Ricercatori dell’Università della Malesia e della Wayne State University School of Medicine confermano i buoni risultati di precedenti studi sulle proprietà antitumorali della graviola. Ma è ancora presto per parlare di una cura…
La graviola come alleata contro il cancro? Questo frutto tropicale, detto anche Guanabana (nome scientifico: Annona muricata) è stato a lungo analizzato perché i suoi principi attivi avrebbero proprietà antitumorali. In un precedente articolo, vi avevamo parlato degli studi del National Cancer Institute Uk e dell’Università di Purdue.
All’epoca scrivevamo che mancano ancora dei test estesi sugli esseri umani per poter parlare effettivamente di una vera e propria medicina anticancro. Ed è ancora così, purtroppo.
Nel frattempo, però, la ricerca prosegue. E alcuni studiosi sono giunti a conclusioni estremamente interessanti.
Indice dei contenuti
Graviola e cancro al seno: lo studio malese
5 ricercatori della Facoltà di Biomedicina e di Scienze Biomolecolari dell’Università della Malesia hanno pubblicato uno studio sugli effetti anti-proliferativi e anti-cancro dell’Annona muricata. Nello specifico, hanno analizzato l’azione dell’estratto crudo sulle cellule di cancro al seno.
La premessa da cui partono è interessante:
“Annona muricata Linn, della famiglia delle Annonacee, possiede molti benefici terapeutici come riportato in diversi studi”, scrivono. Sarebbe infatti “utilizzata in molte culture per trattare diversi disturbi come mal di testa, insonnia e reumatismi”.
Accennano poi al fatto che la graviola sia impiegata come trattamento per il cancro. Ma, spiegano, l’Annona muricata “ottenuta da diverse aree di coltivazione non offrono necessariamente gli stessi effetti terapeutici sul cancro al seno”.
Ecco perché hanno voluto analizzare questi effetti più dettagliatamente. Per riuscirci hanno utilizzato l’estratto dalle foglie della pianta (B1 AMCE) su determinate linee cellulari (MCF-7, MDA-MB-231 e 4 T1, le loro sigle) di cancro al seno nei topi.
«I campioni di estratto crudo di Annona muricata hanno mostrato diversi livelli di citotossicità [l’effetto di indurre danno a una cellula, ndr] sulle linee cellulari. Il B1 AMCE ha ridotto la taglia e il peso del tumore, mostrando proprietà anti-metastatiche, inducendo apoptosi [morte cellulare, ndr] in vitro e in vivo sulle cellule 4 T1».
I ricercatori hanno concluso che l’estratto B1 AMCE “è un candidato promettente per il trattamento sul cancro”.
Per consultare lo studio, clicca qui.
Graviola e cancro alla prostata: la ricerca americana
Un secondo studio è stato pubblicato nell’aprile di quest’anno. Condotto dai dipartimenti di Nutrizione e Oncologia della Wayne State University School of Medicine, ha indagato l’ingrediente attivo della Graviola, le acetogenine annonacee.
Gli 8 ricercatori hanno iniziato la propria sperimentazione isolando 5 diversi composti delle acetogenine, di cui 2 conosciuti e 3 di nuova scoperta, dal frutto della pianta. Gli studiosi hanno successivamente “determinato ed esposto le attività inibitorie [dei composti] contro la linea cellulare PC-3 del cancro alla prostata umano”. Secondo i ricercatori, le acetogenine hanno “dimostrato una potente azione anti-proliferazione”.
Per consultare lo studio, clicca qui.
Graviola: dubbi ed effetti collaterali
Le ricerche che abbiamo visto finora bastano a dimostrare che l’Annona muricata sia una medicina naturale anticancro? È ancora presto per dirlo. Come spiega l’Airc (Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro) si tratta di studi preliminari.
Le ricerche, cioè, pur mostrando una certa “capacità di uccidere cellule tumorali” delle acetogenine annonacee, non hanno ancora dimostrato le sue effettive proprietà curative. Anche perché, gli stessi principi attivi hanno dimostrato di poter “causare danni significativi al sistema nervoso, provocando una particolare forma di Parkinson”.
Tra gli altri effetti collaterali registrati nell’assunzione del frutto e dei suoi estratti, alcuni ricordano l’ipotensione, la vasodilatazione e la cardio depressione. Altri possibili conseguenze: nausea e vomito.
Tra i problemi riscontrati con i principi attivi della Graviola c’è inoltre il fatto che mancano ancora importanti studi clinici significativi sull’uomo. Non solo. Bisogna inoltre ancora valutare l’interferenza delle acetogenine sulle terapie chemioterapiche.
Esistono infine problemi di standardizzazione dei principi attivi: per 7 anni, infatti, alcune industrie farmaceutiche hanno provato a brevettare alcune delle acetogenine, ma senza successo. Il problema? Secondo alcuni è stata l’incapacità di riuscire a sintetizzare molecole specifiche.
Insomma, siamo ancora nel campo della teoria. La speranza è che si possa effettivamente arrivare a una cura efficace, anche grazie a queste sostanze.
foto: https://www.flickr.com/photos/31939736@N06/3060341305