L’avena fatua è innanzitutto un ricordo della fancuillezza. Da piccoli ci si lanciava i penduli frutti e si contava quanti ne restavano attaccati ai vestiti, si diceva fossero le fidanzate che avevi. Sugli steli si facevano dei cappi per catturare le lucertole o si legavano ad una zampa delle cetonie per farle volare . Non c’era la sensibilità animalista di oggi ma si conosceva meglio la natura. In passati meno recenti i contadini mutavano gli steli in flauti o pifferi.
Io sento il suono dell’antica avena su l’alba ancora scialba, ma serena . G. Pascoli.
L’avena fatua è “fatua”, sciocca, insignificante, spiritualmente superficiale. Linneo la chiamò così perché; é vero che é commestibile ma é povera di sostanza, insignificante per l’alimentazione umana e se ne sta ad ondeggiare al sole infilandosi negli occhi, nelle narici o nelle orecchie degli animali. Non come la sorella nobile, l’Avena sativa!
Differenze di apprezzamento tra Italia e Europa Continentale
Oddio…non é che noi la stimassimo troppo, al contrario dei popoli del centro e nord Europa. Si diceva che l’Avena fosse lo stato degenerato del grano e dell’orzo, come fosse una mutazione a cui andavano incontro i cereali maggiori quando pativano. Plinio ne era convinto e questa credenza sopravvisse molto a lungo e ancora nel Rinascimento lo si credeva. Veniva considerato quindi un cibo mediocre, più adatto ai cavalli che agli uomini. In Germania invece era molto apprezzata e ne é nata tutta una tradizione gastronomica di cui i tedeschi vanno fieri.
L’Avena fatua é realmente buona per i cavalli ed il fieno che produce é un ottimo foraggio, nutriente e ricco di vitamina A e silice; produce un effetto defaticante sugli animali ma possiede anche proprietà medicinali; è ad esempio un buon emolliente, noi ci facevamo il bagnetto alla bimba neonata, é rinfrescante ed il profumo del fieno d’avena, in un cuscino ad esempio, facilita il sonno.
“Wild hoat” E’ una dei fiori di Bach, dedicata a chi subisce gli influssi del vento; agli indecisi, agli irresoluti, agli irrisolti ed anche se il termine é traducibile con avena selvatica in realtà fa riferimento ad un’altra poacea ( un tempo chiamate graminacee) il Bromus ramosus a sottolineare l’importanza del binomio per non incorrere in confusioni.
Una favola tedesca racconta che la volpe e il lupo presero a coltivare un campo assieme. Seminarono l’avena e quando crebbe, la volpe chiese al lupo se preferisse le rachitiche spighette o le voluminose radici. Il lupo pensando al buon affare scelse la quantità delle radici e restò gabbato. L’anno successivo piantarono patate e quando crebbero, il lupo deciso a non commettere due volte lo stesso errore scelse per se le lussureggianti fronde, lasciando le terrose radiche alla volpe; a lui le radici dell’anno prima non erano piaciute per nulla.
Avvertenze
Tra le sue controindicazioni, possiamo ricordare che essendo una graminacea nel periodo primaverile può essere fonte di reazioni allergiche anche gravi. Può essere anche pericolosa per i cani, perchè, soprattutto quando secca e si indurisce, può introdursi nell’epidermide e viaggiare sottopelle creando infezioni. in alcune zone d’Italia, per questo motivo, si chiama “forasacchi” .
articolo di Massimo Luciani
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