Indice dei contenuti
- 0.1 Il dispositivo Dukic “Tre D” è un concentrato di tecnologia ed è protetto da due brevetti a livello Internazionale per ridurre le emissioni inquinanti dei veicoli.
- 0.2 I dispositivi Fap e le nanoparticelle che fanno male alla salute
- 0.3 Le nanoparticelle, invece, superano le barriere più superficiali del nostro corpo, penetrando nei polmoni, nel sangue e infine negli organi.
- 1 Dispositivo Dukic: una possibile soluzione ai problemi dei filtri antiparticolato
Il dispositivo Dukic “Tre D” è un concentrato di tecnologia ed è protetto da due brevetti a livello Internazionale per ridurre le emissioni inquinanti dei veicoli.
Stiamo parlando di un dispositivo antiparticolato che lavora tramite un principio elettromagnetico che migliora la combustione e che va installato a monte del sistema di iniezione del motore diesel dopo aver acquistato l’auto. È questo, in sintesi, il dispositivo Dukic.
Una tecnologia che, nonostante ripetute battaglie e ricorsi, è ancora in attesa, non dell’omologazione, che è stata ottenuta il 14 luglio 2008; ma del numero dell’omologazione stessa, da parte del Ministero, fatto che le impedisce di svolgere appieno il proprio lavoro.
In definitiva, il Dukic “Tre D” è un dispositivo che mira a ridurre le emissioni nocive dei veicoli in genere, come vedrete dalla documentazione tecnica inserita nell’articolo, salvando l’ambiente e vite umane.
I dispositivi Fap e le nanoparticelle che fanno male alla salute
Ogni anno, in Europa, muoiono quasi 500mila persone a causa dell’inquinamento.
Quando il motore di un’auto brucia il combustibile, emette delle polveri sottili che danneggiano in maniera significativa la qualità dell’aria. I FAP, filtri antiparticolato, nascono come soluzione a questo problema: ridurre gli inquinanti emessi dai veicoli.
Montati sulle macchine diesel più moderne (euro 4, euro 5 ed euro 6), dovrebbero consentire ai mezzi di circolare liberamente e in maniera pulita nelle città. Ma non tutti concordano sulla loro efficacia.
Il dottor Stefano Montanari, esperto in nanopatologie, afferma da anni che questi sistemi non solo non proteggerebbero dall’inquinamento, ma produrrebbero delle nanoparticelle ancora più pericolose per la salute umana.
Intervistato da Pelazza, delle Iene, il dottore ha spiegato infatti che se è vero che inizialmente questi filtri evitano l’immissione di particolato nell’ambiente, è altresì vero che, in un secondo momento, queste stesse particelle vengono sminuzzate e reimmesse nell’ambiente. Con conseguenze ancora più gravi per la salute umana.
Particelle inquinanti (PM10) meno fini e sottili che al contrario non penetrano nell’organismo, rimanendo bloccate nelle cavità nasali.
Le nanoparticelle, invece, superano le barriere più superficiali del nostro corpo, penetrando nei polmoni, nel sangue e infine negli organi.
Ad oggi, purtroppo, l’Italia è il paese europeo dove l’inquinamento uccide di più, secondo un nuovo studio che mette al centro della ricerca l’ossido di azoto (NOx) e il Biossido (NO2).
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Una situazione che è andata avanti in silenzio per anni, fino a quando nel 2015 il Procuratore della Repubblica Giuseppe Pignatone ha scritto agli allora Ministri competenti, lanciando un allarme sull’estrema pericolosità dei FAP – filtri antiparticolato – per la qualità dell’aria e per la salute umana.
Argomento ripreso recentemente anche da “ il Fatto Quotidiano” dopo l’uscita di una ricerca universitaria svedese; lo stesso giornale parla di “incredibile silenzio attorno all’inchiesta romana sui filtri anti-particolato per i diesel (Fap) che coinvolge tre alti dirigenti del Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture.”
Dispositivo Dukic: una possibile soluzione ai problemi dei filtri antiparticolato
Per risolvere questo problema, come abbiamo detto in precedenza, un’azienda veneta ha creato il dispositivo Dukic, un sistema alternativo capace di ridurre la produzione del nanoparticolato.
Purtroppo, in questi anni l’azienda è stata ostacolata in tutti i modi possibili nel normale esercizio del proprio lavoro; non è bastato aver collaborato con Enti e Istituzioni di primo livello e aver fornito i propri sistemi ad esempio al Parco del Gran Paradiso, al Comune di Venezia, all’ Azienda Toto per i lavori della famosa Variante di Valico ( vedi o scarica i doc. 1 e 2 ).
Nonostante ciò, ha dovuto intraprendere una vera e propria battaglia legale per far riconoscere ufficialmente la capacità del dispositivo Dukic di ridurre la produzione degli inquinanti. ( come CO, CO2, NO, NO2, HC, PM 10 ).
La motivazione del Ministero? L’assenza del certificato di durabilità.
