Indice dei contenuti
La rivoluzione digitale del XXI Sec.
Siamo in una fase di rivoluzione digitale totale, e molti di noi non si riescono a rendere conto della portata storica di questo passo. Come in tutti i momenti di trapasso, vengono coinvolti valori, usi, costumi, atteggiamenti e tutto ciò che veniva considerato “normale” per un’epoca non lo è più per un’altra.
I più riescono solamente a prendere atto del fatto che vi sono nuove opportunità e che tutti abbiamo molte più possibilità rispetto al passato. Se da un lato è vero, dall’altro bisogna fare attenzione a non perdere di vista la stella polare della socialità; tutta la tecnologia, il progresso, i socials, perdono di valore se non ci permettono di sviluppare la fondamentale caratteristica dell’uomo, quella che lo rende un animale sociale e gli fa esprimere al massimo le proprie potenzialità nel gruppo sociale di appartenenza.
Educazione Civica Digitale
In questo articolo vogliamo ribadire la necessità di una “ educazione civica digitale “, come la chiama il nostro amico Rudy Bandiera, docente, esperto di digital e formazione digitale. Perchè la rivoluzione digitale, per essere tale, va anche gestita e moderata.
I bambini e tra divertimento analogico e divertimento digitale
Argomento delicatissimo e pieno di trappole: per quello che riguarda la tenerissima età, quindi bimbi da neonati fino alla scuola elementare, crediamo che vada incentivato sempre di più lo sviluppo del divertimento analogico o divertimento offline, lo sfogo fisico all’aria aperta, l’interazione con i propri compagni di scuole e non.
Il vivere nei gruppi sociali o sportivi apporta una serie di benefici e di regole non scritte che non possono far altro che formare in maniera positiva carattere dei giovani soggetti.
Bambini, smartphone e device elettronici
Abbiamo già parlato dei pericoli della dipendenza da smartphone che può colpire specialmente i più piccoli in questo articolo.
Facciamo un passo indietro: quanti di noi utilizzano come passatempo il proprio smartphone? Moltissimi. Ma noi “ grandi “ abbiamo degli strumenti cognitivi che le nuove generazioni non hanno e che devono imparare a formarsi.
Soprattutto in tenerissima età (0-3) è sicuramente un gravissimo errore mollare uno strumento come uno smartphone o un tablet ad un bimbo e lasciare che vi interagisca da solo. Può portare gravi problemi a livello cognitivo e difficoltà di linguaggio. Spingiamo i nostri bimbi fin dai primi giorni di vita, ad avere dimestichezza invece con i libri, con la musica, con i colori, facendo così sviluppare la loro innata propensione alla fantasia, all’immaginazione, che sono la linfa vitale del cervello dei bambini.
Rivoluzione tecnologica significa anche imparare a gestire e ad interagire con gli strumenti che questa ci offre. Anche il rapporto con la televisione e il video va gestito in maniera corretta; innanzitutto, la tv va guardata sia per un tempo limitato sia alla giusta distanza, che di solito è minimo 2 volte la bisettrice del dispositivo. Inoltre, non sempre il riprodurre in formato video un contenuto può essere “formativo”.
Pensiamo ad esempio ad un video di una canzone per bambini: se conosciamo quella canzone possiamo immaginare lo svolgersi e lo svilupparsi della storia in mille modi diversi; ma nel momento che lo vediamo raffigurato attraverso un video sarà sempre quella poi l’interpretazione che il nostro cervello darà a quella storia o a quella canzone.
Quando dare uno smartphone al proprio figlio e come gestirlo
E’ normale che non vi possano essere regole ferree in questo campo. La maggior parte dei genitori tende a lasciare lo smartphone ai propri figli verso 11-12 anni, cioè alle scuole medie. Pare essere l’età più appropriata per sviluppo cognitivo, necessità e socialità.
Non ci sono APP o giochi che andrebbero evitati a priori, anche se sarebbe meglio dotarsi di sistemi di sicurezza che tengano lontano i giovani da siti o sistemi pericolosi tipo il famigerato Blue Whale. Anche se c’è da ricordarsi le scene grottesche e l’aumento vertiginoso di incidenti dovuto al grande successo dei più giovani della app Pokemon Go.
A tal proposito anche qui, dovremmo realizzare che finché un adolescente è tale, va, anche all’interno della rivoluzione digitale, controllato e indirizzato al meglio, proprio come facevano i nostri genitori quando venivano a sbirciare nei nostri luoghi di incontro per vedere cosa facevamo o chi frequentavamo.
E’ di questi giorni la notizia che in Germania si è ricorso ad una soluzione estrema come quella delle giacche imbottite di sabbia per calmare i ragazzi con meno concentrazione e classificati come “iperattivi”.
