Da ormai diversi mesi, nell’ambito del Ministero della Salute si trova, dimenticato, il cosiddetto decreto Anti-Big Pharma; un provvedimento approvato dall’ex Ministra della Salute nel Governo Conte I, Giulia Grillo, che potrebbe aiutare a smantellare il sistema che permette alle aziende farmaceutiche di imporre ai governi, per i propri prodotti innovativi, prezzi astronomici, che nulla hanno a che vedere con le effettive spese di ricerca.
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Il contenuto del decreto Anti Big-Pharma
Parliamo di un provvedimento mai pubblicato in Gazzetta Ufficiale, quindi mai entrato in vigore, in cui erano previste fiale per il trattamento di malattie rare del costo di 70 mila euro e cure per il cancro che raggiungono i 100 mila euro l’anno per singolo paziente.
Il decreto, dettagliatamente ricostruito da un’inchiesta contenuta su FQ MillenniumM, chiede alle aziende farmaceutiche di fornire all’Aifa, al momento della negoziazione di un farmaco, informazioni circa le spese di ricerca e di sviluppo, oltre a consentirle di appurare i prezzi a cui lo stesso prodotto è venduto in altri Paesi.
Il provvedimento per la trasparenza dei negoziati tra Aifa e aziende farmaceutiche è stato sfortunato poiché la caduta del I Governo Conte (con la consecutiva sostituzione della titolare della Salute e di quello dell’Aifa) lo ha fermato, ad un passo dalla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale e non sono riuscite a sbloccarlo nemmeno le preoccupazioni sul costo dei futuri farmaci anti-Covid 19.
Attraverso questo provvedimento, le case produttrici dovrebbero documentare all’ AIFA, per i nuovi farmaci, i finanziamenti pubblici ottenuti, i costi di ricerca, i brevetti e il prezzo di vendita negli altri paesi. Un’operazione di trasparenza vitale per gestire i prezzi di antivirali e vaccini.
Il caso del Sovaldi della Gilead
Il prezzo imposto dalla casa farmaceutica allo Stato Italiano era davvero spropositato: parliamo di 45mila euro, per un farmaco che cura l’epatite C; in questo modo non poteva essere garantito dallo Stato a tutti i malati che ne avevano bisogno, ma solo da destinare ai casi più gravi.
Lo sconto fino a 15mila euro, è avvenuto solamente dopo l’autorizzazione dell’ex ministro Beatrice Lorenzin ( ebbene si, proprio lei) ad acquistare in India un farmaco equivalente per uso personale, al costo di 600 euro! Pensate che differenza, tra 600 euro e 15mila euro, e questo accade per una serie infinita di farmaci, soprattutto per quelli oncologici, che sono i più cari.
Diversamente dall’Italia, altri Paesi hanno approvato provvedimenti incisivi
A differenza del nostro Paese in cui l’Anti-Big Pharma giace del dimenticatoio, l’Israele ha emesso una licenza obbligatoria per importare dall’India un farmaco utile nel trattamento delle crisi respiratorie da Coronavirus.
La Germania, a marzo, ha cambiato la propria legislazione sui brevetti, per poterla utilizzare in caso di necessità.
La pandemia scatena la corsa all’oro dei produttori. Ma gli stati possono saltare chi detiene i brevetti. Lo ha fatto Israele, può farlo la Germania
Un flebile segnale, in Italia, è venuto solo dalla Camera dei deputati che, mercoledì, ha approvato un ordine del giorno dell’ex Ministra Grillo che riprende l’appello di Msf, invitando il governo a controllare i prezzi di farmaci e vaccini.
Allora, oggi più che mai, chiediamo al Ministro della salute, Speranza: cosa stiamo aspettando per tutelare fino in fondo i cittadini e le casse dello Stato?
Come si sta procedendo a livello globale
A livello globale sono in corso trattative serrate per mantenere accessibile per il prezzo dei farmaci anti-Covid19.
Oggi, seppur virtualmente, si discuterà sulla risoluzione che i Paesi membri presenteranno all’Assemblea generale per favorire l’unione volontaria dei brevetti; un meccanismo di negoziazione collettiva delle licenze per garantire prezzi accessibili e aumentare le capacità di produzione. Se esso fosse reso obbligatorio su scala globale, potrebbe garantire l’accesso a vaccini, terapie e test Covid-19 anche ai Paesi più poveri.
Sono sicuro che le autorità stanno pensando di non intralciare i lauti guadagni delle case farmaceutiche, oltre che per sudditanza anche perchè in caso di approvazione di qualche vaccino contro il covid sperano di entrare nel numero dei fortunati paesi a cui sarà elargito , naturalmente a prezzo pieno.
E le case farmaceutiche stanno bruciando i tempi , saltando passaggi fondamentali di precauzione solitamente imposti, perchè si rendono conto che potrebbero perdere clienti viste le curve di andamento delle infezioni in molti paesi………sempre che nel frattempo il virus malandrino non sia mutato abbastanza da rendere inutile il lavoro finora fatto.