Nel nostro Paese la diatriba politica non conosce soste. Così un argomento come quello della cannabis legale non può non rappresentare una bella fonte di polemiche.
Ma dal 2017 per acquistare erba legale è sufficiente rivolgersi ad uno shop specializzato senza alcun problema. Perché è bene ricordare che la cannabis depotenziata può essere tranquillamente prodotta e commercializzata sul territorio italiano.
Questo mercato è diventato in pochissimi anni un vero e proprio business, tanto che le aziende private e non, che operano nel settore, hanno la necessità di formare nuovi professionisti.
Per queste ragioni le università hanno iniziato ad aprire corsi di laurea in cannabinologia, in modo da formare personale in grado di operare nell’ambito della marijuana depotenziata, che viene chiamata anche light.
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La lezione americana
Ovviamente negli Stati Uniti certe dinamiche si presentano con anni di anticipo rispetto all’Italia. Anche nel caso della cannabis legale, negli USA, hanno già creato una serie di corsi di laurea per formare personale competente che possa operare in questo nuovo mercato.
Negli Stati Uniti il mercato è il mercato ed una volta che si crea un giro d’affari nessuno osa più riaprire vecchie polemiche. Il mercato della marijuana light nel Paese nordamericano ha un volume d’affari enorme e nessuno mette più in discussione la necessità di formare personale altamente preparato che possa operare nell’ambito.
Così in Colorado è nato il primo corso di laurea che inserisce nel nome del corso la parola “marijuana”, un fatto storico nel suo piccolo. “Biologia e chimica della Marijuana”, questo è il nome del corso che ha aperto la strada a tutti gli altri e che ha interrotto la criminalizzazione della parola “marijuana”.
Il corso di studi offerto in Colorado non è un atto provocatorio, si tratta di un corso della durata di quattro anni e che offre una preparazione impeccabile in chimica, matematica e biologia avanzata.
All’interno dei laboratori universitari vengono svelate le tecniche per estrarre i principi attivi della pianta, per fare analisi del suolo e per studiare gli effetti delle sostanze nel corpo umano.
Le opportunità di lavoro in quest’ ambito sono in continua crescita in tutto il mondo, specialmente negli USA, e per questa ragione si molte altre università hanno aperto i loro atenei alla cannabinologia.
Ad esempio la Northern Michigan University, già da alcuni anni, ha proposto un corso di laurea molto interessante su scienza e business della coltivazione della marijuana.
Così come la Cornell University di New York, l’Università del Maryland e la McGill di Montreal, in Canada, hanno creato dei corsi specifici, certificati, e corsi di laurea con un focus sulla marijuana per i loro studenti.
La lezione americana è molto chiara e a raccogliere il testimone è stato subito Israele, dove sono stati aperti corsi di studi sulla cannabis per utilizzi medici presso il Max Stern Yezreel Valley.
Le liberalizzazioni dell’uso della marijuana light sono oramai all’ordine del giorno, così come le legalizzazioni anche di marijuana non light per utilizzi medici.
Gli americani, essendo pragmatici, hanno compreso immediatamente che se in ben 29 Stati che fanno parte degli USA la marijuana a scopo medico è stata legalizzata e che in 8 di essi è legale anche l’utilizzo della stessa a fini ricreativi, il business oramai è iniziato.
Il CBD, che è bene ricordare che viene comunque estratto dalla cannabis, oramai è legale un po’ ovunque nel mondo e sembra che “l’area legalizzata” sia in continua espansione.
Per questa ragione i corsi di laurea hanno ragion d’essere: il mercato di riferimento di anno in anno sta crescendo a dismisura e i giovani devono farsi trovare pronti con una preparazione ad hoc.
La risposta italiana
La diatriba politica sul tema generico della marijuana ha generato nel nostro Paese grossa confusione, anche terminologica. Ciò non ha contribuito a generare idee precise in merito.
L’italiano medio fa ancora confusione tra CBD e THC, tra marijuana, cannabis e canapa, tra effetti psicoattivi e effetti non psicoattivi, tra usi medici e utilizzi ricreativi.
Per fortuna la legislazione è andata un po’ oltre la mediocrità e nel gennaio del 2017 è entrata in vigore la legge 242 che prevede la libera produzione e vendita di prodotti a base di CBD, ovvero di marijuana light.
Questo mercato di marijuana depotenziata, con livelli residuali di THC, è cresciuto a passi da gigante. Ad oggi sembra aver superato i 50 milioni di euro all’anno.
Proprio seguendo l’esempio americano l’Università La Sapienza di Roma, presso la facoltà di Scienze politiche, sociologia e comunicazione, a fine 2019 ha creato un laboratorio che ha sicuramente riscosso molta attenzione: “Analisi socio-economica del mercato della cannabis”.
Un laboratorio che fa parte del corso di laurea magistrale in scienze sociali applicate e che viene presentato e condotto da personale particolarmente competente in materia.
Anche all’Università degli Studi di Padova è stato creato un master, tenuto dal Dipartimento di Neuroscienze, che si concentra sulla ricerca finalizzata all’uso della cannabis sativa in ambiti farmaceutici, medicinali, agroindustriali e alimentari.
E’ dunque evidente che qualcosa sta cambiando anche nella percezione italiana della marijuana: non più una pianta da condannare tout court ma una risorsa da sviluppare nei termini di legge.
Sono infatti molti gli altri atenei che stanno valutando la possibilità di integrare dei corsi orientati allo sviluppo di questo nuovo e seducente mercato.
Le previsioni per il futuro di questo settore lavorativo sono estremamente rosee, con cifre da capogiro, ma quello che già è possibile dire è che negli ultimi cinque anni le coltivazioni di canapa sono decuplicate nel nostro Paese, e a dirlo è la Coldiretti.
L’Associazione europea canapa industriale (Eiha) ha fornito una valutazione per quanto riguarda il mercato europeo del CBD per uso farmaceutico: circa 2 miliardi di euro.
Stiamo dunque parlando di un fenomeno enorme che ha la necessità indiscutibile di creare professionisti preparati che sappiano operare nel settore con conoscenze specifiche.
Il nostro Paese negli anni ’40 del Novecento era il secondo produttore mondiale di Canapa, dietro solo all’Unione Sovietica. Che si stia tornando ad un glorioso passato?
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Complimenti Gino, ho trovato l’articolo molto interessante. Non ero a conoscenza di studi e corsi anche in Italia. Sono molto contento che questo argomento e soprattutto questo settore stia riuscendo ad avere uno spazio nel mercato italiano. Alla fine il CBD è un prodotto naturale 🙂