L’Ismea, Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare, ha messo all’asta ben 386 terreni agricoli abbandonati, sparsi in tutta Italia.
Parliamo di terreni situati per il 68% tra Sicilia, Puglia e Basilicata anche se a disposizione ci sono oltre 10 mila ettari, comprendenti Umbria, Toscana, Emilia, Veneto, Lombardia e Liguria.
Tra le tipologie colturali:
- 48% dei terreni è seminativo
- 22% adibito a prato e pascolo
- 8% boschivo
- 5% uliveti
- 5% agrumeti
- 4% vigneti
- 2%frutteti
- 4% altro
I potenziali acquirenti potranno, nella scelta del terreno, essere guidati dalla Banca nazionale delle terre agricole, in cui dal mezzogiorno del 19 febbraio sono presenti i terreni agricoli interessati.
La Banca serve a mappare tutti i terreni agricoli che si rendono via via disponibili, anche a seguito di abbandoni dell’attività produttiva e del prepensionamento, con l’obiettivo di raccoglierli e fornire tutte le informazioni utili sulle caratteristiche naturali, strutturali e e infrastrutturali e sulle modalità di acquisto.
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In soli 3 click i potenziali acquirenti possono candidarsi
Accedendo alla Banca nazionale delle terre agricole, è possibile compilare e inviare la manifestazione di interesse, entro il 19 arpile.
Tutti coloro che hanno effettuato la manifestazione di interesse riceveranno al loro indirizzo PEC (posta elettronica certificata) una lettera di invito a partecipare alla procedura di vendita del terreno.
E’ possibile acquistare dal 27 aprile all’11 giugno 2020,.
Il bando è aperto a tutti, ma si rivolge soprattutto ai giovani under 41 ai quali è consentito pagare il prezzo con rate semestrali o annuali per un periodo di 30 anni. Dalla sua istituzione, la Banca nazionale delle terre agricole ha venduto già 10.574 ettari.
Il ricavato della vendita di questi 286 terreni sarà interamente destinato a finanziare le iniziative dei giovani agricoltori, attraverso misure del Primo Insediamento, del Subentro e dell’Autoimprenditorialità.
L’importanza del ricambio generazionale agricolo secondo l’Imea
L’Ismea punta al ricambio generazionale in agricoltura e i dati non possono che darle ragione.
Il ritorno alla campagna delle nuove generazioni non è ascrivibile solo alla mancanza di alternative occupazionali ma anche e soprattutto ad una maggiore sensibilità verso la sostenibilità ambientale e ad una maggiore consapevolezza del legame cibo-territorio.
Intanto anche le immatricolazioni all’Università di Agraria crescono, con una media di 2000 iscrizioni in più a partire dal 2015.
Per l’Ismea il ricambio generazionale in agricoltura è indispensabile non solo per il mantenimento di un tessuto socio-economico di tante aree rurali del territorio a rischio spopolamento, ma anche per imprimere all’agricoltura una spinta all’innovazione e agli investimenti, sempre più vitali per rispondere alle nuove sfide.