Nessuno è esente dal rischio di incontrare nella vita circostanze che lo mettono nella condizione di vivere in solitudine, questo è vero, ma la solitudine ai tempi del Coronavirus è una piaga devastante, soprattutto per i soggetti più deboli e fragili.
In una Italia ferma per Covid-19 , grazie a una serie di misure sempre più stringenti che hanno limitato di molto le abitudini quotidiane dei cittadini, per tutelare la salute di tutti e contenere la diffusione di quello che è ormai una pandemia, un pensiero speciale va ai più soli.
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Gli anziani
Nel marasma del Coronavirus, non possono e non devono passare inosservate le parole rivolte dal Papa per non dimenticare gli anziani “che soffrono in questo momento in modo speciale. Si tratta-dice- di una solitudine interna molto grande e con tantissime paure“, invitando a pregare affinché il Signore sia loro vicino, sia vicino ai nostri nonni e dia loro la forza, “loro che danno la saggezza, ci hanno dato la vita e la storia”.
Gli anziani, infatti, non hanno tanto paura di morire, quanto la sensazione di essere profondamente soli, diversi, inferiori e, come tali, da “sacrificare” in caso di necessità.
L’importanza degli animali domestici contro la solitudine
Gli animali domestici come cani e gatti, soprattutto per chi è solo, come gli anziani, rappresentano una salvezza. Essi condividono il nostro stesso tetto e sono la migliore compagnia che si possa desiderare, per l’incredibile amore che ci donano incondizionatamente con il loro affetto, oltre ad essere un’eccezionale sorgente d’amore e gioia per chi ha la fortuna di averli accanto.
Gli animali domestici alleviano fortemente la solitudine, riducono l’ansia, la depressione, lo stress ma soprattutto sono in grado di comprenderci meglio di qualsiasi altro. Loro, infatti, sanno sempre come strapparci un sorriso e rappresentano un amico reattivo, un caro amico con cui “dialogare” e sfogare le angosce e paure.
I disabili e gli ammalati
Non dimentichiamoci dei disabili che continuano a fare quello che hanno sempre fatto: resistere in un mondo in cui non sembra esserci mai abbastanza posto, e non solo in tempi di pandemia.
Parliamo di disabili gravi che necessitano di assistenza continua, della spaventosa solitudine in cui sono lasciate molte famiglie.
Da L’Espresso un estratto del racconto di Sara Bonanno, mamma caregiver di Simone: “Stanotte l’ho passata in piedi perché mio figlio ha avuto due attacchi epilettici, ho dormito solo un’ora quando è venuto l’infermiere. Ho alle spalle 36 ore di veglia”.
Anche per i disabili meno gravi la situazione è disastrosa: la perdita di socialità, la chiusura dei centri diurni, delle scuole, il semplice stravolgimento di quella routine che dava sicurezza, è un cambiamento difficile da affrontare.
E come non abbracciare, seppur virtualmente, i malati oncologici, chi è colpito da malattie rare, le famiglie con malati terminali?
I senzatetto
Sono oltre 55 mila in Italia i senzatetto che vivono in stazione, nei sottopassaggi delle metro, sotto i ponti, al riparo dei portici delle città storiche… loro non hanno una casa in cui stare al riparo dai contagi, né un medico curante al quale rivolgersi.
Il fatto è che il corpo di chi vive per strada è una tela fragile, lacerata, indebolita da malattie accumulate negli anni, molte delle quali croniche e malcurate o non curate affatto.
La privazione del sonno, le dipendenze (da alcol, droghe), la fame, producono conseguenze devastanti su questi fragili individui che devono fare i conti anche con i verbali per violazione dell’articolo 650 codice penale.
Peccato che i destinatari di questi verbali siano clochard che, per definizione, non possono restare a casa perché una casa non ce l’hanno e che si vedono mettere il dito nella piaga nel momento in cui devono affrontare altri problemi: la chiusura di diverse mense, le limitazioni agli accessi ai dormitori, alla distribuzione di pasti caldi… emergenze, queste, cui le Regioni stanno cercando di far fronte.
La violenza domestica e il rischio psicologico degli Hikikomori
La convivenza forzata, l’instabilità socio-economica, l’isolamento tra le mura domestiche, purtroppo, possono comportare per donne e figli/e il rischio di una maggiore esposizione a violenza domestica e assistita.
Le restrizioni in corso, implicando una prolungata condivisione degli spazi con il maltrattante, rischiano di determinare non solo un aumento degli episodi di violenza ma anche un loro aggravamento.
A ciò si aggiunge la questione degli Hikikomori, ragazzi, per lo più maschi, compresi tra i 15 e i 25 anni, che non studiano e non lavorano, trascorrendo quasi tutto il tempo chiusi nelle loro camere da letto, non parlando con nessuno. Il rischio psicologico è legato ad un incremento delle sindromi ansiose incontrollate e della depressione.
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La solitudine del personale medico-infermieristico
Non dimentichiamoci mai che i problemi psicologici non affliggono solo chi resta a casa ma anche chi, ogni giorno, deve lasciarla per recarsi sul posto di lavoro e restarci più a lungo dei normali turni: parliamo di medici, infermieri e di tutto il personale sanitario che stanno compiendo sforzi enormi.
Essi sono i più soggetti al Burnout (esaurimento da lavoro), allo stress post-traumatico, ad ansia, insonnia e, purtroppo, suicidio, come avvenuto a Jesolo, ad un’infermiera 49enne che lavorava in un reparto di malati di Coronavirus.
I numeri verdi utili
Ecco i numeri verdi utili per fronteggiare l’emergenza Coronavirus:
- 1500 , numero di pubblica utilità del Ministero della Salute per informazioni di carattere generale sul Coronavirus
- 112 (Carabinieri)
- 113 (Polizia di Stato)
- 118 (Emergenza Sanitaria)
Ecco i numeri verdi regionali attivati per l’emergenza Nuovo Coronavirus utili a decongestionare le linee di emergenza e garantire rapida risposta a chi ha bisogno immediato di aiuto:
- Basilicata: 800 99 66 88
- Calabria: 800 76 76 76
- Campania: 800 90 96 99
- Emilia-Romagna: 800 033 033
- Friuli Venezia Giulia: 800 500 300
- Lazio: 800 11 88 00;
- Lombardia: 800 89 45 45
- Piemonte:800 19 20 20 attivo 24 ore su 24 oppure 800 333 444 attivo dal lunedì al venerdì, dalle ore 8 alle 20
- Provincia autonoma di Trento: 800 867 388
- Provincia autonoma di Bolzano: 800 751 751
- Puglia: 800 713 931 ; Sardegna: 800 311 377
- Sicilia: 800 45 87 87
- Toscana: 800 55 60 60
- Umbria: 800 63 63 63
- Val d’Aosta: 800 122 121
- Veneto: 800 462 340
Per segnalare violenze domestiche:
- 1522, Numero Nazionale Antiviolenza Donna, attivo 24 ore su 24 per tutto l’anno, accessibile gratuitamente da tutto il territorio nazionale