Sono passati 33 anni e un mese dal disastro nucleare e a giorni partirà Chernobyl la serie televisiva.
Dimenticare non sarà facile, soprattutto se le conseguenze dei disastri di Chernobyl e Fukushima sono ancora sotto gli occhi di tutti.
Chernobyl: la serie su una delle peggiori catastrofi creata dall’uomo
Era il 26 aprile del 1986 quando l’unità 4 di uno dei reattori della centrale di Chernobyl, in Ucraina, veniva distrutto da un terribile incidente con conseguenze devastanti per la popolazione e l’ambiente. A 33 anni da quel terribile disastro, si contano ancora i danni.
A distanza di tanti anni ancora ricordo quel periodo, ero piccola era tutto molto confuso, ma la cosa che più mi rimase era che non potevo mangiare l’insalata e il latte di cui ero ghiotta . Era stato vietato di non consumare frutta, verdura e latte fresco per contaminazione radioattiva.
Le informazioni che arrivavano erano molto nebuolose e sicuramente arrivarono anche in ritardo.
I fatti accaduti
La notte tra il 25 ed il 26 aprile 1986 la centrale nucleare ucraina di Chernobyl doveva essere sottoposta a dei test di verifica, per controllare l’efficienza delle turbine dell’impianto di raffreddamento in caso di un calo di potenza. I sistemi di sicurezza erano stati bloccati per dare il via alle prove, che gli esperti, tuttavia, non riuscirono a tenere sotto controllo.
La tragedia scoppio all’una e mezzo, fuoriuscite di materiale radioattivo seguite da una serie di esplosioni, ma che vennero rese note solo dopo alcuni giorni dall’URSS. Venne mantenuto il riserbo totale dopo 3/4 giorni, infatti in Italia le prime notizie vennero rese note il 29 aprile del 1986.
Solo il 3 maggio arrivarono le prime indicazioni e divieti sui cibi.
Il giornale L’Unità commentava così:
«Divieto di vendere, per quindici giorni “verdure a foglia” (insalata, spinaci, ecc.) e di somministrare il latte fresco ai bambini con meno di dieci anni di età e alle donne in stato di gravidanza: queste le misure adottate improvvisamente ieri sera dal ministro della Sanità Degan. […] A testimoniare questo stato di confusione (o irresponsabilità?) nel governo, è anche la contraddittorietà dell’annuncio della Sanità che in un primo tempo aveva vietato la vendita di latte fresco e, successivamente, davanti all’enormità del provvedimento, aveva trasformato il divieto in suggerimento».
Chernobyl la serie televisiva su Sky
In questi giorni, esattamente il 10 giugno su Sky Atlantic debutterà la nuova serie, prodotta da Sky e da HBO: Chernobyl.
La serie sarà suddivida in cinque parti e tratterà la rivisitazione in dettaglio dell’esplosione della centrale nucleare di Chernobyl, in Ucraina.
Una serie drammatica quasi a tinte horror, che racconterà di fatti realmente accaduti, sugli effetti dell’esplosione, sullo scontro tra i burocrati sovietici e i (pochi) coraggiosi che riconobbero la minaccia mortale.
Il cast stellare è diretto dal regista Johan Renck, (The Walking Dead):
Jared Harris (The Crown),Emily Watson (Apple Tree Yard),Stellan Skarsgard (Mamma Mia), Jessie Buckley (Taboo).
Chernobyl e la situazione attuale
Sono oltre diecimila i chilometri quadrati inutilizzabili per l’attività economica; più di centocinquantamila i chilometri quadrati contaminati della Bielorussia, Russia e Ucraina e cinque milioni le persone che vivono in zone ufficialmente considerate contaminate. A causa degli elevati livelli di contaminazione da plutonio nel raggio di 10 chilometri dalla centrale, l’ area non potrà essere ripopolata per i prossimi diecimila anni.
Numeri importanti che, dopo tutti questi anni, devono farci riflettere.
Secondo una ricerca condotta dal Norwegian Institute for Air Research, gli incendi che scoppiano regolarmente nell’area boschiva nei pressi del reattore provocano ancora la diffusione nell’aria del Cesio 137, elemento estremamente radioattivo e pericoloso. Il lavoro sul campo effettuato da Greenpeace nella regione ucraina di Rivne, nel 2015, ha scoperto nel latte livelli di cesio-137 superiori ai limiti per il consumo.
La popolazione non è al sicuro e i casi di malformazione e tumori sono ancora elevati, nonostante l’argomento sia oggetto di un acceso dibattito scientifico.
Secondo Greenpeace, trent’anni dopo, le vittime di Chernobyl stanno ancora soffrendo: i tassi di mortalità sono elevati, i tassi di natalità sono bassi, l’incidenza del cancro è aumentata e gli effetti sulla salute mentale e cardiovascolare sono molto diffusi.
Disastro nucleare di Fukushima
Sono passati 5 anni dal devastante terremoto di magnitudo 9.0 che colpì il Giappone l’11 marzo del 2011, con successivo tsunami e l’incidente nucleare nella centrale di Fukushima.
Lo scenario somiglia ancora ai fotogrammi di un film post-apocalittico: terreni deserti, case crollate, città fantasma. Tomioka, città non lontana dalla centrale nucleare, è deserta e il livello di radiazioni è ben al di sopra del limiti consentiti. Sebbene il governo spinga molti sfollati a far rientro nelle proprie case, anche nelle zone circostanti, il pericolo di esposizione è molto alto.
Secondo Greenpeace, in Giappone, gli interventi di decontaminazione del governo sono stati frammentari, inadeguati e vi è un serio rischio di ri-contaminazione delle aree già decontaminate. Gli impatti ambientali del disastro avranno effetti per secoli su foreste, fiumi ed estuari. Terreni e acque contaminate, e di conseguenza anche prodotti alimentari contaminati, e pericoli per la salute a lungo termine, come tumori o malattie genetiche, sono alcuni degli elementi che caratterizzano una situazione tutt’altro che risolta.
Secondo Greenpeace, sia per Chernobyl che per Fukushima, è difficile riuscire ad avere una valutazione precisa delle conseguenze, per la mancanza di dati chiari e completi.
Tuttavia, alcuni chiari effetti sulla salute che possono essere attribuiti all’esposizione alle radiazioni:
- Aumento significativo nel cancro alla tiroide nei bambini e lavoratori impegnati nelle bonifiche;
- Leucemia e cancro al seno nei lavoratori impegnati nelle bonifiche a Cernobyl;
- Diminuzione della funzione cognitiva dei lavoratori impegnati nelle bonifiche;
- Aumento dei casi di cataratta tra i lavoratori delle bonifiche;
- Aumento della mortalità dei lavoratori delle bonifiche e della popolazione dovuta a malattie del sistema cardiovascolare (DCS)
- Invalidità degli operai delle bonifiche e della popolazione dei territori contaminati.
A trent’anni dal primo disastro ci si deve rendere conto che non esiste una “cura” per il nucleare.
Le autorità in Giappone e in tutto Chernobyl hanno la responsabilità di prendesi cura dei superstiti, abbandonando i programmi di espansione nucleare e imboccando strade più sicure.
Il mondo non ha bisogno di un altro incidente come Fukushima o Chernobyl.
(Foto: greenpeace.org)