 del codice penale)
- nei casi più gravi, dai 3 ai 12 anni di carcere per “concorso colposo in epidemia”.
Perché si è resa necessaria l’integrazione
L’integrazione si è resa necessaria in seguito alle migliaia di denunce che sono state fatte negli ultimi giorni, nei confronti di persone che sono state sorprese a uscire di casa senza alcun motivo apparente.
Una precisazione importante, questa, dal momento che al 15 marzo, su oltre 665.000 persone fermate, quelle denunciate sono state 27.500, alle quali si aggiungono anche 1100 esercizi commerciali, scoperti a violare le disposizioni.