Viviamo in un Pianeta con i minuti contati: di questi giorni la notizia della previsione dell’estinzione della specie umana entro il 2050, secondo lo studio dell’osservatorio australiano sui cambiamenti climatici. In questo contesto il clima della Regione Artica è la cartina di tornasole per il cambiamento climatico globale perchè è li che avvengono i fenomeni più estremi; e un animale simbolo di quel delicato mondo sospeso tra i ghiacci è il Gufo delle Nevi, detto anche Gufo Bianco o Civetta delle Nevi o Civetta Bianca.
Il Gufo delle Nevi: carta d’identità
- Nome e cognome: Gufo delle Nevi
- Nome in inglese: Snowy Owl
- Nome scientifico: Bubo scandiacus
- Ordine: Strigiformes
- Famiglia: Strigidae
Il Gufo delle Nevi è un grande rapace notturno caratterizzato dal capo tondeggiante e relativamente piccolo rispetto al corpo. Gli occhi sono piccoli e di color giallo vivo, mentre le palpebre e il becco ricurvo coperto alla base da un folto ciuffo di penne bianche, risultano neri.
Caratteristiche fisiche
E’ il predatore alato più grande dell’estremo nord, secondo solo per dimensioni al Gufo reale, presenta un evidente dimorfismo sessuale a livello biometrico, con la femmina che risulta più grande e pesante del maschio.
Anche a livello di piumaggio i due sessi differiscono: quello del maschio adulto è pressochè interamente bianco, fatta eccezione per qualche piccola macchia nera ; quello della femmina, al contrario presenta fitte screziature scure sul fondo bianco di tutto il piumaggio, garantendo il mimetismo con le lievi alture innevate, dove solitamente posiziona il nido. I suoi cuccioli poi, i pulli, hanno un piumino fitto e corto inizialmente bianco-crema che poi diventa grigio scuro.
IL Gufo delle nevi è sostanzialmente un animale silenzioso, ma il maschio può emettere un canto territoriale che suona come un “huuu”, mentre quello d’allarme risulta come un aspro “kre-kre-kre”. I nidiacei, invece, emettono acuti pigolii già prima della schiusa delle uova.
Distribuzione e habitat
Il Gufo delle Nevi è una specie monotipica, diffusa in tutte le regioni artiche europee e americane. Generalmente è associato alle aree aperte di bassa quota, ma in alcune zone della Norvegia si riproduce in montagna ( a circa 1000 mt di altitudine ); in generale abita le zone collegate alla presenza dei piccoli roditori, in particolare i lemming, sue prede elettive.
Il numero della popolazione risulta in decremento a livello globale, e specie nelle zone canadesi e americane, dal 1970 si è assistito ad una perdita del 64% delle coppie nidificanti; sebbene sia difficile stimare un numero esatto, oggi possiamo parlare di circa 28.000 esemplari rimasti sul Pianeta, e per questo possiamo chiamarla una specie in via di estinzione per una serie di motivi tra i quali:
- Il primo è sicuramente il riscaldamento globale: l’innalzamento delle temperature e il relativo rapido scioglimento dei ghiacci del Circolo Polare Artico, comportano la distruzione dell’habitat di questo meraviglioso uccello: la Tundra
- Il secondo è la mancanza di prede e di cibo, ma è sempre un problema derivante dal problema “globale”: il suo cibo preferito, i lemming, è in declino nelle zone. Spingendosi sempre più a sud in cerca di cibo, il Gufo delle Nevi incorre però in maggiori pericoli date dall’impatto delle attività umane, e questo ne determina l’aumento dei casi di mortalità.
- Vi sono cosi una serie di casistiche che portano alla morte di questi volatili come elettrocuzione, impatti con aerei e veicoli, agganciamento nelle attrezzature da pesca
Per questi e altri mille motivi è necessario difendere questi esemplari dall’estinzione definitiva. Salvare loro, è anche un po’ salvare noi stessi.
Come si riproduce
Il Gufo delle nevi non è monogamo, ma a seconda delle necessità i maschi si accoppiano anche con più femmine, anche se poi generalmente fanno fatica a seguirne ed alimentarne più di una. Raggiunge la maturità sessuale dopo il primo anno di vita ed è l’unico Strigide a cambiare gli ambienti frequentati durante il periodo riproduttivo in base agli spostamenti delle sue prede elettive.
