“Non esiste al mondo tecnologia in grado di filtrare e trattenere le microplastiche che finiscono nei nostri scarichi e, quindi, in mare”. Viene presentato così, l’appello #Faidafiltro sul tema delle tonnellate di plastica che ogni giorno vengono riversate in mare. Anche qui, anche da noi. Un appello rivolto al Presidente del Senato Pietro Grasso e a tutti i senatori.
È nell’aula di Palazzo Madama, infatti, che si è arenata la proposta di legge che vuole mettere al bando le microplastiche nei prodotti cosmetici distribuiti in Italia. Un passo che gli Stati Uniti hanno già compiuto a luglio di quest’anno. E che la Francia si appresta a compiere a partire dal 2018.
#Faidafiltro è l’appello lanciato da diverse associazioni ambientaliste italiane a Grasso e ai membri del Senato, controfirmato da numerose personalità del mondo scientifico, che vuole sbloccare il disegno di legge in stallo. E che vuole farlo entro la conclusione di questa legislatura.
Indice dei contenuti
- 1 Più microplastiche che pesci
- 1.1 Microplastiche nei cosmetici: la legge ‘arenata’ in Senato
- 1.2 Oltre che dalle associazioni citate, l’appello è stato sottoscritto da diverse personalità del mondo della ricerca scientifica, ma non solo. Tra i primi firmatari, ricordiamo Piero Angela, Giovanni Soldini, Luca Mercalli e Andrea Camilleri. Microplastiche in mare: cosa possiamo fare noi?
Più microplastiche che pesci
Frammenti o sfere di plastica, con una dimensione inferiore ai 5 millimetri. È di questo che parliamo quando discutiamo di ‘microplastiche’. Sono agenti presenti in molti prodotti cosmetici: saponi, scrub, gel, dentifrici, creme viso e così via. Tali sostanze vengono utilizzate per il loro potere esfoliante o additivo. Ma a che prezzo?
Sappiamo bene che la plastica è un agente nocivo, soprattutto per la biodiversità dei nostri mari, dei nostri oceani. Le microplastiche contenute in questi prodotti, proprio a causa delle loro dimensioni ridotte, non vengono inoltre trattenute dai sistemi di depurazione. Tradotto: ogni giorno tonnellate di plastica e sostanze tossiche vengono riversate direttamente in mare. Senza alcun filtro.
Si stima che nelle acque salate di tutto il mondo finiscano, ogni anno, 8 milioni di tonnellate di plastica. Secondo le Nazioni Unite, entro il 2050 ci sarà in mare più plastica che pesci.
«Gli studi – si legge nel testo dell’appello #Faidafiltro – confermano che una volta in mare le plastiche vengono ingerite dalla fauna, anche pesci e molluschi, e le microplastiche possono così entrare nella catena alimentare e finire sulle nostre tavole. Con quali conseguenze sulla salute dell’uomo? Esiste oramai un diffuso consenso scientifico su questo tema; diverse Università stanno cercando di capire quali siano gli effetti dell’ingerimento di elevate quantità di plastica sugli organismi viventi, nonché le conseguenze dell’esposizione agli inquinanti contenuti o assorbiti in mare dalla plastica».
Per approfondire gli effetti nocivi della plastica, leggi anche: Plastica in mare: il silenzioso inquinante killer
Microplastiche nei cosmetici: la legge ‘arenata’ in Senato
Marevivo, Legambiente, Greenpeace, Lav (Lega anti-vivisezione), Lipu (Lega Italiana Protezione Uccelli), MedSharks (associazione per la conservazione degli squali nel mediterraneo) e WWF hanno lanciato l’appello #Faidafiltro, “per chiedere al presidente del Senato, Pietro Grasso, e a tutti i Senatori di approvare al più presto la proposta di legge per la messa al bando delle microplastiche nei cosmetici”.
La legge, sottolineano le associazioni, era stata già approvata dalla Camera più di un anno fa, il 25 ottobre 2016. Proposta da Ermete Realacci, Presidente della Commissione Ambiente della Camera, era stata sollecitata da Marevivo e Legambiente.
Il disegno di legge AS (Atto Senato) n. 2582, che reca “Disposizioni in materia di composizione dei prodotti cosmetici e disciplina del marchio italiano di qualità ecologica”, è da allora arenato in Senato. Con conseguenze fatali per l’ambiente e il mar Mediterraneo. La discussione è ferma presso le Commissioni riunite X (Industria, commercio, turismo) e XIII (Territorio, ambiente, beni ambientali). Gli ambientalisti si rivolgono quindi a Grasso e ai senatori delle due commissioni affinché venga sbloccato l’iter della norma:
«Chiediamo – scrivono nell’appello – al presidente del Senato Pietro Grasso, alla senatrice Paola Pelino, vicepresidente della Commissione X, e al senatore Giuseppe Marinello, presidente della XIII Commissione, relatrice e relatore del disegno di legge presso le commissioni riunite, e a tutti i Senatori componenti delle suddette commissioni, di attivarsi per licenziare il prima possibile il disegno di legge e arrivare alla sua approvazione definitiva prima della fine della legislatura».
Oltre che dalle associazioni citate, l’appello è stato sottoscritto da diverse personalità del mondo della ricerca scientifica, ma non solo. Tra i primi firmatari, ricordiamo Piero Angela, Giovanni Soldini, Luca Mercalli e Andrea Camilleri.
Microplastiche in mare: cosa possiamo fare noi?
Cosa possiamo fare noi per porre un limite al problema? Innanzitutto, informarci sui prodotti che acquistiamo. E leggere attentamente le etichette. È quanto propone Rosalba Giugni, presidente di Marevivo Italia, che in un’intervista dichiara che “su questo aspetto possiamo già fare la differenza”:
Giugni, in ogni caso, è ottimista. Nella stessa intervista dichiara di aver ricevuto l’assicurazione di tutti i gruppi parlamentari, di ogni schieramento: la legge sulle microplastiche verrà approvata prima della fine della legislatura.
E qui c’è la seconda azione concreta che possiamo fare: vigilare. Se i gruppi parlamentari diranno no alla norma, smentendo quanto promesso, non è più il caso concedergli il voto alle prossime elezioni politiche. La difesa della vita – perché è il caso di ricordarlo: il mare è la nostra prima fonte di sostentamento – viene prima di tutto il resto.
SONO D’ACCORDO ABOLIAMO LE MICROPLASTICHE DAI COSMETICI CHE SENZA FILTRI FINISCONO NEL MARE INGERITI DALLA FAUNA PERCHÉ POI FINIAMO PER INGERIRLE NOI
Con alcuni colleghi dell’UDA era stato presentato un progetto per l’individuazione, la caratterizzazione e il recupero di plastiche macro e micro in Adriatico. Purtroppo il progetto non è stato finanziato, ma le linee di ricerca dedicate a questo tema sono richieste almeno a livello europeo… probabilmente esiste anche qualche progetto finanziato e in corso. Il progetto era sulla linea Horizon2020;ora bisogna agire a livello politico, oltre che cercare di portare a casa i progetti