La soia negli ultimi anni si è rilevato un alimento molto controverso, le linee di pensiero in merito sono molte, c’è chi è pro e chi è contro. Crediamo che tutto vada dosato nella giusta maniera e che non debba esserci un esagerazione in senso opposto, nell’utilizzo smodato di un ingrediente specie se di provenienza non certificata.
Volevamo proporvi una ricetta, facile e veloce per accompagnare i vostri primi piatti veg.
Nella cucina vegetariana, il ragù di soia è un must, che si adatta bene a tani primi piatti, totalmente vegetale al 100%.
Ingredienti:
- una carota
- 1/2 cipolla
- una costa di sedano
- olio evo qb
- sale e pepe qb
- 200gr di soia granulare
- 1 lt di passata di pomodoro
- un bicchiere di vino bianco secco
- un pò di aromi misti basilico, salvia, rosmarino e alloro
Procedete tagliando la carota, la cipolla, il sedano molto finemente, fateli soffriggere in un pochino d’olio evo. Potete a questo punto aggiungere la soia che avrete precedentemente messo a mollo in acqua bollente per 10 minuti circa, e poi scolata. Una volta aggiunta la soia, aggiungete un pochino di vino bianco e lasciate sfumare. Una volta fatto ciò aggiungete tutti gli aromi che avrete precedentemente tagliato finemente, passata di pomodoro e regolate di sale e pepe. Procedete nella cottura a fuoco lento per 40 minuti circa, coprendo con il coperchio. Verificate se occorre aggiungere acqua (o brodo vegetale) durante la cottura, per evitare che si secchi troppo.
LE MULTINAZIONALI DEL “CIBO MORTO”
“Per potersi definire civili, le nostre società devono smettere di consumare, come ad un fumatore a cui è stato diagnosticato un cancro, di fumare, e ad un etilico, di bere”.
Il primo passo per uscire dall’inganno globale e riprenderci la nostra vita, sta nel riconvertire “l’industria agroalimentare” nella semplice locuzione, “agricoltura biologica”. In realtà, “industria agroalimentare” non significa nulla; una vera bestialità – quel trucchetto subdolo, oggi molto di moda, che in veste di “OSSIMORO” intende sdoganare il concetto di Maligno affiancandolo al suo opposto. Alcuni esempi interessanti di moderni contrasti logici: “certezza scientifica – progresso tecnologico – acqua privata – vita artificiale – nucleare pulito – finanza etica, verità relativa”… e via dicendo!
Nel nostro caso, l’Industria rappresenta la morte (necrofilia), mentre, “agro alimentare”, la vita (biofilia).
Parlo di due dimensioni distinte, opposte e contrapposte che per logica e natura si respingono e si combattono. Ogni sforzo finalizzato a fonderle fra loro (in virtù di perverse logiche volte all’interesse particolare e alla presa del potere), produce, come risultato ultimo, l’azzeramento di ogni punto di riferimento, oggettivo parametro di giudizio e di comparazione, in mancanza dei quali, ogni confine etico e morale viene superato, azzerando in noi la capacità di separare il giusto dall’iniquo, la verità dall’impostura, la libertà dalla licenza e la luce dalle tenebre.
Questo discorso, per brutale logica conseguenza, vale anche per l’alimentazione, dove il consumatore ha perso quella connaturata competenza (dettata da uno spirito di sopravvivenza congenito) che un tempo gli permetteva di discernere il buono dal nocivo e l’originale dalla contraffazione.
La perdita della libido e della fertilità, sono la logica conseguenza di una qualità della vita a caduta libera. La moderna alimentazione, contraffatta e adulterata, è priva di ogni naturale fattore nutritivo, rigenerante e psicotropo, in sostituzione dei quali sono stati aggiunti elementi dopanti, coloranti, conservanti, aromi, sintetici e cancerogeni. Tutti questi intrugli diabolici, misti a stress, problemi psichici, neurologici e contaminazione, si accaniscono sulle naturali e necessarie funzioni fisiologiche, fino ad azzerarle.
L’assenza di consapevolezza e della capacità a discernere, spinge e condiziona gli individui a disertare ogni oggettiva capacità di scelta personale, delegando così al Sistema ogni loro responsabilità, etica e morale, precludendosi così la possibilità a qualsiasi oggettivo vantaggio, pratico, pragmatico e culturale.
Ciò di cui ci alimentiamo, è dunque basilare per la nostra felicità!