La femmina del Gufo delle nevi costruisce da sola il nido, raschiando una cavità poco profonda sul terreno nudo e plasmandola con il proprio corpo; impiega alcuni giorni per compiere l’opera, e poi lo stesso nido può essere utilizzato anche per molti anni.
Si riproducono una volta l’anno, solitamente nel mese di maggio, anche nel caso in cui la nidiata vada persa; le uova vengono deposte in modo asincrono, con intervalli di 2 o più giorni, se le condizioni meteo sono sfavorevoli.
Vengono deposte dalle 4 alle 10 uova, e negli anni con maggiore disponibilità di prede, si raggiungono fino a 14 uova deposte. La cova, effettuata dalla femmina, dura circa 32-34 giorni, e in questo periodo il maschio provvede alle necessità di alimentazione della femmina e quindi della nidiata. Non sono presenti dati sulla percentuale di sopravvivenza dei pulli, (i loro pulcini), essendo a latitudini proibitive per l’uomo.
I pulli crescono molto velocemente, inizialmente tenuti al caldo dal piumaggio della madre, e verso le due settimane iniziano a fare i loro primi spostamenti; la dipendenza dai genitori dura fino alla decima/dodicesima settimana di vita, periodo durante il quale la femmina è impegnata a difenderli soprattutto dalle volpi artiche, nel caso appunto che vi sia la costruzione del nido a terra.
Un volta raggiunta la completa indipendenza, i giovani gufi si disperdono anche in aree molto lontane dal proprio nido; è stata registrata in passato una migrazione da una nidiata dall’Articolo canadese, di alcuni esemplari che sono stati ritrovati uno nella Baia di Hudson, il secondo a sud-est dell’Ontario, e un terzo nella Russia dell’Est.
La dieta: Cosa mangia la civetta delle nevi
Il Gufo delle nevi si nutre principalmente di piccoli mammiferi roditori. Le fluttuazioni di questa popolazione di roditori, in specie dei lemming, ha influenzato grandemente l’esistenza di questi rapaci delle nevi.
Se prima la quantità di Gufi delle Nevi seguiva le classiche curve di oscillazione che caratterizzano i rapporti prede-predatori, ultimamente la forte concentrazione dei lemming ha stimolato l’adattamento del gufo bianco anche a cacciare lepri artiche, anatre e oche, gabbiani, uccelli marini e palustri.
Si nutre anche di coleotteri, crostacei, e occasionalmente di pesci e rane. Al di fuori della stagione riproduttiva, oltre a cibarsi di animali più grandi come la Pernice bianca, può nutrirsi anche con delle carcasse. Negli anni ’70 si è assistito a un fenomeno particolare per il quale i Gufi delle nevi si sono nutriti anche di conigli selvatici.
Durante gli spostamenti migratori autunnali i subadulti possono cacciare anche ermellini, gufi di palude e addirittura poiane. Può cacciare principalmente di notte, ma durante la lunga estate artica, si adatta a cacciare anche di giorno.
Sopra i ghiacci artici, oltre al Gufo delle Nevi,, tra le diverse specie di uccelli che fanno parte di questo habitat, ci sono la Pulcinella di mare ( Fratercula arctica ), con il suo portamento eretto e il becco triangolare di colore rosso, blu e giallo; la Sterna codalunga ( Sterna paradisaea ) , o Sterna artica, famosa per le sue incredibili migrazioni tra la tundra e il Sudafrica e l’Antartide.
Il crescente mercato di questi animali
Basta fare semplici ricerche nel web per capire che l’intento di ricerca su questi animali è prevalentemente il prezzo e informazioni sull’acquisto. E per noi questo è il segno dei tempi. Sconsigliamo di avventurarsi in acquisti di questo tipo a meno che di grandi esperti e specializzati nel settore. Questi sono animali selvatici e vanno tutelati nel loro habitat. A poco valgono le giustificazioni dei venditori/addestratori/ allevamenti di rapaci che affermano che sono animali che stanno il 90% fermi perchè dormono o appollaiati: sicuramente sono oggetto di una qualche forma di violenza. Sarebbe bello vedere un progetto di addestratori volto al ripopolamento in aree dove le comunità sono sparite per i motivi che abbiamo spiegato sopra.
