Le meduse sono il terrore di molti bagnanti. Le sostanze urticanti in esse contenute, infatti, generano una reazione cutanea dolorosa e molto fastidiosa a cui tutti vorremmo sottrarci!
Nonostante ci siano numerosi rimedi naturali per intervenire e ridurre prurito e bruciore derivante dal contatto con questi animali, nessuno può dirsi “felice” di incontrare una medusa!
Eppure, alcuni studiosi hanno iniziato a considerare questi animaletti marini gelatinosi una risorsa alimentare. Lo spiega una ricerca pubblicata nel numero di giugno della newsletter italiana dell’Agenzia europea sulla sicurezza alimentare (Efsa).
Secondo Antonella Leone, del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr, Inspa-Lecce): “Recenti dati hanno infatti evidenziato particolari proprietà biologiche delle meduse, confermando così scientificamente il loro utilizzo culinario e farmaceutico nel Sud-est asiatico, consolidato da millenni. Si tratta di un alimento a basso contenuto calorico: le meduse sono interamente composte da acqua, sali minerali e proteine, con quantità minime di lipidi”.
In alcune specie, inoltre, la presenza di microalghe endosimbionti arricchirebbe i tessuti di questi animali di acidi grassi omega-3 e omega-6. Molte proteine e pochissimi carboidrati e calorie: 100 grammi di meduse forniscono un apporto calorico inferiore a 20 Kcal.
Per chi teme l’accumulo di metalli pesanti, sembra che le probabilità di “contaminazione” siano molto basse, visto che il ciclo di vita di questi organismi spesso è inferiore a un anno.
Naturalmente, questo non significa che, secondo gli scienziati, tutte le meduse presenti nei nostri mari siano una possibile fonte alimentare. Anzi.
Le meduse commestibili, infatti, sono pescate e vendute soprattutto nei Paesi del Sud-Est Asiatico. L’aumento della domanda, unitamente alla diminuzione delle specie più pregiate, ha portato alla proliferazione di altre tipologie, pescate in altri Paesi ed esportate in tutto il mondo. Secondo un recente studio, il 70-100% dei prodotti non contiene la specie edule più pregiata (Rhopilema esculentum), come dichiarato in etichetta, ma specie differenti, talvolta anche la Pelagia noctiluca, la più comune e urticante del Mediterraneo.
La presenza di sostanze urticanti, tipiche del phylum, e la continua scoperta di nuove meduse, fanno sapere gli esperti, impone quindi una grande prudenza.
Nell’Ue, inoltre, la possibilità di utilizzare le meduse in campo alimentare è subordinata alla valutazione dell’applicabilità del regolamento 258/97, che prevede la preventiva autorizzazione a livello europeo per tutti i “nuovi” alimenti.
Chi appoggia questa teoria afferma che, con l’acquisizione di adeguate conoscenze e con lo sviluppo di metodologie per il processamento e la conservazione, questi organismi potrebbero diventare una risorsa in termini di sostenibilità alimentare.
C’è da chiedersi però quanto sia realmente sostenibile visto che, come accennato prima, le specie commestibili e più pregiate sono già diminuite di numero per la crescente domanda.
Se siete curiosi di sapere qualcosa in più su questi organismi, potete leggere il nostro articolo: https://www.ambientebio.it/11-cose-affascinanti-che-non-tutti-sanno-sulle-meduse/
(Foto: LisaW123)