La recente pandemia da Covid 19 ha reso manifesta la necessità della gestione territoriale della malattia. È ormai chiaro a tutti che per vincere la battaglia contro il virus è indispensabile l’intervento in prima battuta del medico di famiglia, per attivare i necessari percorsi diagnostici e terapeutici.
Al momento attuale non sono disponibili cure di provata efficacia da somministrare a domicilio. Perché l’unica terapia che Aifa aveva autorizzato a domicilio, quella a base di idrossiclorochina, è stata bloccata. È successo il 26 maggio, dopo la pubblicazione di uno studio su The Lancet, che è stato ritirato 13 giorni dopo.
Panorama.it lancia una petizione per chiedere ad AIFA di ripristinare l’uso dell’idrossiclorochina, altrimenti con un atto di disobbedienza un gruppo di medici la prescriverà comunque.
“Prescriveremo l’idrossiclorochina nonostante il divieto. L’abbiamo già somministrata a marzo senza autorizzazione, e a maggior ragione, visti i risultati lo faremo adesso. Abbiamo ottenuto buoni risultati sia noi che altri colleghi e siamo supportati da studi scientifici”. Questa è la dichiarazione del Dottor Andrea Mangiagalli, che fa parte di un gruppo di medici di famiglia nel Milanese.
Questo gruppo di medici nato a febbraio per via dell’emergenza non agisce per interessi economici o prese di posizione ideologiche , tanto più che su questo farmaco non ci sono giri economici, visto che il medicinale costa 6,08 euro per 30 compresse. Il problema è forse che costa poco e non ha sponsor? I medici si ritrovano ad affrontare un atto di disobbedienza per rispettare il principio di Ipocrate che recita”non abbandonare mai la cura del malato”. All’appello ha risposto Panorama che ha lanciato la raccolta firme con il supporto di 112 medici.
Idrossiclorochina in Europa e nel mondo
Nel frattempo, i medici di base tedeschi, che a marzo avevano somministrato 1.060.000 dosi di idrossiclorochina, hanno continuato a prescriverla. Negli Stati Uniti, a inizio agosto tre Stati hanno revocato il divieto di utilizzo del farmaco. In Cina, il 19 agosto le linee guida della Commissione di salute nazionale hanno continuato a raccomandare il principio attivo per i pazienti affetti da Covid 19. E il 21 settembre la stessa rivista The Lancet è tornata sui suoi passi, con uno studio in cui si sostiene che l’idrossiclorochina riduce la mortalità.
In Italia Aifa è rimasta ferma sulle sue posizioni, basandosi su studi svolti in contesti ospedalieri e che comunque non hanno evidenziato una tossicità della molecola. Ora che la seconda ondata della pandemia ha investito in pieno il nostro Paese, resta il problema di come gestire a domicilio i quadri clinici di lieve e media entità, considerando che i ricoveri ospedalieri non sono già più sostenibili.
Per salvare vite umane, chiediamo che Aifa ripristini l’utilizzo di idrossiclorochina per i pazienti a domicilio nelle primissime fasi della malattia, eventualmente anche con procedura d’urgenza. In caso contrario, invitiamo l’Agenzia a fornire protocolli condivisi di trattamento praticabili sul territorio.
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Fonte Panorama.it