Sciami di locuste del deserto di proporzioni bibliche stanno invadendo l’Africa Orientale, radendo al suolo tutto ciò che trovano e devastando Kenya, Etiopia e Somalia.
Nell’anno dei 18 gradi in Antartide a febbraio, degli incendi in Australia e dell’emergenza globale Coronavirus, ora è la volta delle invasioni di questi insetti che stanno mettendo letteralmente in ginocchio il Corno d’Africa, piegando paesi già alle prese con fenomeni alluvionali e instabilità politica.
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Perché le locuste del deserto sono così pericolose?
Le locuste del deserto che oscurano i cieli dell’Africa Orientale sono lunghe in media 6-8 cm, viaggiano in sciami densi che possono contare fino a 80 milioni di esemplari per chilometro quadrato, possono vivere fino a 5 mesi, mentre le loro uova si schiudono in circa 2 settimane.
Ma perché sono così pericolose? Si tratta di insetti famelici e distruttivi, che minacciano non solo i raccolti ma anche il bestiame.
Si nutrono principalmente di mais e sorgo, dieta base della maggior parte delle popolazioni rurali africane, arrivando a mangiare quantitativi di cibo giornaliero pari all’incirca al loro peso.
Ma nel loro avanzamento, gli sciami divorano anche intere distese di foraggio e di savana, provocando ingenti danni alla zootecnia, dal momento che nelle aree colpite ci sono pastori nomadi che si muovono in funzione di piogge e pascoli.
Da tutto ciò si deduce la pericolosità del rapido avanzamento degli sciami, dato che il loro numero potrebbe aumentare di 500 volte entro giugno, innescando un’apocalisse.
Come chiarito da un documento della BBC Planet del 2017, questi insetti mangiano tutto ciò che di commestibile trovano lungo il loro cammino e, secondo il National Geographic, in un solo giorno, uno sciame di medie dimensioni può distruggere 192 milioni di chili di vegetazione, ossia la fornitura di cibo per migliaia di persone.
Nel loro irrefrenabile impulso a mangiare e riprodursi, le locuste del deserto hanno già distrutto centinaia di km quadrati di vegetazione e potrebbero diffondersi in Uganda, Sud Sudan e Tanzania in brevissimo tempo.
Parliamo di paesi che, oltre a siccità devastanti e alle inondazioni mortali del 2019, si troverebbero a fare i conti con quest’altro gravissimo problema, col rischio, oltretutto, che i raccolti appena seminati vengano spazzati via prima di dare i loro frutti.
L’influenza dei cambiamenti climatici sulle invasioni di locuste
In che modo i cambiamenti climatici influenzano le invasioni di locuste? Come riportato dall’autorevole National Geographic, il riscaldamento globale è il grande indiziato nell’aver dato lo start al fenomeno.
Questi insetti prosperano in periodi di umidità e piogge torrenziali che innescano la crescita di vegetazione negli habitat aridi dell’Africa e del Medio Oriente. A detta degli esperti, proprio il periodo di eccezionale umidità che ha colpito l’Africa e il Medio Oriente negli ultimi 18 mesi è tra i principali fattori responsabili del fenomeno.
A ciò si aggiunge la recente instabilità climatica correlata al “Nino Indiano“, un’irregolare oscillazione della temperatura superficiale dell’Oceano Indiano che, secondo molti climatologici, è coinvolta anche nell’ondata record di incendi in Australia.
La peggiore infestazione di locuste da decenni e come contrastarla
Le locuste del deserto, originarie di Africa, Medio Oriente e alcune parti dell’Asia, hanno tormentato i contadini per millenni. Non è un caso che la Bibbia le annoveri tra le piaghe d’Egitto.
Ma questa è senza ombra di dubbio la peggiore infestazione dell’Africa Orientale da decenni.
Secondo la FAO sono passati 25 anni da quando Etiopia e Somalia hanno vissuto un’invasione di questa portata, mentre il Kenya non vede così tante locuste da 70 anni.
La preoccupazione cresce anche per l’Uganda, in cui questo fenomeno non si verifica dagli anni 60.
Come si sta cercando di contrastare l’invasione delle locuste? C’è chi si è attrezzato con armi, sparando colpi di pistola per provare ad allontanare gli insetti, chi tenta di seminarli a suon di clacson, chi cibandosene.
In campo sono scesi soldati dell’esercito addestrati per spruzzare pesticidi con pompe mentre la migliore arma per contenere il fenomeno viene, al momento, dagli aerei che spruzzano dall’alto pesticidi.
In questa corsa contro il tempo, è importante agire tempestivamente con donazioni per arginare la rapida propagazione di questi insetti che rischia di trasformarsi in una catastrofe umanitaria.
Ad essa conseguirebbero nuove ondate di profughi, carestie, bambini e famiglie senza accesso ad acqua e servizi di salute, ma soprattutto colpiti da gravi forme di malnutrizione, senza contare la necessità di cura del bestiame e di sostegno materiale che va offerto alle vittime.