Ci sono siti online che quotano addirittura con ” gufo delle nevi prezzo ” o ” civetta delle nevi prezzo ” una serie al dettaglio di esemplari:
- A) Gufo reale europeo: dalle 400 alle 600 euro (prezzo medio 350-400 euro)
- B) Gufo reale africano: dalle 600 alle 800 euro (prezzo medio 400 euro)
- c) Gufo reale virginiano: come il gufo reale africano.
- D) Civetta: circa 300 euro
- E) Assioli (varie specie): circa 300 euro
- F) Gufo delle nevi: dalle 500 alle 700 euro
- G) Barbagianni: dalle 250 alle 300-350 euro
E’ già tardi
Mi domando cosa racconterò a mio figlio che ha 6 anni, quando inizierà a capire che quello che lo attende non è un futuro roseo o sicuro. Come è potuto succedere? Di chi è la colpa? Di noi stessi, è chiaro, noi uomini, che siamo in grado di farci guidare da quelle stesse forze che negano che tali cambiamenti climatici siano in atto e che non capiamo che occorre assolutamente chiudere questa guerra permanente che l’essere umano ha ingaggiato da troppo tempo contro Madre Natura. Già: perchè l’economia è più importante della nostra stessa vita.
Il delicato equilibrio della regione Artica
L’Artico nelle ultime decadi non riesce più a svolgere la sua funzione di regolatore termico e la sua temperatura aumenta alla velocità di 3 gradi ogni decade, che è una cosa impensabile solo a metà del secolo scorso.
In soli 40 anni, si è persa una superficie di ghiaccio pari a 10 volte l’Italia. In questo mondo interconnesso, gli effetti di squilibrio termico e climatico che si sommano a questa situazione sono sostanzialmente 3:
- con meno ghiaccio, la terra assorbe più rapidamente l’energia e il calore solare portando ad un’ulteriore accelerazione del riscaldamento globale, il cosiddetto effetto albedo.
- L’acqua più calda, consente il rilascio di metano dai sedimenti in estate, favorendo la formazione di nubi di gas che si aggiungono ai normali libvelli di metano presenti nell’atmosfera, accellerando a loro volta il riscaldamento globale.
- L’aria più calda, dal Circolo Polare Artico raggiunge la calotta glaciale della Groenlandia, portando a una fusione più rapida del ghiaccio e a un aumento più rapido dei livelli globali del mare.
Così, l’indebolimento del Polar Vortex permette che arrivino ondate di calore in Artico, e delle fighe di correnti artiche alle medie latitudini, come nella Costa Est degli Stati Uniti, dove spesso si raggiungono temperature polari.
Ecco cosa si intende per Climate Change: la rottura del delicato equilibrio del clima con inversioni di temperature tra zone diverse, con lo stravolgimento delle strutture cicloniche e anticicloniche, che sino ad oggi hanno regolato il clima in ogni angolo del Pianeta.
Tirando le somme, esce un quadro preoccupante in merito allo scioglimento dei ghiacci: la Nasa stima che nel XX secolo si siano sciolte dalla sola Groenalndia qualcosa come 7.500 giga-tonnellate di ghiaccio, che equivalgono al peso di 20 milioni di edifici grandi come l’Empire State Building.
Il Gufo delle Nevi, come noi del resto, e come tutti gli altri abitanti dell’Articolo, è impotente di fronte a questi cambiamenti del Pianeta, anche se il ghiaccio resta la sua casa. Ma in questo momento i ghiacci e il cielo dell’Artico stanno cambiando e forse non saranno mai più come un tempo. Ma prima che questo accada è giusto conoscere e divulgare questo drammatico mutamento.
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Gli abitanti dell’Artico
Se pensiamo che l’Artico sia disabitato perchè fortemente inospitale a causa delle condizioni invivibili, ci sbagliamo di grosso.
Moltissime specie grazie alla propria evoluzione si sono adattati a questi climi, e così il Gufo delle Nevi non è sicuramente l’unico protagonista del sistema faunistico del Polo Nord.
