Certi storie drammatiche sembrano non avere mai la possibilità di un lieto fine. Fino ad oggi almeno. Perchè grazie alla volontà e all’impegno di alcuni attori sociali come Onlus e ASL Toscana, oggi, tornare a camminare, nonostante gli arti paralizzati, pare essere un sogno realizzabile grazie all’aiuto di una tecnologia chiamata ReWalk.
Questo è l’obiettivo del progetto Rewalk, partito concretamente da pochi giorni a Grosseto, grazie alla sinergia tra l’associazione Tutto Possibile onlus con il presidente Massimo Lattanzi e la Asl Toscana sud est, che prevede l’utilizzo da parte di pazienti con arti inferiori paralizzati, a causa di particolari lesioni del midollo spinale, di un esoscheletro per poter acquisire nuovamente la capacità di deambulazione, in parziale autonomia.
Proprio l’autonomia è stata messa al centro del progetto, perchè la varie barriere architettoniche presenti nei percorsi di vita quotidiana, la voglia di tornare a camminare e allo stesso tempo migliorare tutte le attività metaboliche del corpo, l’autostima, l’autonomia, e non ultimo la possibilità di eseguire attività lavorative in posizione eretta, sono tutto elementi reali e concreti dell’esperienza di persone diversamente abili.
ReWalk: l’esoscheletro robotico che rimette in piedi le persone
L’esoscheletro è una struttura robotizzata chiamata ReWalk: si tratta di un tutore che viene indossato dalla persona e che, attivato tramite un software dedicato, trasmette alla parte inferiore dell’ausilio robotico degli impulsi. In tal modo il paziente, con il supporto di stampelle, riesce a camminare e anche a fare le scale.
Progettato per un uso continuativo per la deambulazione, il sistema alimentato a batteria presenta un esoscheletro leggero e indossabile con motori sulle articolazioni dell’anca e del ginocchio.
Il ReWalker controlla il movimento del corpo usando sottili cambiamenti nel suo centro di gravità.
Un’inclinazione in avanti della parte superiore del corpo viene rilevata dal sistema che avvia il primo passo, e il ripetuto spostamento del corpo genera una sequenza di passaggi che imita un’andatura naturale e funzionale delle gambe.
La formazione di un progetto di solidarietà a lungo termine
Il progetto ha preso il via con la prima fase di formazione dei professionisti della riabilitazione che dovranno insegnare a loro volta l’utilizzo del Rewalk a pazienti selezionati.
E’ un momento fondamentale per ottenere una conoscenza completa del sistema da trasferire poi ai futuri utilizzatori e alle persone che li sosterranno per un uso appropriato dell’esoscheletro.
La formazione è consistita in due giornate, dedicate in parte all’aspetto teorico e in parte alla pratica, grazie alla disponibilità di due pazienti selezionati con i quali è stato possibile vedere, verificare in tempo reale e capire in dettaglio i meccanismi di funzionamento.
La situazione e le potenzialità in Italia
“Sono circa 80.000 in Italia le persone affette da danno midollare, molti tra loro sono giovani. L’opportunità di poter usufruire del potenziale tecnologico dell’esoscheletro per la deambulazione di persone in carrozzina è rivoluzionaria perché permetterà di recuperare le funzioni perse a seguito della patologia, recuperando la possibilità di stare in piedi e camminare.
Alla luce di questo, con l’esoscheletro la qualità della vita di queste persone migliorerà notevolmente, sia nelle funzioni quotidiane che per quanto concerne partecipazione e relazioni sociali – afferma Marcella Biagi, dirigente delle Professioni sanitarie della riabilitazione del Dipartimento delle professioni tecnico sanitarie, della Riabilitazione, della Prevenzione della Asl sud est, diretto dalla dottoressa Daniela Cardelli, e referente per la fase progettuale .
La sperimentazione, coordinata dalla dottoressa Lucia Lenzi, direttore del Dipartimento tecnico scientifico della Riabilitazione e responsabile clinico, è stata approvata dal Comitato etico etico locale, come tutte le sperimentazioni cliniche ed è stata portata avanti insieme alla dottoressa Sandra Bianchini, responsabile dell’Ufficio ricerca clinica.
Il primo incontro formativo è stato organizzato da Lucia Lenzi e Marcella Biagi insieme al fisiatra Massimo Groppi, oltre a un tecnico della ditta che produce il tutore.
“La realizzazione del progetto si basa su un protocollo clinico che prevede dei criteri di inclusione, ma anche di esclusione per fattori di rischio, dei possibili pazienti. Per cui non tutte le persone potranno essere inserite nella sperimentazione – afferma Lenzi -.
Il recupero della deambulazione tramite esoscheletro robotizzato è già stato implementato in molti studi e centri di ricerca con risultati soddisfacenti, fino all’uso dello stesso nella vita quotidiana e attività podistiche, sempre di gruppi sperimentali”.
L’auspicio è che l’esempio di questa iniziativa nel territorio grossetano, venga ripresa, sviluppata ed estesa anche ad altre località italiane.
Fonte: grossetonotizie.com
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