Escherichia Coli: è allarme in tutta Italia. Le cozze vendute nella penisola potrebbero essere contaminate dal batterio. Occorre fare attenzione soprattutto ai prodotti venduti senza etichetta e indicazione di provenienza.
Vediamo tutte le notizie in merito e le ultime allerte alimentari segnalate in Europa e in Italia.
Allarme Rasff: “Le cozze italiane contaminate da E. Coli”
L’allerta arriva dal Rasff, il sistema di allerta europeo rapido per la sicurezza alimentare. Nella nota 2018.2575, l’ente lancia l’allarme: le cozze vive refrigerate dall’Italia sono contaminate dall’Escherichia Coli.
Non è chiaro quali siano i lotti contaminati, o a rischio. Si sa solo che l’allarme riguarda tutto il Paese: da nord a sud, è meglio quindi non consumare le cozze refrigerate vive.
Giovanni D’Agata, presidente dello sportello dei Diritti, spiega che bisogna fare attenzione soprattutto se le cozze sono state acquistate al di fuori di canali “ufficiali”. I molluschi “possono essere acquistati in sicurezza”, spiega D’Agata, solo attraverso i canali autorizzati. È bene quindi scegliere le cozze in commercio solo se vendute “all’interno di sacchetti con etichette che ne riportano la provenienza”.
Le cozze contaminate potrebbero invece essere presenti al di fuori dei canali legali.
L’infezione da Escherichia Coli
Come sappiamo, la presenza oltre certi limiti di E. Coli – un batterio della flora intestinale – in acqua o cibo può essere molto pericolosa. Possiamo trovarne soprattutto in frutta e verdura crudi. Ma anche nel latte non pastorizzato, nella carne e nel pesce non cotti.
Il consumo di alimenti contaminati provoca un’infezione, che si presenta con questi sintomi:
- Diarrea, anche con tracce di sangue
- Crampi addominali
- Nausea
- Vomito
Particolare attenzione devono prestare i bambini e gli anziani. L’E.Coli in queste persone può portare a sviluppare la sindrome emolitico uremica, una forma di insufficienza renale molto pericolosa.
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È allarme non solo per le cozze: tutte le allerte alimentari degli ultimi giorni
Nello stesso allarme del Rasff in cui si punta il dito contro le cozze contaminate da E.Coli, troviamo allarmi su altri prodotti alimentari. Scopriamoli tutti.
È stata individuata ocratossina A – una micotossina che ha conseguenze gravi per i reni ed è considerata cancerogena per gli animali – nei pistacchi salati provenienti dagli Stati Uniti. Poi ancora istamina nel salame di tonno fresco (provenienza Spagna) e funghi velenosi (Amanita spp.), in alcune confezioni di porcini secchi provenienti dall’Italia.
L’Italia ha inoltre respinto: carne di manzo senz’ossa e congelata dal Brasile contenente tossina di Shiga e gamberi rossi sgusciati dall’Egitto con solfiti non dichiarati.
Un altro caso di contaminazione è stato segnalato nei giorni scorsi dalla catena di discount MD. L’azienda ha richiamato il suo Caffè Bio – caffè macinato arabica biologico – anche in questo caso per presenza di ocratossina A.
Bisogna fare attenzione alle confezioni che hanno queste caratteristiche:
- Quantità: 250 grammi
- Numero di lotto: 28 04 2019 S
- Data di produzione: 28/04/2017
- Stabilimento di produzione: Caffè Corsini Spa nello stabilimento di via del Sembolino 62/64 a Badia al Pino, in provincia di Arezzo
MD invita i consumatori a non utilizzare il caffè e a riportarlo nel punto vendita.
Ultimo allarme alimentare per l’Italia: il Ministero della Salute ha diramato un richiamo per un lotto di uova Rosselline. Causa: presenza di salmonella.
Ecco le caratteristiche dei prodotti contaminati:
- Stabilimento di produzione: Avicola Peligna di Raiano (Aq)
- Numero lotto: IT E 971D CE
- Categoria delle uova: A
- Scadenza: compresa tra il 28 settembre e il 5 ottobre
10 decessi per verdure contaminate da Listeria
Arriva invece dall’estero il tragico bilancio di una contaminazione da Listeria. 10 morti e 54 casi di contaminazione sono stati registrati in Austria, Danimarca, Finlandia, Regno Unito, Svezia e Australia. Il focolaio di listeriosi ha interessato i sei Paesi dal 2015 al maggio di quest’anno.
Nei giorni scorsi è stata individuata la fonte della contaminazione. Tutto è partito da uno stabilimento di Baja, in Ungheria, di proprietà dell’azienda belga Greenyard. La stessa società ha fatto sapere che il problema è stato causata dalla presenza della Listeria in un tunnel di surgelazione. Risolto il problema, lo stabilimento ha ripreso a funzionare alla fine di agosto.
I prodotti potenzialmente contaminati erano arrivati anche in Italia, senza per fortuna registrare conseguenze. I prodotti interessati sono stati:
- Mais e mix di verdure surgelate vendute da Lidl (marchi: Green Grocer’s e Freshona)
- Minestroni a marchio Findus
- Verdure surgelate miste a marchio Pinguin
Tutti i lotti sono stati in ogni caso ritirati dal mercato.
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