Animali acquatici
Le acque gelide del Mar Glaciale Artico brulicano di vita: vi troviamo gli ultimi esemplari di Narvalo ( Monodon monoceros ), soprannominato l’Unicorno dell’Artico per il lungo corno di due metri e mezzo che caratterizza i maschi, di Beluga ( Delphinapterus leucas ), il cetaceo dal capo globoso, e Balenottera Azzurra (Balaenoptera musculus ), cioè l’animale più grande esistente sulla Terra.
Un altro gigante, che alla fine dell’800 era sull’orlo dell’estinzione a causa dell’avorio presente nelle sue zanne, è il Tricheco (Odobenus Rosmarus ), un colosso pesante fino a 2 tonnellate per 4 metri di lunghezza. Fa sempre parte dei pinnipedi, la Foca della Groenlandia, spesso uccisa per la sua pelliccia.
E così, anche il Gufo delle Nevi, così come gli altri animali dell’habitat artico, se lo chiede: quando non trova più nel suo ambiente vitale le prede da cacciare, quando fatica sempre più a riprodursi o a trovare lo spazio necessario a soddisfare le sue necessità, cerca di adattarsi in ogni modo come fa ogni specie vivente su questo pianeta, ma ogni anno è sempre più difficile.
Animali terrestri e volatili
Gli animali che si sono dotati nel corso dei secoli di un manto totalmente bianco per mimetizzarsi tra le nevi e per proteggersi dalle rigide temperature del Nord, sono L’Orso polare ( Ursus Maritimus ), L’Ermellino ( Mustela erminea ) e la Lepre artica ( Lepus arcticus ), la Pernice bianca polare ( Lagopus muta).
Tra i grandi mammiferi vi sono anche il celebre Bue Muschiato ( Ovibos moschatus ) che si difende dal freddo grazie alla sua lunghissima e folta pelliccia, e il Rangifer tarandus, conosciuto come Renna nealla regione paleartica e come Caribù in quella neartica.
Il turismo dell’aurora boreale e l’impatto ambientale sull’Artico
Sebbene l’aurora boreale non sia un fenomeno di nuova esistenza, ma affascini e incuriosisca l’uomo da centinaia di anni, il turismo di massa legato ad esso è relativamente recente, L’aurora boreale è diventata a tutti gli effetti un’industria, strettamente legata al triste destino verso cui si stanno muovendo gli ecosistemi dell’estremo Nord.
Negli ultimi anni infatti, l’Artico è diventato una nuova destinazione turistica in continua espansione, grazie a una più facile accessibilità consentita dalle temperature sempre più miti e all’aumento della domanda del cosiddetto turismo ” last chache ” o anche ” turismo dell’estinzione “; in alcune zone del Circolo Polare Artico, il turismo di questo tipo, e in particolare quello crocieristico, è uno dei settori in più rapida espansione e ha messo in competizione i paesi di quella fascia geografica per attirare un numero sempre crescente di visitatori per generare ricchezza.
Questo tipo di turismo, ha un impatto ambientale severo sull’ecosistema, in quanto le crociere artiche contribuiscono ad incrementare il fenomeno del surriscaldamento globale, immettendo nell’aria grandi quantità di anidride carbonica nei cieli del grande Nord, e grottescamente, lo fanno proprio sfruttando a proprio favore questo cambiamenti climatici.
I viaggi sempre più a Nord sono possibili perchè il ghiaccio marino si sta sciogliendo e questo fenomeno andrà ad incrementare i fattori per i quali vi sarà una futura estinzione di gran parte della fauna locale, accrescendo la probabilità che si verifichino catastrofi come la fuoriuscita di petrolio; questo anche perchè la lontananza dalla terraferma rende praticamente impossibile qualsiasi risposta rapida ed emergenze ed incidenti, danneggiando in modo irreversibile l’ambiente polare.
Questo articolo è un estratto dal libro “SOS Gufo delle Nevi”: Salviamo l’Articolo, il regno ghiacciato del Gufo Bianco, a cura di Marco Mastrorilli, Alice Cipriani e Valeria Gereschi.
Crediti fotografici: Marco Fabbri – Roar Solheim