Lasciamo a voi i giudizi, ma pensiamo che si è voluto usare una soluzione tampone molto sbrigativa quando atteggiamenti devianti o la mancanza di attenzione siano problemi che vanno studiati più a fondo e prevenuti. Ad esempio uno studio recente ha dimostrato che le lezioni all’aperto sono un ottimo aiuto per mantenere la concentrazione.
Ragazzi, App, YouTube e dipendenze
Chi non ha mai avuto a che fare con un adolescente in trip continuo da YouTube? Pare che la vita esista solo li dentro! E infatti, purtroppo, per alcuni casi, questa situazione può creare dei cortocircuiti che possono segnare la crescita di un giovane.
Chiaro che i ragazzi hanno voglia di svago, di divertimento, ma a tutto c’è un limite. Ed è qui che deve intervenire il genitore fissando dei paletti che possano guidare l’uso della tecnologia attraverso equilibrio e disciplina.
Non siamo bacchettoni, non siamo allarmisti, ma solo realisti. Come tutte le cose buone, come la cioccolata, i peperoni, il buon vino, si devono fissare dei limiti. E spesso il “genitore 2.0” non riesce a fissarli per convenienza o per incompetenza che sia. Pensate che ai corsi di educazione civica digitale di Rudy Bandiera, organizzati sia per i ragazzi che i genitori, molti di quest’ultimi non si presentano perché già “sicuri di sapere tutto”.
Dietro a questo approccio sbagliato poi si nascondono una nuova serie di problemi adolescenziali, perché i ragazzi che non hanno vissuto delle esperienze reali e che si sono rifugiati esclusivamente nel digitale provano un senso di spaesamento di fronte alle minime responsabilità e ai reali problemi della vita. Ecco l’anello della catena mancante, o che rischia di mancare in queste nuove generazioni; degli strumenti che limitino la portata della rivoluzione digitale e uno spirito critico che i genitori devono saper donare ai figli per poter vivere al meglio la propria vita.
La responsabilità della comunicazione e rivoluzione digitale
Se è vero che cambiano i valori e i termini, è anche giusto però non invertire i significati e le valenze quando le applichiamo alle situazioni della nuova rivoluzione digitale.
Guardate questo articolo che descrive le qualità di alcuni giochi:
Noterete che in questi articoli, la qualità della dipendenza, sia un requisito esaltato e messo in evidenza in maniera assolutamente positiva! Non solo. Da come scrivono sembra che proprio gli utenti vadano a cercare questa qualità per scegliere un gioco o un app da intrattenimento, e questo è un segnale di quei cortocircuiti di cui parlavamo prima.
Le tre generazioni al confronto della rivoluzione digitale
Nel suo primo libro Rischi e Opportunità del Web 3.0, Rudy Bandiera ci spiega che “siamo immersi in un mondo in costante e fluido cambiamento e, siamo divisi ormai in tre grosse macro categorie di persone.”
Nativi analogici
Quelle persone nate “troppo presto” per poter godere appieno della rivoluzione digitale e della tecnologia mobile e dell’informatica, di Internet e di Google. Le persone che si sono ritrovate in età avanzata in piena rivoluzione, senza essere in grado di capire la tecnologia perché troppo distante dal mondo precedente, dal mondo che hanno sempre vissuto.
Ibridi tecno-analogici
Poi ci sono quelli nati a cavallo tra due generazioni, tra l’inizio e la fine degli anni ’70, quelli che di fatto hanno vissuto una metà della loro vita offline e metà online.
Sono quelli che oggi hanno attorno ai 40 anni, che sanno benissimo che cos’era la vita prima del cellulare e che hanno le idee chiare su quello che accade oggi nel mondo della tecnologia.
Sono la generazione più fortunata: non troppo giovani da avere vissuto il mondo offline, e non vecchi per il mondo online.
Nativi digitali
Poi ci sono i nativi digitali, il fenomeno di tutti quei ragazzi nati in piena esplosione della Rete. Quella generazione che non dice “mi compro un album” ma dice “mi scarico un album”.
Quella generazione che non ha la concezione di quello che fosse il mondo fino a poco più di 10 anni fa: quelli che sono nati con il cellulare all’orecchio, che non sanno cosa sia Encarta perché hanno Wikipedia e che, tanto meno, non sanno cosa sia stata la Treccani perché hanno Google.
La nuova visione del futuro
Quindi sta alla generazione di mezzo riuscire a far da tramite, ad essere l’anello mancante della catena che possa trasportare quei valori così importanti e fondamentali del mondo analogico nel presente e futuro del mondo digitale.
Riuscendo a percepire la rivoluzione digitale come un semplice mezzo per mantenere vivi i propri valori originali, e tenendo sempre ben saldi quali sono i propri fini, le generazioni a confronto potranno trovare la giusta maniera di compenetrarsi ed apprezzarsi nelle proprie differenze, per creare un mondo che sia ancora umano e meno freddo e computerizzato. Per compiere, davvero, l’ennesima rivoluzione.