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Il Ministero dell’Ambiente approva definitivamente il regolamento che definisce modalità e limiti del vuoto a rendere in Italia. La sperimentazione partirà il 10 ottobre e riguarderà (per ora) solo determinati formati. Dalla misura sono però esclusi i consumatori finali.
Dopo un lungo e travagliato iter legislativo, viene finalmente avviata la sperimentazione del vuoto a rendere in Italia. Il sistema, che favorisce il riutilizzo e il riciclo di contenitori in vetro e plastica, è implementato in molti Stati europei. Dove riscontra un successo crescente.
In ritardo, come spesso accade, arriva finalmente anche la volta dell’Italia. La proposta, in realtà, è discussa da diversi anni. Nel 2014 il Movimento 5 Stelle proponeva di introdurre il vuoto a rendere nel Collegato Ambientale della legge di stabilità. Dopo tale prima proposta, faceva seguito il voto favorevole del Parlamento, a fine 2015. Oggi, finalmente, il ministero dell’Ambiente adotta il regolamento definitivo: la sperimentazione può partire.
Scopriamo tutti i dettagli della nuova norma.
Vuoto a rendere in Italia: tempi e modalità
Il regolamento del Ministero dell’Ambiente è stato pubblicato negli scorsi giorni sulla “Gazzetta Ufficiale”. Rendendo finalmente operativa una proposta di legge che attendeva l’approvazione definitiva dal 2014. A partire dal prossimo 10 ottobre, dunque, partirà la sperimentazione del vuoto a rendere in Italia.
Ma facciamo un passo indietro. Di cosa si tratta?
Chi è stato o ha vissuto in Paesi del nord Europa come la Germania, conosce bene questa modalità di riutilizzo dei contenitori. Nel Paese tedesco, per esempio, all’acquisto di una bottiglia d’acqua minerale o di birra, nel costo del prodotto viene indicato anche il cosiddetto ‘pfand’, letteralmente un deposito. La cifra è variabile a seconda del materiale di cui è composto il contenitore. Una volta bevuto il contenuto, l’acquirente può restituire al punto vendita la bottiglia vuota, ottenendo in cambio la restituzione del deposito.
Si tratta di poche decine di centesimi, ma che incentivano i consumatori a ‘rendere’ la bottiglia al negoziante, piuttosto che gettarla via. Le bottiglie possono infatti essere riutilizzate fino a 8-10 volte, se ben conservate.
La sperimentazione del vuoto a rendere in Italia riguarderà per ora solo i commercianti e i contenitori con un volume compreso tra 0,2 e 1,5 litri, bottiglie di birra e acqua minerale. I rivenditori che acquistano contenitori all’ingrosso, verseranno una micro-cauzione tra i 5 e i 30 centesimi di euro, a seconda del volume dell’imballaggio. La cifra sarà poi restituita dal grossista alla riconsegna dei contenitori vuoti.
Bar, ristoranti e alberghi che aderiscono al periodo di prova – che durerà un anno – potranno posizionare un particolare logo, un simbolo grafico all’ingresso per contrassegnare la loro scelta ‘green’.
Vuoto a rendere in Italia: esulta il Movimento
Stefano Vignaroli, deputato del Movimento 5 Stelle, in prima fila nella battaglia per l’introduzione del vuoto a rendere in Italia, commenta soddisfatto:
«Due anni dopo il Collegato ambientale e dopo mesi di pressioni finalmente il ministro dell’Ambiente Galletti ha messo la firma al regolamento che reintrodurrà il vuoto a rendere, frutto di una nostra battaglia di anni. Invitiamo i gestori dei bar a partecipare a questa che sarà una piccola ma significativa rivoluzione che permetterà di rendere il mercato più sostenibile e anche di attivare un circuito economico virtuoso».
Vignaroli è convinto che con la sola sperimentazione “riusciremo a ridurre notevolmente la produzione di imballaggi”. L’auspicio è che ora “le amministrazioni comunali si facciano attori di campagne di sensibilizzazione e informazione”.
Anche il Ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, ha commentato positivamente il risultato:
«Un Paese proiettato nell’economia circolare come l’Italia non può che guardare con interesse a una pratica come il vuoto a rendere, già diffusa con successo in altri Paesi. Questo decreto dà una possibilità a consumatori e imprese di scoprire una buona pratica che aiuta l’ambiente, produce meno rifiuti e fa risparmiare soldi».
Dal Ministero fanno inoltre sapere che la nuova norma prevede un sistema di monitoraggio per valutare i risultati della sperimentazione. Verranno presi in considerazione la fattibilità tecnico-economica del sistema, così come il suo impatto ambientale. A seconda dei risultati del test, il vuoto a rendere potrebbe essere esteso anche ad altri tipi di prodotto e tipologie di consumo.