Il Parlamento Europeo chiede alla Commissione Ue di vietare il BPA, il Bisfenolo A. Perché l’Italia invece resta immobile e non prende provvedimenti?
Il BPA, conosciuto soprattutto come Bisfenolo A, è una sostanza chimica pericolosa, che provoca danni anche molto gravi agli esseri umani. Malgrado ciò è ancora oggi impiegato in molti settori industriali, per la produzione di oggetti anche di uso comune. Recipienti per alimenti e bevande, stoviglie di plastica, contenitori per la cottura a microonde, serbatoi per l’acqua, scontrini e così via.
Il Parlamento Europeo, pur con colpevole ritardo, ha approvato una risoluzione per impedire che il BPA venga ancora inserito in prodotti che vengono a contatto con alimenti e bevande. E l’Italia, nel frattempo, che fa? Sta a guardare.
Che cos’è il BPA
Il Bisfenolo A (BPA) è una sostanza chimica, impiegata a livello industriale per la produzione di plastiche e resine. Viene trovata soprattutto nei materiali costruiti in policarbonato. Il linguaggio specialistico non deve ingannare: è un materiale di uso molto comune. Lo troviamo infatti nelle bottiglie di plastica, nelle stoviglie di plastica, nei contenitori per alimenti.
A causa della sua pericolosità è stato già bandito dalla produzione dei biberon. Perché? Perché è un perturbatore o interferente endocrino. Si tratta cioè di una sostanza o miscela esogena, capace di alterare le funzioni regolari dell’apparato endocrino. Quest’ultimo è costituito da diverse ghiandole e da cellule secretrici di ormoni. L’interferenza con questo apparato provoca effetti nocivi sulla salute dell’organismo o di quello della sua progenie.
Ha conseguenze sull’apparato riproduttivo, sul metabolismo, ma anche sul sistema immunitario degli adulti e dei bambini. Secondo l’Anses (Agenzia nazionale per la sicurezza sanitaria), nelle donne in stato di gravidanza la sostanza può portare a gravi modifiche nella ghiandola mammaria del feto, e quindi condurre allo sviluppo di tumori.
Insieme agli ftalati, altro pericoloso agente chimico presente nella nostra vita quotidiana, il BPA provoca diabete e obesità nei bambini. Uno studio dell’Università del Michigan ha infine correlato la presenza di Bisfenolo A con un maggiore rischio di cancro al fegato.
Il BPA al bando
Insomma, il BPA provoca danni alla salute anche molto gravi. Già nel 2015, la Francia lo bandiva da diversi tipi di oggetti. I contenitori alimentari, per esempio, ma anche gli scontrini.
Ancora oggi, però, in molti Paesi dell’Europa unita, la sostanza può essere utilizzata nella produzione di imballaggi e materiali che contengono o sono a contatto con il cibo. L’unico divieto assoluto è per i biberon. Per tutto il resto dei prodotti, è sufficiente che il passaggio agli alimenti del BPA sia inferiore a 0,6 mg/kg.
Sta proprio in questo passaggio, che in termini tecnici viene definito ‘migrazione’, il rischio maggiore per gli esseri umani. Man mano che usiamo stoviglie, bicchieri e contenitori che hanno Bisfenolo, infatti, esso si trasferisce nel nostro organismo. Questo avviene soprattutto in condizioni particolari, come le alte temperature o i periodi prolungati d’esposizione.
Con un po’ di ritardo è arrivata anche la decisione del Parlamento Europeo sull’argomento. Come informa il Fatto Alimentare, il 6 ottobre scorso, l’istituzione comunitaria ha infatti approvato un emendamento alla risoluzione sui materiali destinati agli alimenti. Nel documento, si chiede alla Commissione europea di vietare del tutto il ricorso al BPA nei materiali che verranno a contatto con gli alimenti. Il provvedimento è stato adottato con 346 voti a favore e 239 contrari.
Nello specifico, il Parlamento chiede alla Commissione di “considerare la possibilità di identificare il bisfenolo A (BPA) come una delle sostanze classificate come estremamente preoccupanti“. E sottolinea come “i materiali e gli oggetti destinati a venire a contatto con i prodotti alimentari rappresentano una fonte significativa di esposizione umana a sostanze chimiche che destano preoccupazione“. Tra gli altri, oltre al bisfenolo, si citano i composti perfluorurati (PFC) e gli ftalati.
E l’Italia?
Come al solito, qui l’encefalogramma è piatto. La discussione non è nemmeno partita, a parte l’ovvio divieto nei biberon, attuato come recepimento della norma europea. Il Fatto Alimentare conclude che “molti Paesi europei hanno deciso autonomamente di limitare l’esposizione dei consumatori” al BPA. Non foss’altro che per un sano principio di precauzione (invocato anche per il glifosato). “L’Italia“, si legge ancora, “rientra nell’ambito dei paesi che, pur evidenziando i possibili problemi, ha scelto di non adottare alcuna misura autonomamente”.
Come al solito, quando si tratta di tutelare i consumatori e la loro salute, il nostro Paese è incredibilmente lento. O forse, per meglio dire, indifferente.