Il mese scorso a Vienna si è tenuto l’ International Liver Congress, e con l’occasione il gastroenterologo, Antonio Craxì, dell’Università di Palermo ha affermato che : ” gli integratori e supplementi a base di erbe sono, dopo i Fans (farmaci antinfiammatori non steroidei), la seconda causa di danno epatico. Il problema è legato alle sostanze davvero presenti in questi prodotti a base di erbe e al dosaggio”.
Prosegue poi dicendo che-” si tratta di prodotti poco controllati, anche quando riguarda l’origine degli ingredienti. Alcuni studi hanno mostrato che possono essere presenti sostanze attive non indicate in etichetta. Si pensa di prendere un prodotto naturale, senza sapere cosa si sta assumendo davvero, o sottovalutando il rischio di interazioni”.
Gli ultimi ritiri in Italia: aumentano i prodotti pericolosi e i casi di epatite
Purtroppo non ci sono buone notizie: i casi di epatite colestatica segnalati sono aumentati e arrivati a 9, mentre il Ministero della Salute ci comunica che ci sono ulteriori prodotti che possono causare problematiche di salute, in particolare malattie del fegato.
Ecco la lista dei prodotti pericolosi:
- Curcuma Meriva 95% 520 mg Piperina 5 mg, della Farmacia dr. Ragazzi, Malcontenta
- Tumercur Sanandrea
- MOVART Scharper SpA stabilimento a Nichelino
- Curcuma complex B.A.I. Aromatici, per conto di Vitamin Shop
- Curcuma “Buoni di natura” Colfiorito
La scorsa settimana stati ritirati dal mercato degli integratori alimentari a base di curcuma a marchio line@, di provenienza Ni.Va, azienda di Vigonza. Secondo quanto affermava il Ministero della Salute, sono stati collegati al loro uso, ” due casi di epatite acuta colestatica, che si sono risolti in maniera positiva”.
Trattasi del lotto 18L823 con scadenza 10/2021 e Curcumina 95% lotto di produzione 18M861 con scadenza 11/2021. In attesa di conferma sugli esami svolti si consiglia di non utilizzare i prodotti in questione. La ditta ha confermato il ritiro ed il richiamo attraverso il proprio sito internet.
Integratori alimentari alle erbe
È questo, in soldoni, l’esito di un’indagine avviata dall’ufficio del procuratore generale di New York che avrebbe accusato di frode quattro grossi rivenditori nazionali di integratori alle erbe.
Le autorità competenti hanno condotto una serie di test del Dna su sei diversi supplementi di erbe, maggiormente venduti da quattro grosse aziende (GNC, Target, Walgreens e Walmart), scoprendo che il 79% dei campioni esaminati non conteneva gli ingredienti indicati in etichetta, inglobandone invece altri, non dichiarati e potenzialmente pericolosi per i soggetti allergici.
Così, l’ufficio del procuratore generale di New York ha chiesto ai rivenditori di ritirare immediatamente i prodotti dagli scaffali e di spiegare le procedure utilizzare per la verifica della composizione interna degli integratori.
Sembra che la percentuale più alta di mancata corrispondenza tra etichetta e ingredienti realmente contenuti sia stata ottenuta dai prodotti della Walmart (solo il 4% avrebbe mostrato un’effettiva corrispondenza).
Tra gli ingredienti potenzialmente pericolosi rinvenuti in questi integratori alle erbe per i soggetti allergici, e non dichiarati, sono stati trovati: soia, arachidi, grano. Spesso sono state rinvenute anche farine a basso costo e asparagi.
Ingredienti non dichiarati negli integratori
Il 35% dei campioni esaminati ha rilevato la presenza di vegetali non dichiarati, come riso, fagioli, agrumi, grano, piante d’appartamento. Una popolare marca di pillole di ginseng venduta da Wallgreens conteneva solo aglio in polvere e riso. Un’altra che doveva contenere ginkgo biloba, e venduta da Walmart, conteneva invece ravanello in polvere, piante da appartamento e grano.
I rappresentanti del settore si sarebbero difesi sostenendo che i problemi sono stati causati da poche aziende minori, eppure l’indagine ha riguardato grandi distributori che operano almeno in 13 Paesi.
I risultati dei test sembrano confermare le annose domande che riguardano l’industria degli integratori a base di erbe. Come sottolineato dall’ufficio del procuratore di New York, non solo la contaminazione e le pubblicità ingannevoli sono illegali, ma rappresentano anche dei rischi inaccettabili per i consumatori, soprattutto per coloro che soffrono di allergie nei confronti degli ingredienti non dichiarati.
Assenza di regolamentazione nel settore degli integratori
Il problema reale riguarda l’assenza di una regolamentazione precisa del settore, capace di assicurare uno standard di qualità e sicurezza per gli integratori alle erbe immessi in commercio.
La Food and Drug Administration, ad esempio, applica rigorosi controlli per tutto ciò che riguarda i farmaci, cosa che non avviene per questo genere di prodotti che non subiscono un attento processo di valutazione da parte dell’agenzia.
Secondo la legge attuale, sottolinea anche Il Corriere, gli integratori sono di default sicuri, fino a quando le autorità non possono dimostrare il contrario.
Lo stesso giornale ricorda come nel 2013 si sia verificato un focolaio di epatite che ha colpito 72 persone in 16 Stati, a causa di un integratore contaminato. Episodio che ha portato al trapianto di fegato per tre persone e alla morte di una donna.
Il mercato degli integratori a base di erbe è significativo. Si stima che l’industria di questi prodotti immetta 61 miliardi di dollari all’anno nell’economia nazionale.
Uno studio del 2014 del Canadian Institutes of Health Research ha stimato che esistono circa 65mila integratori alimentari sul mercato, consumati da più di 150 milioni di americani.
E in Italia?
In Italia è stata recepita la normativa della Comunità Europea in materia di integratori alimentari con il decreto legislativo n. 169 del 21 maggio 2004. Le aziende devono fornire una procedura di notifica dell’etichetta prima dell’introduzione dei prodotti in commercio.
Per i prodotti erboristici esiste anche una lista precisa delle piante ammesse e viene quindi richiesta una definizione dettagliata degli ingredienti erboristici, una documentazione sul prodotto finito e i criteri di purezza.
Ma come spiega Giuseppe Ruocco, Direttore generale del dipartimento di Igiene e Sicurezza degli Alimenti per il dicastero, “questo può non bastare a scongiurare le eventuali frodi, i controlli comunque vengono effettuati a campione e la procedura di notifica ha da sempre rappresentato un valido sistema per accertare l’idoneità della composizione e delle indicazioni degli integratori anche a livello europeo”.
(Foto in evidenza: bryanking; foto interna: cdn.inquisitr)