Aumenta lo stato di contaminazione delle acque italiane superficiali e sotterranee: nel 2010 sono stati rinvenuti residui nel 55,1% dei più di mille punti di campionamento delle acque superficiali e nel 28,2% dei più di duemila di quelle sotterranee, per un totale di 166 tipologie di pesticidi individuati nella rete di controllo ambientale delle acque italiane. Lo afferma l’Ispra nel Rapporto nazionale pesticidi nelle acque 2013.
Le maglie nere – La contaminazione appare più diffusa nella pianura padano-veneta (a causa alle caratteristiche idrologiche di quell’area, del suo intenso utilizzo agricolo e al fatto, non secondario – osserva l’Ispra – che le indagini sono sempre più complete e rappresentative nelle regioni del Nord), ma anche al Centro Sud, i miglioramenti del monitoraggio stanno portando alla luce una contaminazione significativa. Nel 34,4% dei punti delle acque superficiali e nel 12,3% dei punti di quelle sotterranee i livelli misurati risultano superiori ai limiti delle acque potabili. Le concentrazioni sono state confrontate anche con i limiti di qualità ambientale, recentemente introdotti, basati sulla tossicità delle sostanze per gli organismi acquatici. In questo caso il 13,2% dei punti delle acque superficiali e il 7,9% di quelli delle acque sotterranee hanno concentrazioni superiori al limite.
Pericoli per l’uomo – Sulla presenza di miscele nelle acque si sottolinea che le analisi presentano fino a 23 sostanze diverse in solo campione e che a causa dell’assenza di dati sperimentali sugli effetti combinati delle miscele e di adeguate metodologie di valutazione, esiste la possibilità che il rischio derivante dall’esposizione ai pesticidi sia attualmente sottostimato e si impone una particolare cautela anche verso i livelli di contaminazione più bassi. Le sostanze concepite per combattere organismi nocivi, infatti, sono potenzialmente pericolose anche per l’uomo.