È la nuova frontiera dell’immunoterapia, grazie alla quale una donna in stadio avanzato della malattia è riuscita a guarire: combattere il cancro al seno grazie alle cellule immunitarie delle pazienti.
Questo nuovo barlume di speranza è il frutto di uno studio clinico di un team guidato da Steven Rosenberg, del National Institutes of Health in Bethesda in Maryland.
Scopriamo insieme di più.
Cancro al seno: il nemico numero uno delle donne
Il cancro al seno è la neoplasia più frequente in assoluto tra le donne. Nel 2017, in Italia, si sono ammalate di tumore al seno circa 50.500 donne. Complessivamente, una donna su otto va incontro a questa diagnosi nel corso della sua vita. Rispetto all’incidenza di tutti gli altri tumori, il carcinoma della mammella è quello più frequentemente diagnosticato tra le donne sia nella fascia d’età che va fino ai 49 anni (41%), che sia nella classe d’età 50-69 anni (35%), sia in quella più anziana, che supera i 70 anni (22%).
Immunoterapia: la soluzione che dona speranza
Una nuova speranza nella lotta contro questa malattia viene dall’immunoterapia. I ricercatori del National Cancer Institute (Nci) americano hanno sperimentato su una donna in metastasi un nuovo approccio, basato sulle cellule immunitarie della stessa paziente.
La paziente era stata sottoposta a diversi altri trattamenti, senza alcun beneficio. Inserita all’interno di uno studio clinico condotto dal capo della Divisione chirurgica del Centro per la ricerca sul cancro (Cccr) del Nci (che fa parte dei National Institutes of Health, Nih), Steven A. Rosenberg, ha visto la regressione totale della malattia.
Il metodo
L’immunoterapia ha consentito ai ricercatori di estrarre e “addestrare” le cellule della paziente, in modo da riconoscere e spazzare via dal corpo solo quelle malate.
In particolare, i linfociti T della donna sono stati in grado di eliminare completamente il cancro al seno e tute le sue metastasi.
I ricercatori hanno mappato Dna e Rna di uno dei tumori della paziente, oltre al tessuto normale, identificando le mutazioni specifiche delle cellule malate. Poi, hanno selezionato i linfociti più abili nel riconoscere le proteine mutate. Le cellule sono state espanse e reinfuse nella donna, cui è stato somministrato anche pembrolizumab per prevenire la possibile inattivazione delle cellule T.
Sono già due anni che la paziente è libera dalla malattia. Si tratta del primo grande successo dell’immunoterapia nella cura di un tumore in stadio così avanzato.
«Abbiamo sviluppato un metodo molto efficace per identificare le mutazioni presenti in un tumore che sono riconosciute dal sistema immunitario. Questa ricerca è sperimentale in questo momento, ma poiché questo nuovo approccio all’immunoterapia dipende dalle mutazioni, non dal tipo di cancro, è in un certo senso un progetto che possiamo usare per molti tipi di tumore».
L’immunoterapia vince sulle tecniche tradizionali
L’immunoterapia è arrivata là dove le terapie tradizionali non erano riuscite. La paziente, infatti, aveva già ricevuto trattamenti multipli che, però, nulla avevano potuto contro la progressione del cancro.
Attualmente sono due gli approcci più efficaci di immunoterapia: l’attivazione delle cellule immunitarie del paziente direttamente nel suo corpo tramite farmaci e l’uso diretto di cellule immunitarie.
Secondo gli studiosi, il successo di questo studio potrebbe aprire le porte a nuove cure con ampie possibilità di successo anche per altre pazienti con cancro al seno.
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