Cos’è la prova di durabilità e la “scusa” per bloccare il dispositivo Dukic
Per capire meglio la situazione, è opportuno spiegare in cosa consiste una prova di durabilità ”ai fini dell’accumulo della massa di particolato”, come cita il D.M 42
La prova di durabilità è un test che dovrebbe garantire il funzionamento ottimale del filtro, anche dopo che il veicolo ha percorso 50mila o 100mila km. Questo tipo di certificazione, comunque, non assicura la capacità dei filtri di trattenere nanoparticolati.
Stando a quanto emerso dall’inchiesta delle Iene, sembra che il certificato di durabilità non sia mai stato chiesto alle ditte produttrici dei filtri antiparticolato (FAP) ma, che ci si sia accontentati di un’autocertificazione. Cosa che invece non è avvenuta con l’azienda vicentina! Due pesi e due misure, dunque, a netto svantaggio dell’azienda vicentina.
Il dispositivo Dukic, per di più, non può ottenere un certificato di durabilità “ai fini dell’accumulo della massa di particolato” perché il meccanismo non è un filtro su cui effettuare i test ma, è un dispositivo che produce effetti sul carburante e non intercetta i gas di scarico.
La tecnologia non lo prevede; per intenderci, sarebbe come presumere di fare un elettrocardiogramma ad un tavolo, un esame perfettamente inutile in quanto viene a mancare proprio l’organo da esaminare! La questione ha dato così il via a una querelle legale tra la Dukic e il Ministero che va avanti dal 2008.
Ma il dispositivo Dukic blocca veramente le emissioni di nanoparticolati?
In realtà, il dispositivo eviterebbe quasi del tutto la produzione di una serie di inquinanti come abbiamo specificato.
Il centro prove autoveicoli di Bari che svolge le omologazioni per il Ministero ha provato l’efficacia della tecnologia. Rilevando un’incredibile riduzione degli inquinanti dopo il montaggio del dispositivo Dukic. Allo stesso modo il Centro Prove di Modena di cui alleghiamo la documentazione con esito.
Non solo inquinamento
Chiunque oggi, leggendo qualsiasi forum di vetture e automobili, può capire che il FAP ( filtro antiparticolato ) genera grandissimi problemi dal punto di vista non solo ambientale, ma anche di sostenibilità e manutenzione delle vetture. Visto che questo tende con l’utilizzo ad ostruirsi, per cui è prevista la sua “autorigenerazione”, ma a che prezzo?
A parte il problema della rigenerazione in sé, con situazioni davvero imbarazzanti e sconvenienti , ci possono essere effetti più gravi sul medio-lungo periodo.
In una serie di vetture, soprattutto nei motori diesel con la prima generazione di FAP, molte officine hanno consigliato di rimuovere il sistema e anche la valvola EGR, rimappando poi la centralina per evitare appunto l’intasamento del Fap e ulteriori noie alla manutenzione del motore; spesso però con questa operazione si va incontro a una serie di rischi e conseguenze, compreso quella di perdere l’omologazione del veicolo!!
Nelle vetture con i Fap di ultima generazione invece, il problema dell’ “intasamento” sembra essere stato superato da un settaggio della centralina, con più frequenti rigenerazioni del Fap. Ma, questo come abbiamo visto, a lungo andare diventa controproducente per la salute generale del motore.
Omologazione dei dispositivi antiparticolato e loro integrazione
Il prodotto della Dukic Day Dream è quindi omologato tecnicamente dal Ministero e fornisce la garanzia necessaria per l’installazione e l’utilizzo; il problema che ha avuto l’azienda, è stato quello di non poter “trasformare” i vecchi diesel euro 2 in euro 3/4, non avendo ricevuto il numero di omologa dal Ministero dei Trasporti.
Un Ministero che applica alla Dukic regole inapplicabili al sistema stesso, non applica le stesse regole per l’utilizzo dei Fap, e che potenzialmente hanno portato a un inquinamento notevolmente maggiorato in questi anni in cui il dispositivo della Dukic, poteva essere non solo adoperato, ma anche ulteriormente sviluppato e perfezionato.
Tra l’altro, tutto ciò ha generato indirettamente una sorta di “guerra” Fap-Dukic, mentre in realtà la situazione ottimale sarebbe stata quella di far convivere entrambi i sistemi, proprio perché uno lavora a monte (Dukic) e l’altro a valle ( Fap ) del processo di combustione. Proprio come avviene oggi per tutte quelle vetture che scelgono, liberamente e legalmente, di dotarsi del sistema Dukic.
Gli ultimi aggiornamenti
A Aprile di quest’anno, il giudice per le indagini preliminari ha richiesto il rinvio a giudizio per i tre funzionari del Ministero che per anni hanno negato il numero di omologazione al dispositivo, impedendo alle persone di adoperare una soluzione magari più conveniente ed efficace di quelle presenti sul mercato.Una prima piccola vittoria per la Dukic? Si vedrà il 18 ottobre, giorno della data dell’udienza preliminare di fronte al GIP. vedi 1 , 2 , 3
Nel frattempo resta la consapevolezza che i filtri Fap, in circolazione da 10 anni, potrebbero essere estremamente dannosi per la salute. E il Ministero non ha ancora preso provvedimenti per risolvere il problema.