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Emissioni auto: i produttori europei ancora una volta nell’occhio del ciclone
Secondo la Commissione Europea, alcune case automobilistiche si sarebbero accordate per non sviluppare soluzioni ottimali per la riduzione delle emissioni nocive.
Ecco gli ultimi dettagli sulle indagini avviate da Bruxelles.
Emissioni auto: produttori europei concordarono sullo sforamento?
La Commissione Europea ha avviato un’investigazione su alcuni dei principali produttori di automobili del continente. BMW, Daimler (produttrice di marchi come Mercedes Benz e Smart), e Volkswagen (che possiede anche Audi e Porsche) sono di nuovo nell’occhio del ciclone.
Al centro dello scandalo, ancora le emissioni auto. L’ipotesi è che le tre aziende si siano accordate per evitare la competizione di mercato nello sviluppo di tecnologie che riducessero le emissioni inquinanti.
Secondo la Commissione, informazioni riservate indicano che le tre case automobilistiche avrebbero partecipato a riunioni comuni, in cui si discuteva di tali pratiche. Nello specifico, le tre aziende si sarebbero accordate per non sviluppare soluzioni ottimali per la riduzione in atmosfera dei NOx (gli ossidi di azoto) e del particolato emessi dai motori diesel.
Per la Commissione, che ha avviato un’indagine approfondita, le aziende potrebbero aver negato ai consumatori la possibilità di comprare auto con emissioni più basse. Inoltre, le norme antitrust europee vietano i cartelli tra produttori.
Margrethe Vestager, commissaria europea per la competitività, ha dichiarato:
«La Commissione sta indagando per capire se BMW, Daimler e Volkswagen si siano accordate per non competere tra loro sullo sviluppo e la diffusione di importanti tecnologie per la riduzione delle emissioni dalle auto a benzina e diesel».
Insomma, le aziende produttrici sembravano impegnate attivamente nel non ridurre le emissioni auto:
«Le nuove tecnologie – spiega ancora Vestager – mirano a rendere le auto meno dannose per l’ambiente. Se provata, questa collusione potrebbe aver negato ai consumatori l’opportunità di comprare auto meno inquinanti, malgrado la tecnologia fosse disponibile ai produttori».
Attendiamo, insomma, la chiusura delle indagini per vederci chiaro.
Lo scandalo Dieselgate
È dal 2015 che Volkswagen è al centro del cosiddetto Dieselgate, lo scandalo sulle emissioni auto. A seguito di un avviso di violazione emesso dalla Epa (agenzia USA per la protezione ambientale), la casa automobilistica tedesca ha ammesso di aver falsificato i dati sulle emissioni inquinanti delle proprio auto diesel.
È stato poi rivelato che anche altri produttori utilizzavano sistemi simili per truccare i test. Già nell’ottobre 2017, la Commissione Europea ha avviato delle perquisizioni in alcuni stabilimenti di BMW, Daimler, Volkswagen e Audi in Germania.
Alla VW è stata di recente comminata una multa da un miliardo di euro in seguito allo scandalo, in Europa, e una da 4,3 miliardi di dollari negli Stati Uniti. Per Daimler, invece, la sanzione dovrebbe essere da 3,75 miliardi di dollari.
Nulla però restituirà la vita a tutti coloro che sono morti a seguito della respirazione degli inquinanti prodotti dai motori diesel.
Emissioni auto: 5mila i morti in Europa
Come abbiamo visto qualche mese fa, un’analisi di IIASA e MetNorway ha rivelato quanto siano state dannose le emissioni auto incontrollate. Sarebbero state addirittura cinquemila le morti premature causate dall’eccesso di NOx in atmosfera. Dati che si riferiscono solo all’Europa.
Ed è proprio italiano il triste primato di Paese più colpito del continente: 2.810 le vittime premature dovute agli ossidi di azoto.
Malgrado le rivelazioni delle indagini e il devastante numero di vittime, c’è ancora molta strada da fare per cambiare le cose. Secondo Ugo Taddei, avvocato di ClientEarth, i governi devono fare di più:
«Le autorità nazionali continuano a piegarsi alle pressioni della lobby delle auto. Continuano a rimandare, mentre servirebbero azioni correttive immediate».
Prosegue poi commentando la nuova indagine della Commissione Europea:
«Le ultime rivelazioni ci dicono che la tecnologia per ridurre le emissioni nocive dei veicoli è stata disponibile per anni, ma il settore ha opposto resistenza al cambiamento. E ancora oggi è così».
Addirittura avevamo in casa la soluzione per abbattere e di gran lunga l’inquinamento delle auto diesel, tramite il dispositivo Dukic, di cui abbiamo parlato già in un nostro precedente articolo!
Da quasi 2 anni, l’università di Nottingham ( la n.75 al mondo ) sta portando avanti un progetto di ricerca proprio per approfondire la ricerca sul principio di funzionamento del dispositivo, il quale già da questi test universitari sta dando ottimi riscontri.
Taddei spiega come “i produttori fanno azione di lobby sul governo federale tedesco affinché non introduca soluzioni efficaci per i motori diesel. È tempo che le autorità nazionali mettano al primo posto la salute dei cittadini”.