In questi giorni sta succedendo di tutto: la situazione più grave pare senza dubbio causata dai devastanti incendi in Siberia, dove le alte temperature ( inusuali, sopra i 30 gradi ) e i forti venti hanno portato alla distruzione di circa 4 milioni di ettari di foreste incontaminate. Per renderci conto, stiamo parlando di una porzione pari alla dimensione della Toscana e del Lazio messe assieme.
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Gli incendi in Siberia spaventano il mondo intero
Dove guardi non trovi via d’uscita. Pare essere la situazione odierna dell’ambiente e del clima terrestre, giunti ad un punto di non ritorno. Il calore e il fumo hanno raggiunto alcuni centri abitati vicini agli Urali e gli ambientalisti temono che possa accelerare lo scioglimento dei ghiacci nell’Artico.
“La situazione con incendi boschivi nella parte orientale del paese ha da tempo cessato di essere un problema locale delle regioni della Siberia e dell’Estremo Oriente ed è diventata un disastro ambientale in tutto il paese”, afferma Greenpeace Russia.
Si teme che proprio negli incendi attivi in Siberia siano coinvolti non solo la vegetazione, ma che stiano bruciando anche gli strati di torba del sottosuolo. In questo caso gli incendi potrebbero durare molto più a lungo e liberare enormi quantità di CO2, oltre agli altri inquinanti.
Una situazione paradossale con il rischio di alluvioni e inondazioni
Così, come nella più incredibile delle tragicommedie, se da una parte il fuoco è a farla da padrone, dall’altra si sta scatenando un effetto secondario con un fenomeno alluvionale in altre regioni della Russia. Il cambiamento climatico porta alle conseguenze più inaspettate e spiacevoli quando stiamo annegando e bruciando allo stesso tempo.
Per evitare il peggio, è necessario ridurre le emissioni di gas serra: fermare la combustione di petrolio, carbone, gas, prevenire gli incendi, ripristinare le foreste, cambiare le abitudini delle persone legate allo spreco di risorse del pianeta”, afferma Vladimir Chuprov, capo del programma energetico di Greenpeace in Russia.
E lancia l’allarme: “La prossima inondazione nella regione di Irkutsk – prosegue – è molto probabilmente associata a un calore anomalo nel territorio di Krasnoyarsk, nel nord della regione di Irkutsk e in altre aree della Siberia orientale e occidentale, dove ora scoppiano incendi boschivi. (ecco la proiezione dell’ESA Earth Observation su altre inondazioni in Russia )
La causa del caldo è il cosiddetto anticiclone bloccante, enormi masse di aria calda, che “bloccano” il territorio per la penetrazione di aria più fredda e più umida. Di conseguenza, le precipitazioni che avrebbero dovuto cadere nel Territorio di Krasnoyarsk arrivano come piogge anomale alla periferia di questo anticiclone bloccante.
Il pericolo di inquinamento globale
Secondo l’Organizzazione meteorologica mondiale, oltre problema enorme della combustione, gli incendi scatenano nell’atmosfera anche inquinanti nocivi tra cui gas tossici come monossido di carbonio, ossidi di azoto e altri composti.
Tra i fattori determinanti nel creare questa drammatica situazione, un posto di rilievo spetta alle notevoli anomalie termiche che si sono registrate negli ultimi mesi alle latitudini artiche, con temperature fino a 10 °C oltre la media.
Il persistere di alte temperature infatti modifica le caratteristiche della vegetazione e del suolo, con l’effetto di alimentare le fiamme e favorire così la diffusione degli incendi che periodicamente si sviluppano soprattutto a causa dei fulmini, ma che in passato si estinguevano in tempi più brevi.
Particelle e gas derivanti dalla combustione della biomassa possono essere trasportati su lunghe distanze, influenzando la qualità dell’aria anche in regioni lontane. Al dramma della Siberia, di aggiungono roghi anche in Groenlandia, Alaska e Scandinavia.
Dall’inizio di giugno ci sono stati più di 100 incendi di lunga durata nel circolo polare artico, che hanno emesso nell’atmosfera 50 megatonnellate di biossido di carbonio, l’equivalente emissioni annue totali della Svezia. Un numero più alto di quanto sia stato rilasciato dagli incendi dell’Artico nello stesso mese tra il 2010 e il 2018 messi insieme.
Putin invia l’esercito e Trump offre aiuto per l’emergenza
Il presidente russo Vladimir Putin ha inviato alcune unità anti-incendio dell’esercito per lottare contro questi roghi indomabili. Come riporta l’Agence France presse, il Ministero della Difesa ha dispiegato dieci aerei e dieci elicotteri anti-incendio nella regione di Kransojarsk, una delle più colpite, dove operano al momento circa 800 vigili del fuoco.
Anche Trump ha offerto il suo aiuto alla Russia. Gli incendi in Siberia e i temi commerciali sono stati al centro della telefonata, ieri, tra il presidente Usa e il suo omologo russo. Trump “ha espresso preoccupazione per i vasti incendi che stanno affliggendo la Siberia”. “I leader”, continua la nota stringata, “hanno discusso anche del commercio tra i due Paesi”.
L’ astronauta Luca Parmitano rafforza l’idea di emergenza planetaria
“Negli ultimi sei anni ho visto deserti avanzare e ghiacci sciogliersi, spero che le nostre parole possano allarmare davvero verso il nemico numero uno di oggi.” E pensare che ci sono amministrazioni e paesi ( come l’Italia ) che negano la situazione di emergenza per ciò che riguarda i cambiamenti climatici e il riscaldamento globale.
I dati dell’Esa ci dicono molto sul riscaldamento globale e da qui l’osservazione umana potrà raccontarlo ulteriormente, per fare sì che chi ha in mano le redini possa fare tutto il possibile, se non per invertire questo trend, per rallentarlo e fermarlo“, ha aggiunto il comandante dell’Iss (Stazione Spaziale Internazionale).
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