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Amla, Haritaki e Bibhitaki sono i tre frutti utilizzati nella medicina Ayurvedica, che compongono la cosiddetta Triphala. Ecco tutti i loro benefici.
Tre frutti, di tre piante indiane, utilizzati nella medicina Ayurvedica e che promettono longevità, salute cardiovascolare e riduzione del grasso corporeo. Conosciamo insieme composizione e proprietà della Triphala.
In questi ultimi anni, in Italia, si sta sentendo molto parlare di Ayurvedica. Letteralmente “medicina della vita”, la medicina Ayurvedica è praticata in India negli ultimi 5mila anni. È un sistema che combina insieme terapie naturali e trattamenti personalizzati che puntano a rafforzare tre elementi fondamentali: corpo, mente e spirito. È l’equilibrio tra questi tre elementi che porta al benessere dell’individuo.
In Italia questa filosofia e questi prodotti stanno iniziando a prendere piede da poco tempo. Che siate tra gli estimatori o tra i contrari a questa particolare forma di medicina naturale, è interessante analizzare alcune delle miscele usate, fatte di erbe e frutti naturali.
Oggi conosceremo insieme il Triphala.
In un articolo comparso sul quotidiano La Stampa, si legge come il Triphala sia un composto molto antico, che nasce dalla combinazione di tre piante principali, sconosciute in occidente: l’Amla, l’Haritaki e il Bibhitaki.
Vediamo una ad una, le caratteristiche di queste 3 piante.
Amla
L’amla, o amalaki, è chiamata anche uva spina indiana. Comunemente le viene attribuita la proprietà di potente antiossidante. Ha un alto contenuto di vitamina C naturale. Il suo uso è generalmente indicato per proteggere il tratto intestinale dai radicali liberi e dallo stress ossidativo.
In base a una ricerca condotta presso l’Istituto Niwa di Studi Immunologici del Giappone, si è potuto evidenziare come l’Amla, grazie al suo elevato contenuto di SOD, superossido dismutase, funga da vero e proprio spazzino nel nostro organismo. Sembra inoltre particolarmente efficace nell’evitare l’insorgenza degli effetti negativi causati da metalli pesanti, compreso il Nichel. Inoltre, sembra che aumenti il numero di globuli rossi nel sangue, riducendo l’eventuale ostruzione delle arterie.
Haritaki
L’haritaki è considerata la pianta sacra del dio Shiva. Sembra abbia spiccate proprietà lassative e depurative. È utilizzata, infatti, per pulire gli organi dalle tossine e per inibire la crescita di batteri benefici produttori di acido lattico. Tra tutti e tre gli elementi presenti nella Triphala, sembra che l’Haritaki sia l’antiossidante più potente. Inoltre, sembra che abbia la capacità di stabilizzare la pressione sanguigna.
Bibhitaki
Ecco il nostro ultimo costituente della Triphala: il Bibhitaki. Sembra che questo particolare frutto inibisca la formazione di calcoli, migliori la vista e aiuti a prevenire l’accumulo di grasso sia a livello epatico che di cuore. Non solo, proteggerebbe il tratto gastrointestinale da microbi nocivi e tossine, inibendo la crescita di ceppi di Salmonella.
Sull’efficacia di alcuni metodi della medicina Ayurvedica abbiamo già accennato in un nostro precedente articolo. Sulle proprietà di ciascuno degli elementi che costituiscono il Triphala, esistono degli studi scientifici. Uno, in particolare, dimostra la capacità dell’Amla e dell’Haritaki di abbassare il livello di colesterolo nel sangue.
Per quanti volessero approfondire l’argomento e hanno dimestichezza con l’inglese, a questo link è disponibile una ricerca scientifica che valida le teorie sulle proprietà benefiche di questo prodotto della medicina Ayurvedica.
Foto: Manikandan.nature