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13 donne innocenti sono morte in India. La causa? Le sterilizzazioni di massa…
Alcune volte ci si imbatte in notizie che hanno dell’incredibile. Non per la bizzarria dei fatti accaduti, ma per l’assurdità e la crudeltà che il genere umano, ancora una volta, dimostra di avere. La notizia non è esattamente nuova. Riguarda un fatto pochi mesi fa. Abbiamo deciso di parlarne perché su eventi di tale gravità non si può tacere, non si può far finta di niente. Siamo in India, dove nel novembre scorso 13 donne sono morte durante delle sterilizzazioni autorizzate dal governo nello stato del Chhattisgarh. Il Paese non è nuovo a queste “strategie” di controllo delle nascite.
Secondo alcune stime, infatti, si calcola che le sterilizzazioni del 2013 e 2014 sono state 4 milioni, per la maggior parte praticate sulle donne.
Sterilizzazioni: la barbara pratica in India
L’8 novembre del 2014, per l’appunto, più di 80 donne sono state sottoposte alla legatura delle tube in laparoscopia, una pratica abbastanza comune e diffusa. Sessanta di loro si sono sentite male poco dopo: cali di pressione, vomito e altri disturbi. Bilancio: 13 donne morte e 60 ricoverate, di cui 20 in gravi condizioni.
Da un rapporto preliminare è emerso che l’equipe medica governativa avrebbe usato del materiale medicinale scadente per le operazioni avvenute in una clinica privata del distretto di Bilaspur.
Quattro medici sarebbero stati sospesi e il primo ministro ha ordinato un’inchiesta.
Sterilizzazioni: centinaia i decessi
I decessi a seguito di interventi di sterilizzazione, purtroppo, sembrano non essere una novità in questo paese. Come si apprende da Repubblica, tra il 2009 e il 2012, il governo ha pagato risarcimenti alle famiglie di 568 donne morte dopo interventi di sterilizzazione. Si legge:
“Lo scorso anno le autorità di una località dell’India orientale erano state al centro di uno scandalo, scoppiato dopo che una rete tv aveva mostrato decine di donne prive di conoscenza scaricate in un campo dopo l’operazione. I responsabili si erano giustificati spiegando che l’ospedale locale non era attrezzato per far fronte a un numero così ingente di pazienti”.
Ma non è tutto. Le donne che si sottopongono alla procedura sono in genere provenienti da villaggi poveri che, per essere sterilizzate, ricevono in cambio somme di denaro. Esattamente 1.400 rupie, corrispondenti a circa 18 euro e utili a sfamare per un po’ la famiglia.
I medici vengono pagati a cottimo per queste operazioni che spesso vengono svolte in maniera frettolosa e trascurata. Due anni fa, rende noto The Guardian, la polizia di stato del Bihar ha arrestato tre uomini (finti medici) dopo aver eseguito un intervento chirurgico di sterilizzazione pasticciata senza anestesia su 53 donne, in due ore e in mezzo a un campo. Il sistema sanitario poi è carente: il disinfettante scarseggia e viene annacquato e l’incentivo diviene un’arma a doppio taglio.
Le sterilizzazioni come brutali “contraccettivi”
Il peso della contraccezione grava solo sulle donne. La vasectomia non è infatti socialmente accettata e, come afferma Kerry McBroom, direttore del programma Diritti riproduttivi dello Human Rights Law Network di Nuova Delhi, “il pagamento è una forma di coercizione, specialmente nelle comunità più marginali”.
Queste pratiche avvengono regolarmente in India da decenni e sono inserite all’interno di un programma nazionale di controllo delle nascite. Perché il governo non “investe” in altre campagne di contraccezione? Quanto sanno sulle conseguenze le donne che si sottopongono a questa procedura? Fin dove si può spingere il governo nel decidere la vita e la morte dei propri cittadini? Può essere considerato un ricatto morale dare soldi a una donna povera in cambio della sua maternità?
No. Soprattutto in questo caso, il fine non può giustificare i mezzi.
(Foto interna: s3-ak.buzzfeed)