“Surimi” in giapponese significa pesce tritato e infatti è formato da scarti di pesce tritati industrialmente, tra cui: nemipteri, il suri, lo sgombro, carpa asiatica, avanzi di lavorazione o ritagli industriali di pesce che durante il processo produttivo vengono tutti tritati. Ma se è polpa di granchio… il sapore di granchio?
Per gli appassionati del surimi dobbiamo sfatare questo mito, si tratta di pura illusione. Quello che ricorda il granchio altro non è che un mix di aromi artificiali come sale, zuccheri e polifosfati che oltretutto non fanno bene alla nostra salute se contenuti oltre una certa quantità.
Troviamo anche una percentuale di fecola di patate, utilizzata per ottimizzare la conservazione, l’albume dell’uovo, usato per chiarificare il prodotto e poi gli aromi artificiali al gusto di aragosta e granchio, il glutammato monosodico, un esaltatore di sapidità e l’olio di colza e l’olio di palma.
Quindi se parliamo di pesce, il surimi ne contiene davvero poco, circa il 40% , e di questa percentuale gran parte è fatta di scarti alimentari industriali. Il restante 60 % quindi è pieno di additivi, conservanti.Il nostro consiglio è di evitare questi prodotti di lavorazione industriale e scegliere sempre il pesce fresco e di stagione, possibilmente pescato e non di allevamento.
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