Difficile non rimanere catturati dall’ipnotico primo piano di una mantide religiosa che, da tempi immemoti, risveglia la curiosità dell’uomo.
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Perchè si chiama così?
Sono in tanti a chiedersi quale sia l’etimologia di questo insetto. La teoria più accreditata è legata alla postura abituale delle zampe anteriori, quando è a riposo, che ricordano due mani giunte in atteggiamento di preghiera.
Il nome deriva dal greco mantis che significa ” profeta, indovino” e, per tale motivo, le è stata attribuita la caratteristica di porta-sfortuna.
Già il filosofo Aristarco l’aveva incolpata di portar sventura, mentre nell’antica Roma era ritenuta un insetto magico, con poteri soprannaturali, non sempre connotati positivamente.
E’ preziosa per l’ecosistema
Nonostante le credenze erronee del passato, quando veniva associata alla disgrazia, alla sfortuna, alla carestia, stando al significato etimologico di profeta, come le api, anche la mantide religiosa è preziosa per l’ecosistema, aiutandolo a funzionare correttamente e contribuendo al suo equilibrio.
L’insetto è l’alleato perfetto per mantenere in salute orti e giardini, nutrendosi di tutta la gamma di insetti e parassiti che, generalmente, ledono la vita delle nostre piante.
A titolo meramente informatico, la mantide religiosa è tra i predatori più voraci.
E’ pericolosa per l’uomo?
Molti dubbi potrebbero sorgere circa la sua pericolosità per l’uomo.
Essa può pungere solo se infastidita e le sue zampe anteriori non sono taglienti per cui il morso non è pericoloso, pruriginoso, non inietta sostanze velenose.
La sua vasta diffusione nel mondo e le sue innocue caratteristiche la rendono sempre più diffusa tra gli animali domestici delle famiglie di tutto il pianeta.
Viene tenuta in apposite teche, arredate con piante vive.
Ricordiamo che si tratta di insetti fragili che necessitano di molte cure.
Caratteristiche della mantide religiosa
Le mantidi religiose presentano le seguenti caratteristiche, differenziandosi per:
- dimensione: la femmina è più grande del maschio. Ogni femmina adulta misura circa 7,5 cm, contro i 6 cm di un maschio adulto
- 2 grandi occhioni composti per percepire le immagini, seppur a definizione minore rispetto all’occhio dei vertebrati
- rotazione della testa fino a 180°, in modo da osservare l’ambiente circostante da una prospettiva completa
- 3 ocelli, detti anche “occhi primitivi”, per percepire le luci, non le immagini
- un unico orecchio al centro del torace
- colorazioni differenti. In particolare la mantide religiosa marrone è capace di mimetizzarsi meglio nelle zone più aride o in quelle in cui è vi è una maggiore presenza di grano o paglia, mentre la mantide religiosa verde è presente nelle aree in cui si trova un’abbondante vegetazione
- mimetismo criptico, in modo da confondersi con l’ambiente circostante e passare, così, inosservata, sia agli occhi della sua potenziale preda che del suo predatore.
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Habitat e alimentazione
Originaria dell’Africa, la mantide religiosa si è poi diffusa, ben presto, in tutta Europa e nel Nord America.
Parliamo di luoghi caratterizzati da temperature miti. In Italia, ad esempio, la si trova nelle campagne.
Ma di cosa si nutre? Parliamo di un insetto carnivoro che mangia mosche, grilli, cavallette, rane, lucertole, piccoli uccelli, ma anche salamandre, tritoni, talpe, serpenti, piccole tartarughe dal guscio molle, pipistrelli in alcuni casi.
Per la sua alimentazione utilizza le zampe raptatorie, arti velocissimi, capaci di afferrare le mosche al volo.
Una mantide in agguato resta immobile, in attesa che la preda le si avvicini abbastanza per poterla afferrare.
Il cannibalismo nella stagione degli amori
Crudele, per la mantide religiosa,è la stagione degli amori.
A volte cibo e sesso rappresentano un connubio alquanto spietato.
Delle specie di femmine di mantide religiosa, infatti, se infastidite dal partner o affamate, staccano a morsi la testa dei maschi con cui si accoppiano, compiendo un vero e proprio atto di cannibalismo al povero malcapitato di turno.
Questo comportamento, apparentemente crudele, nasconde una ragione precisa: quella di garantire alla femmina l’apporto proteico necessario per la riproduzione delle uova (fino a 200) in apposite ooteche, durante l’autunno, per poi schiudersi in primavera.