Nel buon cibo di un tempo erano contenute particolari sostanze dopanti (ad alto contenuto nutrizionale) che agivano sull’umore e sul tono muscolare, dando forza e vigore all’organismo, e tutto si traduceva in gioia, autostima e sicurezza. Il cibo prodotto con la forza delle braccia, coltivato con amore, con sapienza, e nel rispetto delle regole di una tradizione millenaria, era benedetto da Dio, e alimento di speranza.
Oggi, l’alimentazione prodotta e commercializzata dall’industria della Grande Distribuzione, è il risultato di una lavorazione meccanica e necro-tecnologica, praticata nel più totale disprezzo di ogni regola passata, a fronte di un facile e veloce guadagno (fast gain)- prodotti OGM, pompati e stressati, alterati profondamente nei loro caratteri originari. Quei pochi ed eroici agricoltori che, ancora oggi e contro ogni logica e vantaggio, si prodigano, con dispendio di mezzi ed energie nel perseguire il cammino della qualità e della buona salute, devono soccombere, schiacciati dallo sporco gioco al ribasso dei prezzi di mercato, imposti dalle multinazionali del “Cibo Morto”. Dal canto loro, i consumatori, che potrebbero fare la differenza, in verità, non sono in possesso di alcun termine di giudizio critico tale da potere codificare il prodotto biofilo dal necrofilo. Così si rivolgono alla Grande Distribuzione, acquistando quanto di peggio si trovi sugli scaffali del supermercato. Certo, la condizione economica non aiuta… ma se si rinunciasse al superfluo, all’effimero e al voluttuario, e la smettessimo di inseguire le chimere di una pubblicità canaglia, potremmo investire questi risparmi sulla qualità di una vita più sostenibile, e quindi, più sana e felice.
Oggi, questo stato di infelicità di massa si ripercuote sulla nostra vita quotidiana e sulla società tutta, alterandone i rapporti e condizionando affetti, sentimenti ed emozioni. Tutto questo è relativo ad un disagio cronico e frustrante che annulla in noi ogni sentimento di solidarietà umana e di speranza futura, per trasfigurare in invidia, rancore, contrasto e odio. La xenofobia e del resto il razzismo, non sono che il prolungamento di una profonda infelicità di base, a tal punto frustrante, da rasentare la disperazione.
Per tutto questo, nessuna sostanza chimica deve più contaminare i naturali prodotti della terra. Fertilizzanti, diserbanti, pesticidi, coloranti, conservanti, dopanti, aromi e affini, devono sparire per sempre dal nostro vocabolario alimentare. L’industria chimica (la peggiore fra le moderne calamità), deve chiudere i battenti… per sempre!
In questo modo ogni forma di speculazione verrebbe vanificata, e smantellate le concentrazioni di potere che, da troppo tempo, condizionano le regole del mercato a scapito di produttori e consumatori. Questa, che è la parte marcia della filiera alimentare, deve essere asportata come un cancro maligno, per essere integrata dal lavoro pulito e consapevole di migliaia di persone che, dall’industria della chimica, si riversano nell’agricoltura tradizionale.
Il prezzo di ogni prodotto sarà deciso all’origine dal produttore che, finalmente, comincerà ad assaporare i frutti della sua fatica. Questa operazione di bonifica (o meglio di “derattizzazione”) innescherà fiducia e voglia di fare meglio, con beneficio dei consumatori. Tutti quegli intermediari parassiti, un tempo in affari con l’Industria agro alimentare, svaniranno magicamente e, costretti a rimboccarsi le maniche, comprenderanno il sacrificio per un onesto e dignitoso guadagno.
Se al più presto non ci liberiamo dall’industria chimica e dei suoi intrugli diabolici (commercializzati come miracolosi e irrinunciabili), per dare fondo alle nostre ultime risorse vitali e, finalmente, in un moto di vero orgoglio, rovesciamo il tavolo sgombrandolo da tutte le effimere, illusorie, inutili e micidiali menzogne che il Sistema Potere ci spaccia al pari di miracolose droghe, avremo perso per sempre la nostra libertà e come schiavi, invalidi e accattoni saremo costretti ad elemosinare conforto fra le braccia del nostro carnefice.
Gianni Tirelli
Queste parole mi hanno folgorato. Vanno al cuore del problema (o dei problemi) del mondo di oggi. Io la penso esattamente allo stesso modo, ed è sempre bello vedere che ci sono altre persone che hanno la tua stessa opinione! Grazie di questo intervento.